Sabato 06 Settembre 2025 | 15:56

Quelle due sinistre baresi; dopo i «vogliamoci bene» liti e caccia alle poltrone

 
Michele De Feudis

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Michele De Feudis

Quelle due sinistre baresi; dopo i «vogliamoci bene» liti e caccia alle poltrone

Due comunità politiche che litigano come cani e gatti dopo aver conquistato la città grazie alla sintesi nel ballottaggio sulla figura tutta politica del neosindaco Vito Leccese

Venerdì 09 Agosto 2024, 14:00

A Bari ci sono due sinistre, due comunità politiche che litigano come cani e gatti dopo aver conquistato la città grazie alla sintesi nel ballottaggio sulla figura tutta politica del neosindaco Vito Leccese. Le fibrillazioni potrebbero essere o scosse di assestamento per arrivare a una sintesi ispirata a visioni virtuose alla Renato Nicolini (insigne assessore alla cultura della Capitale) o la spia di un malessere che potrebbe avere effetti sulla costruzione della prossima alleanza progressista per le regionali, mentre in Italia si torna a perseguire con forza la strada del «campo extra large».

Il 70% dei consensi raccolti alle comunali baresi indica l’ampiezza del fronte progressista barese, frutto dell’incontro di due differenti sensibilità o ragioni sociali. Quella dell’area a guida Pd nasce in continuità con la doppia esperienza amministrativa di Michele Emiliano ed Antonio Decaro: rappresenta una identità realistica, pragmatica, fondata su una classe dirigente che ha una presenza capillare, cementata da una costante raccolta di ampi consensi. In molti casi la concretezza, unita alla conoscenza delle procedure e delle burocrazie, ha prevalso sui profili più ideologici, in nome di un efficientismo amministrativo premiato dagli elettori baresi.

L’altra sinistra, quella che ha scelto come leader Michele Laforgia ha un profilo movimentista e radici profonde nell’identità laica e anti reazionaria. Ha elaborato una visione della città e ha una missione chiara: incidere nella prossima amministrazione non solo sui dossier urbanistici ma nel complesso fornendo una spinta per un rinnovamento e una eventuale discontinuità nelle pratiche e nei costumi (le inchieste antimafia e il lavoro della commissione del Viminale sono un monito da non sottovalutare).

La distanza tra questi due mondi, e se vogliamo anche tra queste due antropologie politiche, ora risalta perche’ si sta consumando il passaggio cruciale della composizione della giunta Leccese 2 (la prima e’ stata una sorta di gabinetto ponte). L’indicazione dei dieci componenti del governo cittadino, con conseguenti deleghe, e’ una tappa delicata ma al tempo stesso naturale per ogni inizio di percorso per una nuova amministrazione. Chiedere spazio politico, assessorati, deleghe pesanti non e’ solo una deformazione del manuale Cencelli: e’ una formula inevitabile di composizione degli interessi di una coalizione.

L’intesa elettorale e politica tra le due sinistre - battezzata alla presenza della leader nazionale Elly Schlein - e’ stata una fusione a freddo che ora mostra le prime crepe. Laforgia ha messo in mora il sindaco Leccese non solo per arginare la legittima richiesta di peso avanzata dal Pd, ma soprattutto per stabilire un metodo - faticoso e poco incline alle accelerazioni figlie del pregresso leaderismo - fondato sulla condivisione delle scelte. Per questo Laforgia contesta la nomina del vicesindaco metropolitano, l’adozione della delibera che aumenta lo stipendio al direttore generale e anche l’ordinanza anti-clochard che a una parte del suo elettorato risulta di sapore quasi salviniano.

Di contro il sindaco Leccese, nei primi passi del suo mandato, ha improntato l’azione al senso comune. Ci sono furti a Pane e pomodoro? Mettiamo le cassette porta valori in spiaggia. La città ha cassonetti ricolmi fuori orario? Via alle sanzioni per chi consegna rifiuti scriteriatamente. Le piazze sono regno dell’illegalità e dello spaccio? Ecco l’ordinanza per porre un argine deciso.

Bari non e’ la città del sole di Tommaso Campanella ma un laboratorio avanzato del progressismo nelle città, con tutte le difficoltà del caso, soprattutto dopo essersi ritrovata spazio turistico senza aver raffinato le forme di accoglienza e di gestione delle presenze (dalla pulizia delle strade carente alla inadeguata offerta culturale o di intrattenimento notturno).

A Vito Leccese e Michele Laforgia potrebbe tornare utile la lettura del saggio “Estate romana” del già citato Renato Nicolini. Fuori dal politichese sono già a un bivio: possono riuscire insieme a rompere le barriere tra cultura popolare e cultura d’élite per un nuovo modello di governo meridiano o prendere itinerari differenti. In quest’ultimo caso la città si ritroverà a doversi confrontare, dopo il primo matrimonio elettorale d’interesse, con una sinistra, quella del penalista e della Convenzione, ob torto collo costretta a riposizionarsi. Ovvero a svolgere il ruolo imprevisto di opposizione costruttiva.

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