Fiducia sì, ma mai come stavolta condizionata. Il Bari va avanti con Fabio Caserta: ieri il tecnico calabrese ha diretto in sede l’ allenamento a porte chiuse, oggi partirà con la squadra per il ritiro di Castel di Sangro al fine di preparare la determinante sfida di domenica prossima con il Mantova. La formazione lombarda è penultima con un solo punto in meno rispetto ai disastrati biancorossi: inutile girarci attorno, si tratta di uno sconto diretto in chiave salvezza da non fallire per alcun motivo. Se non dovesse arrivare l’auspicata vittoria, il ribaltone potrebbe essere servito anche subito, nonostante gli impegni ravvicinati: mercoledì 29, infatti, è un programma la trasferta con la Juve Stabia, domenica 2 novembre il match interno con il Cesena.
TUTTI IN BILICO Caserta resta in discussione, dunque. Come è normale che sia dopo un avvio da tregenda: sei punti in otto gare, già quattro sconfitte sul groppone, la penultima difesa della B con 15 reti incassate (peggio solo il Pescara con 16), il terzultimo attacco con otto gol realizzati: la metà portano la firma del solo Moncini. Numeri da retrocessione senza appello. L’allenatore, pertanto, non può essere certamente l’unico responsabile, così come potrebbe non essere l’unico a pagare in caso di mancata svolta. Complicatissimo ricostruire l’intera area tecnica a campionato in corso. Doveroso, però, provarci per non incorrere in un dramma che non avrebbe rimedio.
Una cosa, intanto, è certa: il direttore sportivo Giuseppe Magalini non avrà carta bianca sul da farsi. Il presidente Luigi De Laurentiis al momento sta avocando a sé le decisioni determinanti. I dialoghi con il dirigente mantovano non sono interrotti, ma la fiducia sul suo operato è notevolmente calata. E non si esclude di cercare altre soluzioni in vista di un mercato invernale che, su tali presupposti, non avrà margini di errore. D’altra parte, a meno di una risalita convinta verso gli obiettivi sbandierati alla vigilia del campionato (la qualificazione ai playoff), il contratto di Magalini, in scadenza al prossimo giugno, non sarà certo rinnovato. Tanto vale, anticipare la svolta, qualora l’emergenza lo richiedesse.
VALUTAZIONI AD AMPIO RAGGIO E qui si apre un altro, doloroso, capitolo. Perché il club sta proseguendo con l’attuale assetto per varie ragioni, ma forse senza l’assoluta convinzione (come in fondo suggeriscono le sconcertanti prove sul campo) di poter davvero invertire la tendenza. La tentazione di procedere al cambio in panchina è stata valutata e con estrema attenzione. Ed è scontato che la società proseguirà a guardarsi attorno per non farsi cogliere impreparata in caso di necessità. La lista dei papabili è ristretta. Per carisma e decisione piace molto Roberto D’Aversa che ha appena risolto il rapporto con l’Empoli, ma per convincerlo ad accettare una sfida complessa servirebbe un progetto pluriennale ed un ingaggio all’altezza: oggi sembra un’ipotesi remota, ma non impossibile. Altro profilo gradito è Luca D’Angelo, ormai prossimo all’esonero dallo Spezia. Il tecnico pescarese, però, ha ancora due anni di vincolo con i liguri: un ostacolo non semplice da affrontare. Gode di stima, infine, Rolando Maran, già in biancorosso dall’ estate del 2006 a febbraio 2007: forse più alla portata e pronto eventualmente a firmare fino a giugno. Sullo sfondo resta sempre Moreno Longo, già sotto contratto, ma per richiamarlo servirebbe un’opera di conciliazione tra parti che si sono lasciate con qualche strascico.
Il presente, però, è Fabio Caserta che avrà un’altra chance per tenersi stretto il Bari. Dovrà assolutamente sfruttarla. In caso contrario, cambiare sarà inevitabile. Tentare tutte pur di evitare un disastro è una missione improcrastinabile. Come? Non vorremmo essere nei panni del tecnico calabrese. E non solo perché toccherà a lui provare a invertire la tendenza di una squadra finora lettaralmente impalpabile, fragile e senza una vera e propria anima. Sarà complicato anche e soprattutto gestire la parte mentale della situazione. Caserta è uomo troppo intelligente per non sapere che, senza certi «incastri» favorevoli, lui sarebbe già a casa. A libro paga, come Longo d’altronde. Ma fuori dal progetto biancorosso. Non il massimo della vita, insomma.
E, nel frattempo, il distacco con la città si va squartando. La rabbia sta man mano lasciando spazio all’indifferenza, la «condanna» peggiore. Ieri, prima dell’allenamento, una delegazione di tifosi della curva nord, ha voluto parlare con la squadra. «In campo non ci va l’allenatore», il succo del discorso alla vigilia della delicatissima sfida di domenica pomeriggio al «San Nicola» contro il pericolante Mantova degli ex Mantovani, Falletti e Bonfanti (vietata ai tifosi residenti nella provincia di Bari la trasferta a Castellammare di Stabia, mercoledì 29 ottobre). «Sono tutti in discussione, non solo i calciatori che si stanno dimostrando mosci e senza attributi. Caserta avrà le sue colpe ma non è l’unico responsabile. Il nostro messaggio è anche per il direttore sportivo Magalini e per il garante dei tifosi, Di Cesare. Società assente ma questa non è una novità. Non bisogna confondere le cose, però. Un conto è la contestazione alla società, altro è il comportamento della squadra. Ai calciatori avevamo promesso sostegno a patto di vedere risultati all’altezza di Bari. Chi non se la sente tolga il disturbo. Faccia la rescissione e se ne vada», il pensiero degli Ultras biancorossi.