Le barchette galleggiavano sul mare senza orizzonte e un pallido sole d’agosto rosseggiava sullo sfondo. La statua della santa procedeva lenta sull’imbarcazione a capo del corteo come uno stormo riflesso sul mare. Era la prima volta dopo la fine della pandemia che assisteva alla festa di Santa Maria Goretti di Specchiolla. Si era dimenticato che era proprio quello il giorno della processione ma il destino gliel’aveva ricordato. Mentre girava in bici senza meta e con il pianto nel cuore un’amica della madre lo aveva fermato per salutarlo e gli aveva chiesto: «Non vieni alla festa del paese? Proprio adesso sta per arrivare la Santa dal mare». Era bastata una parola e aveva capito che il suo destino era andarci. Doveva capire cose fare e quella era sicuramente la santa giusta a cui chiedere un chiarimento.
Doveva capire perché. Quella domanda gli urlava nel cuore ad ogni respiro. Perché il coronavirus gliel’aveva strappata nel giro di un mese, senza la possibilità di stringerla un’ultima volta al petto, senza poterle dire quelle parole che, ogni volta che la vedeva, gli rimanevano sempre bloccate in gola. Dell’unico amore che credeva immortale restavano solo manciate di pixel su uno schermo. Aprì il telefono e vide l’ultima sua foto sorridente, con un sorriso capace di strappare al cielo qualsiasi nuvola. Un sorriso davanti al quale era impossibile negare che il mondo era il pianeta più bello dell’universo, che ogni respiro doveva essere la festa della vita annegata nell’infinita dolcezza di quegli occhi celesti. Ne era certo. Quel sorriso sarebbe bastato per fargli dire che era il ragazzo più felice mai nato, qualunque cosa fosse accaduta.
«Non ti preoccupare, ti prometto che ci rivedremo». Lo aveva salutato così, con quel sorriso di sempre, naturale come l’alba del mattino d’estate. E lui aveva finto di crederci perché era l’unica cosa che poteva fare.
Erano passati alcuni mesi da quando si erano parlati per l’ultima volta. Non sapeva più quanti esattamente perché aveva perso il conto. Tre o quattro forse ma che erano diventati nella mente degli anni o dei secoli. Da quel giorno il cuore si era fermato e il suo volto era diventano nero. Camminava senza salutare nessuno, con l’angoscia dei fantasma del passato che ogni notte lo torturavano.
Adesso osservava l’orizzonte soleggiato con lo sguardo di una tempesta che gli era scoppiata nel petto. Adesso Alessandro era lì, di fronte al celeste del mare in attesa dell’arrivo della barca, che finalmente iniziava a intravedersi all’orizzonte. Girò lo sguardo e intravide quegli occhi profondi come l’oceano, annegati tra gli sguardi della folla.
C’era anche lei sugli scogli lì a pochi metri, muta come una roccia e con lo sguardo fisso all’orizzonte. Bloccata come una pietra, osservava la statua che procedeva verso di lei. Era immobile e bloccata, con lo sguardo fisso nel nulla o forse verso il mare. Forse cercava di intravedere la statua avvicinarsi all’orizzonte o più probabilmente era persa in un vuoto del nulla senza nome. Era a pochi centimetri ma sembrava che non vedesse né lui né nient’altro. Immobile, senza parlare, senza fare un cenno. Erano vicinissimi e lontanissimi, nessuna parola poteva rompere quel muro. L’unica certezza era che quegli occhi restavano più profondi di qualsiasi oceano e il loro celeste lo avrebbe tormentato fino al suo ultimo respiro.
La barchetta della santa approdò allo scoglio. Il rumore dello scafo richiamò tutti i fedeli e la folla li divise, lei a destra, Alessandro a sinistra. Dallo scafo fu caricata a spalla la statua e la processione richiamò ancora più persone. Alessandro fu accerchiato dai fedeli e sentì una stretta al cuore. Guardò in tutte le direzioni, tra le file di persone incolonnate che accorrevano da tutte le parti ma nulla. Era stata inghiottita dalla folla così rapidamente come un sasso gettato nel mare. Temette di non poterla rivedere mai più, che fosse finita chissà dove, diretta verso qualche altro luogo ancora più ignoto. Era stata quella l’ultima possibilità di vederla e parlargli? E lui l’aveva sprecata?
Seguì la scia di fedeli che si accalcavano, ignorando ogni distanza di sicurezza. Seguì la statua lungo la stradina che conduceva alla chiesetta del paese, che in quell’unico giorno all’anno sembrava troppo piccola per raccogliere tutta la folla. La statua fu poggiata lì davanti al portone. Alessandro chiuse gli occhi e annegò un’ultima volta nell’oceano di quegli occhi mentre una voce gli ripeté «Non ti preoccupare, ti prometto che ci rivedremo. Conosco ogni parola che non sei riuscito a dirmi».
La processione si disperse in una scia di solitudine senza volto mentre la statua rimase incerta nella piazza del paese. Lasciò dietro di sé un mare di vuoto mentre il sole tramontava alle sue spalle.