Alle persone più empatiche e sensibili, questo Sanremo non «arriva», è freddo e statico, troppo rigido su regole, tempi e rispetto del programma.
Ha perso anche un’occasione ghiotta di fuori programma emozionale, il conduttore Carlo Conti, a tratti egoriferito e sguarnito di competenze empatiche, quando la cantante concorrente Francesca Michielin si è commossa e ha cercato di piangere, liberandosi dalla sofferenza a causa forse della caduta durante le prove, con cui si è infortunata alla gamba.
La Michielin, al termine della sua esibizione, non ha trovato pronto il presentatore Conti ad accogliere il suo desiderio di piangere, verso il quale si è diretta per abbracciarlo, ma dal quale non ha ricevuto il calore di uno sguardo compassionevole, che avrebbe potuto creare un perfetto fuori programma che avrebbe dato rilievo al valore dell’affettività, della relazione umana, oltre la scaletta e la performance.
Un festival di Sanremo sottotono, per molti, soprattutto donne, che avrebbero voluto un’esperienza emozionale, più che una gara della canzone italiana. Del resto, lo spazio lo si dà, inclusi i fuori programma, a comici, a siparietti con gli attori, non sempre funzionanti comunicativamente, perché poco autentici ed eccessivamente impostati.
Non si può ancora dire se si tratta di un pacco, di un flop, ma di certo, non è Sanremo dello spirito di condivisione a cui eravamo stati abituati con le ultime edizioni, che avevano fatto volare e sognare, a tratti credere di essere li con i partecipanti e i presentatori, senza poter riconoscere in quali momenti ci fosse la finzione del fuori onda e in quali la realtà. Certamente c’era la voglia di divertirsi e di mettersi in gioco, superando la postura dei ruoli formali, con la capacità di mostrare senza vergogna e senza paura le persone dietro le competenze e i personaggi.