Sclerosi multipla (SM), ovvero la contestazione interna del sistema immunitario creato apposta per difendere l’organismo da qualsiasi “estraneo” che lo minacci e che, invece – non è ancora noto il perché - gli si rivolta contro trattandolo come “nemico” ed è subito malattia autoimmune, cronica e infiammatoria del sistema nervoso centrale.
Ad essere attaccata è la mielina e, quindi, è prevalentemente compromesso il flusso delle informazioni che attraversano i nervi.
La SM è il più comune disturbo neurologico disabilitante d’origine non traumatica nei giovani adulti, che colpisce circa 2,3 milioni di persone nel mondo (la maggior parte in età di 20-40 anni; è due volte più frequente nelle donne).
Nell’85% dei casi la patologia è di tipo recidivante-remittente.
Non esiste, tuttora, nonostante i notevoli progressi registrati nello studio della malattia, una cura risolutiva per la SM, ma sono disponibili trattamenti che possono rallentarne il decorso.
Recente è la disponibilità, riconosciuta dal SSN, della Cladribina compresse (nome non commerciale).
Si tratta del primo trattamento, per questa forma di SM, che permette di raggiungere fino a 4 anni di controllo della malattia, sotto controllo sanitario.
“Dopo un lungo viaggio durato oltre 10 anni – dice il Giancarlo Comi, professore onorario di Neurologia Università Vita-Salute San Raffaele di Milano - anche i pazienti avranno finalmente a disposizione una nuova opzione terapeutica, che rappresenta il primo trattamento orale per la forma recidivante di sclerosi multipla ad elevata attività e che, grazie al suo particolare meccanismo d’azione, consente una somministrazione per massimo 10 giorni all’anno in un arco temporale di 2 anni e con i 2 anni successivi liberi da trattamento. Lo sviluppo di questo trattamento ha potuto contare su un notevole contributo da parte della ricerca italiana, che, nell’ambito della neurologia, costituisce un’eccellenza a livello mondiale”.
“Avere a disposizione terapie efficaci è un elemento fondamentale da prendere in considerazione nella scelta del trattamento per i pazienti, a cui deve aggiungersi un profilo di sicurezza ben definito. La SM – dichiara la Prof.ssa Maria Trojano, Professore Ordinario di Neurologia Università degli Studi Bari, Direttore Clinica Neurologica del Policlinico di Bari - La SM ha un forte impatto sulla salute e sulla qualità di vita del paziente: 1 su 2 smette di lavorare a causa della sclerosi mutlipla, l’aspettativa di vita si riduce in media di 10 anni, per non parlare degli alti costi collegati alla progressione della disabilità e alle recidive. Cladribina compresse, consentendo somministrazioni e monitoraggi meno frequenti, può consentire al paziente di gestire al meglio la propria quotidianità ottenendo una migliore qualità di vita”.
Il principio attivo – dice Diego Centonze, ordinario di neurologia, università Roma Tor Vergata - si basa su studi che hanno coinvolto nei programmi di sperimentazione clinica più di 2.000 pazienti. Si tratta di numeri importanti che consentono di avere un profilo di sicurezza ben definito e rappresentano sicuramente un valore aggiunto di questo trattamento”.