«In questo periodo, il Lecce è in salute. È squadra. Sa come muoversi in campo. È ciò che ha detto la gara con il Sassuolo, nella quale i salentini hanno fatto la partita che ci si aspettava, per tentare di conquistare il bottino pieno. Ma si sono scontrati con l’atteggiamento tattico scelto dagli emiliani, che hanno optato per una linea difensiva molto bassa, compatta, con il chiaro intento di non perdere. Si percepiva che le due contendenti dessero enorme importanza al match che, da questo punto di vista, è stato interpretato quasi come uno di quelli che sono in calendario dalla ventottesima giornata in poi, nel periodo in cui si decidono i giochi, sia in testa che in coda».
A parlare è Dario Marcolin, ex centrocampista di Cremonese, Lazio, Cagliari, Genoa, Blackburn, Sampdoria, Piacenza e Napoli, oro agli europei del 1992 e del 1994 con l’Italia under 21, ex allenatore di Monza, Modena, Padova, Catania e Avellino, oggi commentatore tecnico di Dazn, che ha seguito la sfida di sabato tra giallorossi e neroverdi, al «Via del Mare».
Al Lecce è mancato qualcosa negli ultimi venti-venticinque metri: «Dinanzi a team tanto “abbottonati”, è sempre complicato fare breccia. In simili casi diventa fondamentale la giocata del singolo. Oppure occorre arrivarci attraverso le idee di gioco, gli inserimenti. Penso che questo sia uno degli aspetti sui quali Di Francesco stia lavorando molto. Lo conosco bene, in quanto siamo stati compagni di squadra da calciatori, a Piacenza, e poi avversari da allenatori, quando lui guidava il Sassuolo ed io il Modena. Inoltre, ho continuato a seguirlo negli anni. Ha una filosofia di gioco ben precisa, che applica, con gli accorgimenti del caso, sia in casa che in trasferta. Nel suo “sistema” hanno grandissima importanza gli esterni, ai quali è demandato il compito di “fare saltare il banco”. Sabato, tra i salentini era assente Sottil, che ha queste caratteristiche».
Nelle file del Lecce, nella partita con i neroverdi diretti da Fabio Grosso, a Marcolin sono piaciuti soprattutto due calciatori: «Uno è Gallo, che ha svolto un lavoro notevole lungo la fascia mancina, sia in fase difensiva che di spinta. L’altro è Pierotti. È senz’altro forte. Dispone di una notevole esuberanza atletica che sprigiona sulla corsia destra, creando sovente presupposti interessanti per il collettivo. Da lui, però, stante il ruolo di esterno alto, è lecito attendersi anche qualche gol».
Dopo sette turni, si ha l’impressione che la bagarre-permanenza sarà ristretta a poche compagini: «È presto per azzardare delle previsioni. In ogni stagione ci sono schieramenti che iniziano a spron battuto, ma poi conoscono momenti di difficoltà. La cosa certa è che il Lecce sapeva quale sarebbe stato il proprio percorso, che avrebbe dovuto lottare con i denti per restare in A. Il problema non è la sconfitta, ma come si reagisce nei momenti delicati. In questo senso, Falcone e compagni hanno saputo risollevare la testa dopo il brutto scivolone rimediato contro il Cagliari. Il colpo di Parma è stato prezioso ed è seguito al pari ottenuto in extremis, con spirito indomito, contro il Bologna, una squadra importante. Ora è arrivato un altro risultato utile contro il Sassuolo. La strada è questa».
Sabato, alle 15, la squadra giallorossa se la vedrà in trasferta con l’Udinese: «Quella friulana è una squadra che definisco “tedesca” ha fisicità e gioca sul ritmo, ma concede anche qualcosa. Al Lecce servirà una prestazione matura e di personalità. Portare a casa anche un solo punto sarebbe importante».
Nelle alte sfere della graduatoria sgomitano in tante: «Oggi, le mie favorite per la vittoria dello scudetto sono Inter, Napoli e Milan, che sembrano avere qualcosa in più delle altre. I rossoneri possono contare anche sul vantaggio di non disputare le coppe, che determinano tanto dispendio psico-fisico».
Il Como figura in zona-Europa: «In questo momento, è la formazione che esprime il miglior calcio. Dietro c’è il grande lavoro di Fabregas. Attua il pressing, gioca in velocità, a uno-due tocchi, difende alto, sa gestire la palla. I lariani sono un bel modello».
La fase a gironi della Champions League è entrata nel vivo ed è lecito chiedersi quali siano le prospettive delle italiane nel lungo periodo: «L’Inter è in grado di arrivare lontano. Per quel che riguarda il Napoli, bisogna ancora verificare bene quale sarà, nel medio termine, l’impatto con la manifestazione. Juventus ed Atalanta rischiano entrambe di fare una certa fatica. Per tutte, però, è doveroso attendere ulteriori indicazioni dal campo».