Ventiquattro anni dopo quel tragico 12 luglio 2001, il nome di Michele Fazio continua a risuonare come un monito e una promessa. Aveva quindici anni, tornava a casa da un amico nei vicoli di Bari Vecchia, quando un proiettile vagante lo colpì a morte. Non era un bersaglio, non aveva colpe: la sua vita fu spezzata in mezzo a una guerra di clan - Capriati contro Strisciuglio - che stava insanguinando il cuore del capoluogo pugliese.
Stasera, alle 23.40 su Rai 1, il programma «Cose Nostre» dedica una puntata a memoria della vittima pugliese. L’episodio, dal titolo «La strada giusta», ripercorre non solo l’omicidio che sconvolse la città, ma anche ciò che venne dopo: il coraggio silenzioso dei genitori di Michele, Pinuccio e Lella, che decisero di non fuggire, restando a vivere dove tutto era accaduto. La loro scelta divenne una presa di posizione pubblica. Una lotta per la giustizia, contro l’omertà e la paura, in anni in cui Bari Vecchia era sinonimo di violenza e marginalità.
La trasmissione di Rai 1 riannoda i fili tra passato e presente, restituendo dignità a una storia che ha trasformato la tragedia in impegno. È la stessa storia raccontata nei libri di Francesco Minervini, pubblicati da Stilo Editrice - Il grido e l’impegno. La storia spezzata di Michele Fazio (pp. 100, euro 11,) e Ostinate e ribelli (pp. 104, euro 11). Voci dell’antimafia sociale che hanno custodito e diffuso il senso di quella resistenza civile nata nei vicoli.
In un tempo in cui la memoria rischia di dissolversi nel rumore quotidiano, «Cose Nostre», condotta da Emilia Brandi, torna a ricordare che la strada giusta esiste, ma va percorsa ogni giorno: quella del coraggio, della verità, e del riscatto che parte dalle vite comuni.