Siamo una super-potenza del tennis mondiale, poco ma sicuro. Se nel 2024 ci siamo presentati al via delle Finals con Sinner e la coppia Bolelli-Vavassori nel maschile, Paolini in singolare ed in doppio con la Errani, quest’anno “rischiamo” di fare meglio se Lorenzo Musetti dovesse confermarsi tra gli otto “maestri” del 2025. Nella passata stagione Jannick Sinner si è laureato “maestro dei maestri”, quarto italiano della storia a raggiungere la qualificazione alle Finals dopo Panatta, Barazzutti, e Berrettini mentre tra le donne Jasmine Paolini succede a Reggi, Farina, Schiavone, Errani e Pennetta. E mentre sale la febbre da Finals con biglietti praticamente già sold out, novembre scioglierà le ultime riserve in attesa di scendere in campo a Torino e a Riad.
Al riguardo Michelangelo Dell’Edera, direttore dell’«Istituto Superiore di Formazione, Roberto Lombardi» e Team manager delle due nazionali azzurre si è espresso così.
L’Italia è sul tetto del mondo, il movimento azzurro sembra non fermarsi più ed ora potrebbe essere presente anche in tutti i tabelloni delle due Finals lo avrebbe immaginato soltanto qualche anno fa?
«Il nostro sistema, attivo da circa vent’anni, ha lavorato essenzialmente per raggiungere questo obiettivo. Come in tutte le progettualità sportive lavori tanto per raggiungere un obiettivo come questo ma non pensi mai di poterlo raggiungere perché lo vedi molto lontano e allora il vero segreto è curare una quotidianità di grandissima qualità, giorno per giorno, settimana per settimana, anno dopo anno con la speranza che la fortuna possa aiutarti nei risultati sportivi. Siamo stati bravi ma anche fortunati con tantissimo lavoro senza il quale non avremmo potuto ottenere questi risultati».
In cabina di regia dei due team Michelangelo Dell’Edera, cosa vuol dire per lei essere il team manager delle due nazionali?
«È un orgoglio particolare anche perché all’interno delle due nazionali c’è molto dell’Istituto. I ragazzi oggi convocati sono stati under e li abbiamo visti crescere ma l’intero team che lavora con loro è costituito da preparatori mentali, tecnici degli attrezzi, preparatori fisici, allenatori degli stessi atleti che hanno fatto il proprio percorso formativo all’interno dell’Istituto, lavorando con professionalità così importanti all’interno del percorso federale, condividendo, pianificando e confrontandosi al fianco di Filippo Volandri e Tathiana Garbin, Umberto Rianna e Daniele Silvestre all’insegna di un grande lavoro di squadra».
L’effetto di questa onda azzurra un giorno dovrà pur rallentare, quali potranno essere le reazioni di chi oggi esalta i trionfi delle nostre squadre?
«Noi stiamo continuando a lavorare perchè quest’onda azzurra possa continuare e crescere, il nostro obiettivo principale è sempre quello di portare una ventina di giocatori ed altrettante giocatrici tra i primi venti al mondo, con i maschi ci siamo riusciti, con le donne ci stiamo attrezzando grazie anche alla presenza di Paolo Lorenzi e tutto questo ti fa arrivare ad avere la speranza di riuscirci».
L’Italia vince a livello individuale sia tra gli uomini sia tra le donne ma da due anni siamo anche campioni del mondo a squadre. Quale il segreto di queste vittorie?
«Tutto nel concetto di squadra che, in uno sport individuale, è esaltato all’infinito, ruoli e autonomia dei componenti della squadra sono definiti in modo preciso, si lavora tutti all’interno dei propri ambiti mettendo a disposizione di tutti i propri punti di forza e creando i presupposti perché ognuno possa migliorare i propri punti di debolezza per il bene del team».
Si potrà continuare a crescere ancora?
«I margini di crescita sono straordinariamente importanti. Se dico che siamo al 60% delle nostre potenzialità dico la verità. Come dice il nostro presidente, Angelo Binaghi, abbiamo il dovere di lavorare di più per aumentare le nostre percentuali di crescita nella consapevolezza dei nostri mezzi e nell’umiltà di continuare a lavorare».
Dagli albori del Centro tecnico regionale ai giorni d’oggi. Se potesse tornare indietro cosa non rifarebbe?
«Rifarei esattamente tutto quello che ho fatto fino ad oggi perché lavorando in periferia nei circoli e a livello regionale prima, di Macro area dopo e come tecnico oggi con un ruolo importante in ambito nazionale mi ha permesso di avere una visione dell’insieme molto importante, sicuramente frutto dell’esperienza che mi ha aiutato a crescere».
Il sogno non ancora realizzato?
«Quello di avere in Italia un centro studi, una struttura che ci permetta di continuare a sperimentare, che possa essere dal punto di vista tecnologico e professionale un centro di riferimento per il sistema nazionale e internazionale di alta specializzazione e voglio dare un grazie a tutti quelli che mi hanno affiancato in questi anni, dai 15mila insegnanti alle quasi tremila scuole federali ed ai cinquemila dirigenti, tutti hanno contribuito al raggiungimento di questi risultati in una visione d’insieme nel Sistema Italia apprezzato in tutto il mondo».