Mercoledì 22 Ottobre 2025 | 18:48

Tra cinema e letteratura oggi torna il terrore dei sottomarini nucleari

Tra cinema e letteratura oggi torna il terrore dei sottomarini nucleari

 
enzo verrengia

Reporter:

enzo verrengia

Tra cinema e letteratura oggi torna il terrore dei sottomarini nucleari

foto Wikipedia

Sembra di rivedere i «branchi di lupi», wolfpacks tedeschi, che all’inizio della Seconda guerra mondiale erano padroni dell’Atlantico con gli U-Boot

Martedì 05 Agosto 2025, 12:58

Il dispiegamento in prossimità delle coste russe ordinato da Trump di due sottomarini nucleari probabilmente di «classe Ohio» avvicina pericolosamente il rischio di uno scambio armato fra Washington e Mosca, eufemismo per evitare la temuta espressione «terza guerra mondiale». Come se le due grandi potenze non avessero imparato nulla dalla dottrina della MAD, Mutual assured destruction, distruzione reciproca assicurata. I natanti in questione possono infatti trasportare missili da crociera Tomahawk, con cui effettuare attacchi «chirurgici» a terra, ma anche testate Trident II D5, dalla portata intercontinentale.

Poco importa, a questo punto, tornare sulla sceneggiata che ha contrapposto Trump e Medvevev o al nuovo fantasma mediatico, la Mano Morta (in russo mertvaya ruka) vulgata per Perimetr-PTS, sviluppato per lanciare automaticamente missili balistici come rappresaglia nel caso in cui il comando di Mosca e la struttura di controllo subiscano a sorpresa il first strike, il primo colpo. È più opportuna una panoramica sulla tragica possibilità di un scontro globale combattuto sotto forma di battaglia navale apocalittica. E nella malcapitata ipotesi che avvenisse, la Puglia non è lontana dallo scenario che si parerebbe. A Taranto hanno sede il COMFLOTSOM, Comando Flottiglia Sommergibili, e la Scuola Sommergibili «CF Rio Corazzi», di supporto logistico e tecnico ai sommergibili della Marina Militare e centro di formazione dei sommergibilisti anche di marine alleate.

Tom Clancy, l’autore del mitico Caccia a Ottobre Rosso, aveva anticipato una simile crisi in Uragano Rosso, pubblicato ai tempi dell’Unione Sovietica. Nel libro, la «Voenno-morskoj flot», la vecchia Marina Militare moscovita, aggredisce gli Stati Uniti, che schierano sottomarini ultrasilenziosi.

Sembra di rivedere i «branchi di lupi», wolfpacks tedeschi, che all’inizio della Seconda guerra mondiale erano padroni dell’Atlantico con gli U-Boot. I lanci di siluri contro vascelli da guerra e convogli civili di scorte per l’Inghilterra imprigionavano quest’ultima e ritardavano l’intervento britannico sul continente europeo. Nel Pacifico, i giapponesi occupavano a tappe le isole indonesiane, che gli americani liberarono con la tattica del leapfrog, il salto della rana.

Ne fecero tesoro gli strateghi del Pentagono. Se Stalin puntava al gap delle testate atomiche, Washington, perfezionava le reti sottomarine, specie lungo l’Artico, dal Canada alla Groenlandia, per questo oggi reclamata da Trump.

Andare sul fondo, però, non è un privilegio di solitudine e invincibilità, come per il capitano Nemo di Jules Verne. Ad ammetterlo fu lo stesso Clancy: «Sono stato spesso a bordo dei sottomarini americani, ma mai sott’acqua. Confesso di sentire un senso di isolamento, di oppressione…».

L’epopea si presta alla narrazione cinematografica. Sono oltre 200 le pellicole dedicate ai mostri meccanici delle profondità. In Il sottomarino (Men without Women), diretto nel 1930 da John Ford, con Kenneth MacKenna e John Wayne, il regista spostò sott’acqua la dinamica del western. L’S13 rimane in profondità durante una missione e alcuni componenti dell’equipaggio non riescono a risalire, condannati all’attesa della salvezza.

Analogo intreccio per Uomini sul fondo (1941), di Francesco De Robertis, con vere unità della Marina italiana. Un sommergibile speronato da una nave da carico dinanzi al porto di La Spezia mette a dura prova uomini e risorse tecniche per i soccorsi.

Nella commedia Operazione sottoveste (Operation Petticoat), filmato nel 1959 da Blake Edwards, il regista della Pantera Rosa, Cary Grant e Tony Curtis trasformano il loro sottomarino in un’arca, con donne, bambini e animali, in cerca di scampo dalla guerra.

Di tono epico U-Boot 96 (Das Boot), apparso nel 1980 per la regia di un Wolfgang Petersen non ancora passato ai kolossal fantascientifici di produzione hollywoodiaana. La pellicola mostra con claustrofobico realismo la vita a bordo dei sottomarini tedeschi di Hitler.

È notorio il dramma del K-19, ricostruito nel film omonimo del 2002 realizzato da Kathryn Bigelow, con Harrison Ford interprete di Alexei Vostrikov, ispirato al capitano di prima classe Nikolai Vladimirovich Zateyev. La temperatura del reattore giunse agli 800°, pressoché al punto di fusione delle barre, innescando la temutissima reazione a catena. Zateyev temeva che, nel pieno della Guerra Fredda, l’eventuale esplosione nucleare potesse venire fraintesa dagli Stati Uniti quale inizio della terza guerra mondiale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)