Sabato 06 Settembre 2025 | 19:48

Valentino, l’eterna seduzione

 
Anton Giulio Mancino

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Anton Giulio Mancino

Valentino, l’eterna seduzione

I 130 anni dalla nascita del divo ricordati attraverso una pellicola, "I quattro cavalieri dell’Apocalisse"

Lunedì 12 Maggio 2025, 06:00

Un modo atipico di ricordarsi dell’anniversario della nascita di Rodolfo Valentino, il cui anno di nascita coincide anche con quello ufficiale della nascita del cinema, il 1895, è di concentrare l’attenzione su un solo film, I quattro cavalieri dell’Apocalisse (1921) di Rex Ingram, il primo lungometraggio che vede Valentino protagonista, tratto dal romanzo omonimo di Vicente Blasco Ibáñez, come il successivo Sangue e arena (1922) di Fred Niblo.

La scelta di questo titolo è dettata da un’altra “coincidenza significativa”, come avrebbe detto il politologo Giorgio Galli, mutuando il concetto dalla “sincronicità” di Carl Gustav Jung. Una coincidenza “bellica” poiché questo del debutto di Valentino come star assoluta del cast è un film retrospettivo sulla Grande Guerra, quando ancora nessuno si sognava, sognando in forma di incubo, di chiamarla Prima Guerra Mondiale. Fatto sta che purtroppo nella storia del cinema I quattro cavalieri dell’Apocalisse, complice l’Apocalisse reale delle guerre globali numerabili, si ritrova a prefigurare anche la Seconda. A rendere questa tragica fatalità storica del film un fatto compiuto - esemplificato nel “secolo breve” da Eric Hobsbawm - provvede il remake omonimo di Vincente Minnelli, datato 1962. In pratica, con l’attore-divo per eccellenza che si afferma in un film che è anche il maggiore campione d’incassi del 1921, assistiamo ad un evento indicibile che dal grande schermo si trasferisce nel mondo: il “doppione” aggravato di una guerra, la sua tragica “copia” di cui Minnelli poi si farà carico esplicitamente restituendola daccapo all’alveo cinematografico. Nel “sandwich storico” che è appunto il “secolo breve”, il concetto di “brevitas” del resto è determinato dall’essere terribilmente il secolo delle guerre mondiali ripetitivo, dati gli eventi devastanti consumatisi in tempi molto ravvicinati; ma “breve” anche perché questi mostruosi eventi pregressi hanno vita ugualmente breve nella memoria a causa del rapido avvicendarsi, unito alla disinformazione istituzionalizzata sul passato. Una disinformazione che grava maggiormente sulle giovani generazioni, contribuendo, come ha ben descritto George Orwell in 1984, a effetti di cancellazione o di ridimensionamento dello spazio conoscitivo. E, con esso, del tempo che separa l’attualità assoluta del presente dal suo altrettanto assoluto passato prossimo.

Nel film del 1921 di/con Valentino incontriamo la figura onnisciente dello Straniero che allora evocava l’Apocalisse solo a metà dello storytelling, con riferimento all’imminente/avvenuta Grande Guerra, mentre il vegliardo patriarca Madariaga del film del 1962 può parlare della seconda Apocalisse, cioè della Seconda Guerra Mondiale, con cognizione di causa. Lo Straniero faceva la sua profezia rivolgendosi al giovane Julio, ovvero Valentino, e al suo segretario, a partire dalle illustrazioni di Albrecht Dürer. Quale ruolo giocava il divo Julio nel suo primo film importante, al cospetto di una guerra senza precedenti e senza pari appena conclusa? Il grande seduttore fungeva da strumento duttile nelle mani di una guerra altrettanto grande, attraverso la mediazione erotica della donna.

Se era pronto ad ammiccare allo spettatore guardando in macchina prima di ricevere la visita della lady, di fatto non sarebbe stato lui a condurre il gioco della seduzione, bensì la guerra, cioè la donna. Si sarebbe infatti lasciato spingere, per amore, a indossare la divisa come volontario, a combattere e morire. Il nascente sex symbol Valentino, vestendo i panni dell’argentino Julio, in un film che ereditava e potenziava lo spirito patriottico e francofilo dell’autore letterario Blasco Ibáñez, schierato dalla parte degli Alleati, indicava allo spettatore la giusta causa della guerra, trasformando l’amore per la patria francese in amore romantico tout court: una patria, non sua, come la donna già sposata e quindi altrettanto non sua. 

L’equazione guerra-donna veniva resa inequivocabile dal montaggio alternato nella sequenza della notizia della guerra, proprio mentre Julio intrecciava la sua più importante e fatale relazione amorosa.

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