Sabato 06 Settembre 2025 | 02:51

Basta fughe solitarie: alle imprese serve una rete di supporto

 
Nicola Didonna

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Nicola Didonna

Soldi e fisco, quello che le cifre non dicono

La contrazione del credito all’economia in genere e alle imprese del Sud in particolare è un dato oggettivo. È confermata dal rapporto fra prestiti ai residenti e PIL sceso dal 108% del 2011 al 70% nel 2023; e nel 2024 non ci si attende certo che il trend possa invertirsi

Mercoledì 05 Febbraio 2025, 13:00

La contrazione del credito all’economia in genere e alle imprese del Sud in particolare è un dato oggettivo. È confermata dal rapporto fra prestiti ai residenti e PIL sceso dal 108% del 2011 al 70% nel 2023; e nel 2024 non ci si attende certo che il trend possa invertirsi.

Le cause sono diverse: concentrazione del mercato bancario, bancocentricità delle fonti finanziarie delle imprese, arretramento del sistema del credito cooperativo, derisking (riduzione del rischio bancario) imposto dalle Autorità regolatrici e di vigilanza bancaria. Se pensiamo che la spina dorsale della nostra economia nazionale è rappresentata dalle MPMI (micro e piccole e medie imprese) e che la lotta alla disoccupazione punta anche sulle nuove iniziative di impresa, il rischio di cortocircuito è elevato.

Il flop è dietro l’angolo. Puntiamo per un futuro migliore su imprese a cui stiamo togliendo l’ossigeno. Bisogna invertire la rotta.

In qualche modo anche il Governo ha pensato di fare la propria parte nell’ambito della Legge di Bilancio 2025. Con i commi da 450 a 454 ha previsto una serie di innovazioni al sistema della Garanzia Pubblica senza la quale sembra che le banche non possano più fare il proprio mestiere. In particolare sembra che il Governo, nell’ambito della riforma della Legge sui Confidi attesa da oltre 20 anni e in procinto di essere adottata, abbia voluto incentivare, ancora una volta, il tandem banche-confidi a supporto delle imprese. Viene prorogato, fino alla fine del 2025, l’attuale funzionamento del Fondo Centrale di Garanzia con 3 novità.

La prima prevede la riduzione dal 60% al 50% della garanzia diretta sui finanziamenti senza finalità, quelli cosiddetti di liquidità; a meno che non vengano garantiti dai Confidi perché in tal caso alla banca sarà riconosciuta comunque la garanzia dell’80%. La seconda prevede l’aumento dell’importo da 80 mila a 100 mila euro dei microfinanziamenti erogati dalle banche attraverso i Confidi con la stessa copertura di garanzia dell’80%; in caso contrario il rischio per la banca aumenta.

La terza prevede l’obbligo, a carico delle banche che utilizzano direttamente la garanzia pubblica senza l’assistenza dei confidi, di versare un costo supplementare, anche al Sud dove la garanzia è gratuita.

A parte i tecnicismi che possono interessare relativamente i lettori della «Gazzetta», il messaggio del Governo al sistema bancario è chiaro: le imprese vanno supportate e se lo fate insieme ai Confidi è meglio.

Un messaggio assolutamente in linea con l’evoluzione del sistema finanziario che vede i Confidi sempre più evoluti e le imprese sempre meno al passo con le esigenze imposte dai tempi in tema di corrette politiche di gestione finanziaria. È un messaggio che sarebbe auspicabile fosse colto specialmente da alcune banche che si definiscono «del territorio» o da quelle cosiddette «glocal» (globali e locali) ancora poco inclini a fare gioco di squadra; forse anche perché poco aggiornate sulle evoluzioni degli altri attori del sistema, come i Confidi.

Appare chiaro che se effettivamente sulle imprese dobbiamo puntare per un futuro più roseo è bene che le imprese stesse abbiano una rete di tutti gli attori a supporto. Il tempo delle fughe solitarie è finito; non è più sostenibile per sé stessi e per il territorio.

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