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Mazzone, campione oltre i limiti: «L’Italia può contare ancora su di me»

 
antonio gattulli

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antonio gattulli

Mazzone, campione oltre i limiti: «L’Italia può contare ancora su di me»

Il pluricampione di Terlizzi chiude il Mondiale di handbike di Zurigo mettendo al collo il bronzo al termine della gara in linea

Lunedì 30 Settembre 2024, 13:31

Pioggia di medaglie su Luca Mazzone. Il pluricampione di Terlizzi, in forza al Circolo Canottieri Aniene, chiude il Mondiale di handbike di Zurigo mettendo al collo il bronzo al termine della gara in linea. Sale ancora sul podio dopo l’oro nella crono e l’argento nel team relay alle spalle del francese Florian Jouanny e dello spagnolo Sergio Garrote Munoz, primo. È un bronzo che vale tanto per Mazzone, che sui 38 km del circuito elvetico ha patito per il freddo e la pioggia ed è stato bravo a difendere la terza posizione dal ritorno dell’israeliano Amit Hasdai. L’azzurro chiude le Paralimpiadi di Parigi e la rassegna iridata con una valigia carica di medaglie. Un chiaro messaggio che la storia di quell’atleta che si era presentato sulla scena dello sport paralimpico stabilendo il record nell’attraversare a nuoto lo stretto di Messina, domando Scilla e Cariddi, non è per nulla ai titoli di coda.

Mazzone, ha concluso la stagione con un super bronzo ai Mondiali nella prova in linea.

«Mi sono specializzato nel team relay e nella crono, che sono due gare simili per l’allenamento. Questo non vuol dire che ho snobbato la gara in linea. Con un tempo più clemente avrei potuto ottenere un risultato migliore in virtù del percorso congeniale alle mie caratteristiche. Ho commesso l’errore di togliere la mantellina anti-vento prima della partenza pensando che avrebbe smesso di piovere. Invece la gara è stata un inferno con tanta acqua che veniva giù dal cielo e dall’asfalto bagnato. Mi sono trovato subito fradicio e ho sentito brividi di freddo. Non riuscivo a muovere la mano sinistra e sono andato via via raffreddandomi tanto che stavo pensando al ritiro. Sono stato bravo ad avere lo spunto per arrivare sino alla fine. Hasdai mi stava raggiungendo all’ultimo giro, ma nel tratto con una salita lieve che iniziava al 2% e finiva al 5% l’ho staccato e nel rettilineo ho dato tutto in quello che è stato l’ultimo sforzo della stagione, per un bronzo strappato con i denti».

La sua è stata una stagione memorabile con tre medaglie dalle Paralimpiadi e il 19° oro ai Mondiali. Vuole tracciare un bilancio?

«Un’annata fantastica. A Parigi ho preso due argenti contro una Francia imbattibile nel team relay e nella crono su un percorso non agevole per le mie caratteristiche, battendo Jouanny, un atleta molto più giovane di me che negli ultimi due anni si era dimostrato più forte. L’esperienza come portabandiera è stata una grande emozione, al pari delle medaglie vinte. L’epilogo con la maglia iridata conquistata ai Mondiali nella crono che mancava dal 2021. Ho dato distacchi enormi ai miei avversari, non li dimenticheranno facilmente. Risultati che fanno morale in vista degli impegni del prossimo anno e sono allo stesso tempo la dimostrazione che sono ancora competitivo e che l’Italia può contare su di me soprattutto se ci saranno percorsi a me congeniali».

C’è un fotogramma che resterà indelebile nella sua memoria?

«Essere a pranzo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Mai avrei immaginato che sarebbe capitato proprio a me che sentivo parlare del ruolo del capo dello Stato durante le lezioni di educazione civica quando frequentavo ragioneria dopo aver smesso con il nuoto. A questo aggiungo la sfilata come portabandiera sugli Champs-Élysées con il tricolore».

Un pensiero alle Paralimpiadi di Los Angeles, tra quattro anni, lo sta facendo?

«Dopo le gare sento tanta stanchezza. Alle Paralimpiadi e ai Mondiali ho dato un bel distacco al quarto: la carica che mi dà la forza per continuare almeno per l’anno prossimo. La prospettiva è andare avanti giorno dopo giorno e sono consapevole che un bel giorno questa avventura finirà. Voglio essere quel ragazzo che ha iniziato a correre in handbike in punta di piedi, senza farmi troppe illusioni. Voglio ringraziare mia moglie e mio figlio a cui dedico questi successi, i testimoni dei tanti sacrifici che ho fatto, il Circolo Canottieri Aniene che mi ha fornito un nuovo telaio dopo l’incidente ai Mondiali dello scorso anno, lo staff della nazionale, la federazione, il Cip guidato da Luca Pancalli che mi ha dato la possibilità di essere portabandiera. Grazie alla Barile Flowers che è sempre al mio fianco, al preparatore Michele Maggi e a tutti quelli che mi aiutano quando ho bisogno di consigli sulla meccanica della bici e sulla preparazione atletica».

Cosa proverà quando sabato prossimo salirà sul palco allestito in piazza Cavour per ricevere il tributo dei terlizzesi?

«Sono molto riservato ma non ho potuto dire no all’invito della Pro Loco e del Comune di Terlizzi. Andrò come rappresentante di tutto lo sport paralimpico. Resta il rammarico per non aver ricevuto un’attestazione di stima da parte del presidente della Regione Puglia e dei sindaci di Terlizzi, la mia città di origine, e di Ruvo di Puglia, paese dove risiedo, all’indomani della nomina di portabandiera dell’Italia».

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