Il tramonto pompeiano sulla credibilità della politica italiana era all’orizzonte da tempo, ma a sancirlo definitivamente è arrivata in questo scorcio di fine estate la bizzarra vicenda Boccia-Sangiuliano.
Un affaire pruriginoso e quasi comico che rischia di allargarsi ben oltre quel che merita, tra le debolezze, umane e non solo, del ministro, la strafottenza della «signora» Maria Rosaria e la rogna inaspettata caduta sul capo di Giorgia Meloni.
Dando per buone le parole di Sangiuliano, che a reti pressocché unificate ha ammesso la fregatura sentimentale rifilatagli dalla procace bionda, occorre sottolineare che la presa d’atto pubblica e lacrimante dell’aver perso il controllo di lei e di sé, rende il ministro inadatto a ricoprire un ruolo di governo. All’estero, in alcuni paesi normali almeno, la vicenda sarebbe già stata chiusa con la cacciata dall’esecutivo. Quando un uomo si fa fottere dalla pucchiacchia, per usare le parole di Vittorio Feltri, tutto può fare tranne che il ministro o il prete. Un paio d’ore di imbarazzo, quindi, per poi tornare a parlare di tasse, pensioni, lavoro, sanità, scuola, sicurezza e, perché no, cultura.
Non ne esce bene la Boccia che, almeno questa è l’impressione, gioca con i sentimenti e gli «arrapamenti» altrui per costruire una carriera che evidentemente non riesce a creare come fanno la maggior parte degli esseri umani: lavorando. Beninteso, questo intreccio politica/sesso in Italia è roba vecchia. Avviene a destra ora che è questa è al potere, avviene a sinistra (che nel potere sguazza da sempre) e perfino tra i baciapile del centro. Si pecca, ma con discrezione e, se c’è, intelligenza. Oltretutto, sebbene i «pruriti» degli antigovernativi ne stiano facendo una novella eroina, almeno in apparenza è forte l’impressione che la donna sia impegnata in un ricatto bell’è buono. Insomma ci sarebbe materia per un’indagine approfondita.
Ma la questione riguarda, e molto da vicino, anche la premier che non se ne può uscire con una tirata d’orecchi al fin troppo aitante Gennaro. Perché il nocciolo della questione non è rappresentato dagli incontri hot, ma dai dubbi su quanto il ministro della Cultura sia appunto ricattabile da parte della Boccia, che continua a postare di continuo spezzoni di telenovela con l’aria spavalda di chi lo tiene in pugno. Insomma il rischio è che l’influencer campana possa tirar fuori ulteriori video, foto, chat e quant’altro e allargare la platea dei ricattati dando vita ad un fiume di fango incontrollabile.
Giorgia deve decidere. Del resto l’ha detto lei: «Stiamo riscrivendo la storia, non facciamo errori». E in Italia, Paese in cui i potenti sono impuniti da decenni, la storia la si riscrive anche e soprattutto stravolgendo i malcostumi e punendo finalmente chi sbaglia.