Sabato 06 Settembre 2025 | 13:04

Se il sistema Italia facesse davvero la lista della spesa

 
Rossana Gismondi

Reporter:

Rossana Gismondi

soldi

Gli aumenti di stipendio autoassegnatisi da due rettori di università pugliesi. Rispettivamente quadruplicando e quintuplicando il compenso annuo: da 25.200 euro a 121mila euro uno e da 36mila a 121mila euro l’altro

Lunedì 08 Gennaio 2024, 13:08

Se il nostro amato e poco credibile Paese fosse amministrato con la stessa attenzione che, le mamme di un tempo, usavano nel comporre la lista della spesa con cui facevano quadrare i conti e l’appetito della famiglia, ebbene: l’Italia avrebbe meno problemi.

Per esempio quello di una storia ordinaria di questo straordinario Paese: gli aumenti di stipendio autoassegnatisi da due rettori di università pugliesi. Rispettivamente quadruplicando e quintuplicando il compenso annuo: da 25.200 euro a 121mila euro uno e da 36mila a 121mila euro l’altro.

I sindacati hanno sottolineato la poca considerazione per i tempi difficili che vivono tutti, non solo i dipendenti delle università. In molti si sono indignati, inevitabilmente. E pare che, in almeno in un caso, l’aumento sia stato congelato.

Tuttavia sarebbe anche il caso di riflettere su altri aspetti: almeno due le domande che dovremmo porci. La prima ragionando al netto del fatto che, persino quadruplicando e quintuplicando i compensi, un rettore di università – con anni di studio e docenza sulle spalle - guadagnerebbe in un anno ciò che una influencer esperta in fancazzismo intasca (ahinoi) in qualche mese.

La seconda: è risaputo che in Italia i docenti di ogni ordine e grado vengono pagati molto meno che nel resto del mondo, e ad ogni statistica negativa sulla qualità della formazione scolastica e universitaria, si alzano alti i lamenti di tutti.

Dunque: al netto di tutto ciò (mettendoci pure il vecchio adagio che la carne è debole per chiunque e ancor più se le regole lo consentono) la domanda diventa solo una: perché in una pubblica istituzione, per quanto autonoma, si dà la possibilità a chi comanda di autoassegnarsi un aumento di stipendio?

Viene da pensare che l’andazzo non appartenga solo alle Università, ma anche ad altri enti pubblici che abbiano una certa autonomia gestionale. Quando, invece, negli stessi enti si dovrebbero rigorosamente collegare aumenti di stipendio e avanzamenti di carriera ai risultati ottenuti: una università, un politecnico che funzionano, in grado di produrre sapere, sono un’assicurazione per il futuro del nostro Paese. Un’eccellenza da premiare, pure con gli aumenti di stipendio. Ma con la cura e l’attenzione – e pure la decenza- di non decidere da sé quanto si vale.

Ecco: è il «sistema Italia», le sue farraginose regole, la sua burocrazia folle, la sua scarsa attenzione a come si spendono i soldi dei cittadini, a provocare queste storture che poi ci indignano e ci fanno arrabbiare.

La politica - se fosse una cosa seria - dovrebbe porre attenzione a che il «sistema» funzioni con regole diverse. Ricercare, applicare queste regole, poche e semplici, è – per la politica – un dovere. Non di altri. Certo non dei cittadini cui, come le famose formiche nel loro piccolo, non resta che incazzarsi di brutto.

Infine: sarebbe bello se la lista della spesa del «sistema Italia» ricevesse cura e attenzione da parte di chi amministra: aumenterebbe la percezione di un Paese che - finalmente - premia il merito e chi lavora sodo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)