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La caccia al federatore in un centrosinistra eterno cantiere aperto

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

La caccia al federatore in un centrosinistra eterno cantiere aperto

Affollamento al centro del campo del Partito democratico per chi deve fare il federatore: da Giuseppe Sala a Franco Gabrielli e, ora, inaspettatamente, chi mai l’avrebbe detto, è spuntato per questo gravoso compito, il civil servant , Ernesto Maria Ruffini, fresco dimissionario da direttore delle Agenzie delle Entrate

Domenica 15 Dicembre 2024, 14:26

Affollamento al centro del campo del Partito democratico per chi deve fare il federatore: da Giuseppe Sala a Franco Gabrielli e, ora, inaspettatamente, chi mai l’avrebbe detto, è spuntato per questo gravoso compito, il civil servant , Ernesto Maria Ruffini, fresco dimissionario da direttore delle Agenzie delle Entrate.

Il mondo cattolico democratico si trova sguarnito e potrebbe essere lui il federatore. E, guarda caso, i politici di riferimento: chi alla luce del sole e chi di soppiatto sono in movimento, per coprire il vuoto, con Ruffini. Il cartello «si loca» è appeso al Nazzareno e questo significa dare in locazione la casa dei moderati al nuovo federatore. Il che è segno di mancata identità nonché di debolezza.

Tant’è che non è partito riformatore, non avendo mai proposto una strategia di riforme per un cambiamento della società, men che meno è il partito dei moderati, visto che questi non lo votano e cercano qualcuno che li possa rappresentare. Insomma, il partito della Schlein, pendolare tra Landini - Melenchon e wokismo con tutte le conseguenze sui diritti civili, non sta nelle corde dei cattolici e dei moderati liberal democratici.

Non è detto che non spunti un altro nominativo, oltre a quelli già citati. I pretendenti non mancano, sono in fila, ma è una operazione difficile il «mestiere» di federatore, perché, esserlo non basta, dovrà avere, innanzitutto, le qualità politiche di leader. Di questi tempi, si copierebbe Diogene che girava nottetempo con la lanterna «cercando l’uomo».

Comunque, è Paolo Gentiloni il papabile alla candidatura della presidenza del consiglio del mondo cattolico democratico e non solo, benché Elly Schlein la rivendichi, ma non ha il sostegno delle gerarchie cattoliche, dei moderati e dei riformisti che la vedono come il fumo negli occhi.

Grandi manovre, quindi, dopo la fallimentare unione di Italia viva, Azione e +Europa, alle elezioni europee. Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno grandi responsabilità per aver rotto il cosiddetto «Terzo polo». Mentre l’unione tra i due partiti di centro aveva un senso politico, la divisione di Renzi con Calenda ha solo e soltanto ragioni di miseria umana dovuta ai loro caratteri. Sta di fatto che +Europa si è messa sotto l’ombrello del Partito democratico, Italia Viva tenta di ripararsi, ma trova difficoltà per alcune componenti interne ai Dem - leggasi ex Articolo 1 - e per l’ostilità di Avs e M5S. Infine, Azione vuole restarne fuori, preferendo la posizione autonoma, fuori dai due poli, ragion per cui, non è entusiasta dell’operazione Ruffini. Idem Italia Viva. Sulla medesima scia Orizzonti Liberali di Luigi Marattin. Insomma, un cantiere aperto con tanti progettisti. Al che, viene in mente, quello che si disse del fu Partito d’Azione: tanti generali - in verità erano tutte teste pensanti - senza esercito.

Una analisi a parte va fatta sul versante del M5s, dopo gli ultimi eventi, in cui si sono scontrati il fondatore Beppe Grillo e «l’usurpatore» Giuseppe Conte, per dirla alla maniera dei suoi oppositori. Intanto, con la proposta del «progressismo indipendente», il cui significato vattelappesca, l’ex premier prende le distanze dal Partito democratico. Un fatto nuovo per non farsi fagocitare dal principale partito di opposizione. In tal senso, la Schlein si trova senza più una strategia politica imperniata sui pentastellati. E con lei, tutti coloro che, all’interno dei Dem, avevano puntato su Conte, candidandolo, persino, a presidente del Consiglio, si trovano spiazzati, con un pugno di mosche. Davanti a questo quadro politico cambiato rispetto alle aspettative, la Schlein se affermasse «They didn’t see us comming, non ci hanno visto arrivare», gli elettori potrebbero darle credito.

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