«Non solo è importante, è fondamentale. Sono anni che l’Unione europea ci chiede di velocizzare i processi per ragioni che non riguardano solo la giustizia ma anche l’economia». Invoca a gran voce una «seria» riforma della prescrizione Raffaele Della Valle, classe 1939, tra i penalisti più celebri d’Italia, noto al grande pubblico per essere stato il legale di Enzo Tortora.
Avvocato Della Valle, perché riformare la prescrizione non è «solo importante, ma fondamentale»?
«La questione non è meramente tecnica, giuridica o procedurale. È innanzitutto una questione economia perché la giustizia incide in maniera essenziale sull’attrattività del Paese. Velocizzare i processi è indispensabile».
Il processo, però, si velocizza in molti modi.
«Non ci sono dubbi. Si può fare molto, moltissimo ad esempio incrementando l’organico giudiziario a cominciare dai magistrati. Ce ne sono tanti, imboscati nelle varie amministrazioni, che andrebbero richiamati al proprio dovere. Anche il potenziamento dei cancellieri è essenziale. E infine c’è la questione dei reati bagatellari e privi di allarme sociale che bisognerebbe gestire in maniera diversa per snellire il processo penale».
Ecco, se tutto questo è vero perché la prescrizione è «fondamentale»?
«Perché con la riforma dell’ex ministro Alfonso Bonafede abbiamo inviato un messaggio sbagliatissimo. Da vent’anni l’Europa ci chiede di velocizzare i processi e noi cosa facciamo? Allunghiamo la prescrizione. Non è serio. Per capire la gravità della questione fosse si potrebbe ricorrere a una metafora».
Prego.
«Mettiamo che cittadini italiani inizino a pressare il governo per velocizzare i trasporti. Il ministro competente promette di prendere in mano la questione e, in effetti, interviene. Ma invece di accorciare i tempi di una tratta li raddoppia. È vero che si è mobilitato ma l’ha fatto in maniera diametralmente opposta rispetto a quanto invocato. Così è più chiaro? C’è poi la questione di merito, la più importante di tutte: non si può permettere che un processo resti in piedi per vent’anni semplicemente perché la persona che l’ha commesso, nel frattempo, sarà completamente cambiata. E magari l’allarme sociale sarà cessato del tutto»
Sarà felice allora della posizione del Guardasigilli Marta Cartabia che più volte ha esplicitato la volontà di superare la riforma Bonafede.
«Senza dubbio, la ministra è persona molto preparata e mi sembra lontanissima dalle derive ideologiche che hanno contaminato le riforme degli ultimi anni. Anzi più che di ideologie parlerei di qualunquismo, di giustizialismo micidiale. Ma la Giustizia con la “g” maiuscola non ha colore politico e ora i nodi, finalmente, stanno venendo al pettine ».
Le ipotesi in campo per riformare la prescrizione la convincono?
«I dettagli non sono noti. Io però ho una preoccupazione e cioè che i tempi stretti imposti dal calendario dei fondi europei impediscano di riformare con studio meditato. Bisogna fare le cose seriamente».
Vero, ma la necessità di correre è reale.
«All’Europa interessa di più la riforma del civile perché, appunto, tocca l’imprenditore che viene in Italia. Per quanto riguarda il penale credo sia possibile prendere più tempo».
La principale idea prevede di sospendere il corso della prescrizione per due anni dopo la condanna in primo grado e, per un anno, dopo la condanna in appello. Prospettiva ragionevole?
«Teoricamente va benissimo ma la domanda resta: quanto dura il processo nel suo complesso? Quando si firma un contratto, alla fine, importa soltanto il costo definitivo. Se un pm si tiene un’indagine per due anni o se una sentenza, anziché essere depositata in 90 giorni, lo è in 270, questo tempo vale per la prescrizione? Lo ripeterò fino allo stremo: la ragionevole durata del processo è il traguardo principale».