Buongiorno. L’estate è ormai arrivata. Gli amici si rincontrano, e così fra vecchie e nuove amicizie, molte si sviluppano, aiutate da champagne e soprattutto dal famigerato spritz o ancora dalla immancabile birra, rigorosamente di marca, cui seguiranno risate forzate su Whats’App.
Le domande sono le solite.
- Ma tu quest’estate esci?
- Treno, aereo o esci in barca?
- E a Rosamarina quando vai?
Tutto questo, fino a settembre e poi, sia le domande, sia le amicizie finiscono.
Arriva l’autunno, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutili serate, amore mio, tutti a casa.
Iniziano gli equivoci di espressioni e fra i più tipici eccone alcuni.
«Adesso vado a casa!» Oppure, «Adesso vado a casa?» o, ancora, «Bhè mi sento un altro!» come anche, «Bhè adesso ti senti un altro?» oppure, «Me la vedo io!» che fa duetto con «Te la vedi tu?», e li giù a chiedere «Che cosa la televisione?». Anche perché, c’è chi dirà nel coro, «No io la televisione non la vedo mai!»
In fondo, poi, è sufficiente fotografarsi su WhatsApp, con la risata finta.
Ok! Va tutto bene. Stavamo parlando di amicizia e va detto che l’amicizia di una volta era tutta un’altra cosa!
Gli amici e parenti si vedevano anche nei momenti di bisogno.
Nessuno si tirava indietro che fosse d’estate o di inverno.
Quasi tutti, hanno avuto un amico o un’amica del cuore. Alcuni, più di uno.
Io personalmente ho un ricordo.
Noi eravamo cinque amici.
C’era il primo, Vito Lorusso, bravissimo giocatore di pallone in una squadra di calcio che si chiamava «Bari antica», poi diplomatosi, diventò agente di assicurazioni.
Poi c’era il secondo, Bepi Cangiano, grande e piazzato fisicamente, andò a studiare in un convitto di Salerno, dove si diplomò e diventò soprattutto rappresentante della «Brionvega», nota casa di produzione di televisori ed elettrodomestici.
Il terzo, Gianni Palmerini, aveva frequentato per cinque anni il liceo scientifico, giocatore di pallone (anche lui) con la squadra «Liberty» di Bari; in seguito, intraprese l’attività del padre, diventando «consulente del lavoro» e trovò lavoro.
Il quarto, Franco Cuma, grande corridore, veloce come il vento, tanto che noi lo chiamavamo «Nembo Kid», eroe americano di fumetti; in seguito entrò velocemente alla Asl della stazione di Bari.
Poi, il quinto. Dunque il quinto … il quinto …non me lo ricordo.
Sono passati tanti anni, il tempo passa, il tempo stringe e la carne urla.
Le risate erano vere e spontanee, c’era la spuma, c’era il telefono, non c’era WhatsApp e le mail ce le mangiavamo . Il sesso era genuino, tanto che personalmente ho scoperto a 14 anni che la tettoia non era un reggiseno.
La cultura che mi sono fatto, la devo tutta alla mia ignoranza.
Tutto da solo. Prima, via Brescia andava da via Carulli a Largo Adua. Questa era la cultura.
Eravamo tanti. Anche oggi siamo tanti e devo dire e confermare che addirittura oggi, anche i coglioni sono molto più di due.
Qualcuno chiese, «Ma gli aerei sono maschi?» e qualcun altro rispose «No, quelle sono le ruote». Comunque, essere così non è peccato mortale, è solo vitale.
Finora ho parlato più che altro dei tempi passati.
È bello parlare dei ricordi, specialmente quando sono belli.
Il tempo passa e molti sono tristi.
Un consiglio per questa estate: per riacquistare la giovinezza, basta soltanto ripetere le stronzate.
Auguri a tutti di buona estate, specialmente ai finti felici.

Buongiorno. L’estate è ormai arrivata. Gli amici si rincontrano, e così fra vecchie e nuove amicizie, molte si sviluppano, aiutate da champagne e soprattutto dal famigerato spritz o ancora dalla immancabile birra
Lunedì 03 Luglio 2023, 10:45
Biografia:
Che ci fa Gianni Ciardo sulle pagine Gazzetta? È presto detto. Il noto comico di Bari ogni lunedì scrive sul nostro quotidiano i suoi pensieri in libertà. Ecco a voi le «Ciarderie» commenti semi seri su attualità, cultura e dintorni con la solita verve che contraddistingue l'attore che della baresità è il porta bandiera.
Gianni Ciardo
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