Sabato 18 Ottobre 2025 | 22:42

Campania e Puglia, da qui passa il «riscatto» del voto regionale

Campania e Puglia, da qui passa il «riscatto» del voto regionale

 
ettore jorio

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ettore jorio

Campania e Puglia, da qui passa il «riscatto» del voto regionale

Le elezioni regionali nel Sud dell’Italia dovrebbero assumere il valore di un appuntamento unitario, destinato alla soluzione dei grandi problemi che angosciano il Mezzogiorno

Sabato 18 Ottobre 2025, 14:08

Con la elezione del Presidente della Regione Toscana, che ha registrato una caduta dei votanti (- 15%) sino a ieri incredibile, si chiude il girone di andata della competizione elettorale regionale con due ad uno per il centrodestra. Il mese di novembre ci sarà il girone di ritorno, che si concluderà verosimilmente con un sostanziale pareggio finale.

Le elezioni (quasi) riunite nel Sud - di quello che era comprensivo del Lazio, al di sotto di Frosinone, e dell’Abruzzo - avrebbero tuttavia potuto assumere un significato diverso di quello attribuito e una utilità maggiore. Sarebbe stata l’occasione per «fare la voce grossa» nel pretendere, dal Paese e dall’Ue. Ciò in termini di maggiori agevolazioni previste per progetti d’investimento, ben oltre di quelli estesi oggi anche a Marche e Umbria con il loro ingresso nella Zes unica. Ciò soprattutto per rivendicare la soluzione ai fattori più inquinanti che vi dimorano, a cominciare dai siti rovinati da una colpevole tolleranza delle istituzioni governative: l’Ilva per finire a Bagnoli, passando per il doveroso disinquinamento culturale dalle mafie che opprimono e condizionano, persino la conduzione delle PA. Una ‘ndrangheta che in Calabria non ha costituito affatto, da parte di entrambi gli schieramenti in gioco, argomento politico elettorale nella recente competizione conclusasi il 6 ottobre scorso e che - si spera - assuma più interesse in Campania e Puglia per quanto riguarda, rispettivamente, la camorra e la sacra corona unita.

Le elezioni regionali nel Sud dell’Italia, infatti, più che essere la conta tra chi le vince, come se fosse un derby calcistico tra il centrodestra e il centrosinistra, dovrebbero assumere il valore di un appuntamento unitario destinato alla soluzione dei grandi problemi che angosciano il Mezzogiorno.

È invece diventato altro, all’interno del quale, tra le sceneggiate istrioniche di taluni, si concretizzano goffaggini programmatiche piuttosto che individuare serie competizioni improntate in favore dei bisognosi. Tali sono difatti, da infiniti decenni, coloro che il Sud lo abitano, lo vivono sopportando i disservizi che rappresentano il vero vulnus vitale, cui dovere assolutamente offrire un tempestivo riparo. A poco servono le dure (e illogiche) competizioni tra le nazioni regionali dei disservi«i, cui la politica elettorale tende a lasciare tali per un insano investimento su un più facile perdurare del consenso. La tendenza a sviluppare politiche strettamente regionali, piuttosto che interregionali, è unicamente utile a consolidare, invero, il possesso decisorio in capo a famiglie, a comunità affaristiche e a gruppi di potere dominanti su candidature, fidelizzazioni e spartizioni.

Le Marche e la Calabria hanno già votato, dimostrando un triste vizio di fondo: la mancata passione delle rispettive cittadinanze a dare concretezza ad una giusta pretesa. Nessuno rivendica alcunché, la bassa percentuale dei votanti è dimostrativa che persino la speranza è andata a farsi benedire. Le colpe? Di tutti. Dei partiti che non ci sono più, intesi nel senso costituzionale. Delle fazioni interessate che affollano la politica territoriale di liste, oramai loro patrimonio attivo capitalizzato dei peggiori interessi di parte. Più liste più voti, specie se piene zeppe di specialisti nelle clientele. Un vizio che affligge non solo una parte politica ma entrambe. In mezzo il vuoto, in termini dei programmi che nessuno recita perché peraltro inascoltati, trafitta com’è l’intelligenza comune dai social nonché stupidamente attratta da luccicanti regie da David di Donatello. La «spes ultima dea» risiede negli esempi che perverranno dalla campagna elettorale in atto, che coinvolge la Campania, la regione della capitale del Sud, e la Puglia. E già sarà questa la disputa utile a generare - si spera - esiti favorevoli per i prossimi cinque anni, soprattutto per quanto riguarda la capacità di fare massa critico-produttiva tra le Regioni meridionali, tale da fare sentire alle rispettive comunità il senso dell’unitarietà e del progresso da perseguire insieme. Di quell’essere uniti, al lordo della Basilicata e la Sicilia (che diverrà penisola con il Ponte dello Stretto), dall’elemento comune più prezioso: il mare, quale autostrada della crescita e del ritrovarsi una cosa sola, di fronte al mondo mediterraneo.

In queste due regioni si sono materializzati due esempi importanti, non già per la volontà di mettere a terra il segno del cambiamento, bensì per un elemento comune: il divieto di accesso al terzo mandato legislativo regionale di De Luca ed Emiliano. Sono in tanti (e io con loro) a ritenere l’accaduto la migliore occasione per generare una nuova politica. A sinistra, Fico e (soprattutto) Decaro - prevedibili vincitori - saranno chiamati a dare il meglio di loro per fare emergere l’altrettanto meglio delle loro terre. Anche la destra, sta dimostrando una ricerca delle candidature più «laiche», nel senso di opporre a Decaro l’indipendente Lobuono, seppure usato come candidato perdente su Emiliano allora eletto neosindaco di Bari. Lo si fa meno in Campania, ove il centrodestra oppone il generale dei carabinieri in aspettativa di mandato parlamentare Cirielli – il medesimo status di Vannacci – all’ex presidente della Camera dei deputati Roberto Fico. Si spera, dopo le scelte coraggiose e condizionanti dell’ottimo presidente dell’Anci nel fare le liste, di registrare in Puglia una campagna elettorale fondata sui temi essenziali (sanità, ambiente, economia e unitarietà del Mezzogiorno) ai quali offrire però soluzioni concrete. Stessa cosa ci si augura avvenga in Campania, ove al di là delle frequenti ciance, si cominci a parlare soprattutto più europeo. Se avverrà tutto questo, sarà tre volte Natale in un solo anno!

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