Esiste ancora una domanda vetusta e ingenua: è quel «Che c'è oggi in Tv?», che era un refrain degli anni passati. Oggi la parola televisione è un concetto molto più ampio: Tv è video, Tv è l'insieme immenso delle reti e delle piattaforme di cui ci nutriamo. Un'offerta che va ben oltre la quantità che un ominide pensante (ma non troppo...) può vedere e assimilare nell'intera durata della sua vita. Vale la pena ricordarlo oggi, giornata che segna il «compleanno» di mamma Rai, 70 anni dalla prima trasmissione televisiva del Programma Nazionale, allora solo il mitico Primo Canale.
Era il 3 gennaio del 1954, quando alle 11, l’annunciatrice Fulvia Colombo, dagli studi di Milano, dette il via ufficiale alle trasmissioni televisive regolari. E lo stesso fece Nicoletta Orsomando da Roma. Due Signorine Buonasera (per fortuna più nessuno le chiamerebbe così!) che dettero l'avvio alla lunga storia della nostra televisione ammiraglia. La radio già funzionava da tempo, dai primi Anni ‘20, con tre reti nazionali: il Primo, il Secondo e il Terzo Programma. Dopo cinque anni di sperimentazione da Torino e due da Milano, anche la televisione italiana era pronta a partire ufficialmente, giungendo fino a Roma grazie a sette trasmettitori.
L'Italia del 1954 era pronta a sedersi per farsi «inebriare» da quella luce grigiastra del bianconero, frutto di un'invenzione meravigliosa, dovuta all'ingegnere scozzese John Logie Baird: pensate, aveva mostrato pubblicamente il risultato dei suoi studi sulla trasmissione dell'immagine in un angolo del grande magazzino «Selfridges» di Oxford Street a Londra nel 1925. Ma ovviamente passarono diversi anni e dovettero scorrere tanti altri studi prima che questa invenzione dell'immagine giungesse fino a noi. E diventasse un appuntamento fisso serale in Italia, prima solo nei bar, poi in qualche casa agiata e infine in tutti gli appartamenti, in tutte le famiglie di un Belpaese che correva verso il boom degli anni Sessanta.
«Che c'è stasera in Tv?» era davvero una domanda frequente. Tempi ritmati su una cadenza che diventava tradizione e fenomeno di massa, tanto che se all'inizio delle trasmissioni gli abbonati Rai erano appena 90, questi diventarono 24 mila in un mese, raggiungendo nel giro di un anno quota 88 mila. Alla fine del 1954 la Tv era in grado di raggiungere il 58 per cento della popolazione. A quattro anni dal debutto della televisione, gli abbonati erano diventati un milione. Qualche dato per riflettere: nei primissimi tempi, i programmi duravano solo quattro ore in tutto il giorno, iniziando alle 17,30 con la tv dei ragazzi, interrompendosi poi per riprendere con il telegiornale alle 20,45, fino alla chiusura delle 23. Quanto tempo libero si aveva! Quante ore diverse dall’attività del «muso» piegato su un video! Altro dato: non c’era la pubblicità, introdotta nel 1957 con Carosello, mezz’ora e poi nulla più. Poi, dal 1961 avrebbe poi visto la luce anche il Secondo Programma (oggi Rai 2), seguito il 15 dicembre 1979 dalla Terza Rete (oggi Rai 3) e nel frattempo era già arrivato il colore.
Ricordare serve a capire e a fare paragoni. Spigolando tra le rievocazioni di questi giorni e saltando a piè pari tutto quello che conosciamo a memoria, da Raffaella Carrà a Canzonissima, da Rischiatutto alle trasmissioni di Enzo Biagi, è bello curiosare nella fantasia dei tanti programmi degli esordi. Ed ecco, proprio nella programmazione del primo giorno, la trasmissione Arrivi e partenze, programma dall’aeroporto romano di Ciampino con personaggi famosi di passaggio a Roma, condotto da un giovanissimo Mike Bongiorno. Ecco le commedie di Eduardo De Filippo come L’osteria della posta; ecco il Musichiere di Mario Riva e poi l'arcinoto Lascia o raddoppia. All'inizio, il prezzo di un televisore era di circa 450mila lire (oggi corrispondenti quasi a 7mila euro!) ed era praticamente una spesa simile all'acquisto di un'auto. Poi, ovviamente i prezzi calarono e il cubo del televisore piccolo, ligneo, con il carrello del liquore e delle bomboniere sotto, cominciò a diffondersi nelle case. Erano i tempi in cui le trasmissioni erano di servizio, altro che talk-show rabbiosi e idiozie dilaganti: grazie a Non è mai troppo tardi, andato in onda dal 1959 al 1968, intere generazioni furono alfabetizzate dal maestro Alberto Manzi. Pensate, è stato stimato che avrebbe aiutato quasi un milione e mezzo di adulti a conseguire la licenza elementare. E ancora: indimenticabili sceneggiati, come Piccolo mondo antico tratto da Fogazzaro, Orgoglio e pregiudizio da Jane Austen, Delitto e castigo da Dostoevskij, La cittadella o E le stelle stanno a guardare da Cronin...
Basta, non elenchiamo più, non pecchiamo di nostalgia. In fondo, sul telecomando, la selezione è nostra. Stasera, quando ci chiederemo «Cosa c’è in Tv», quando consulteremo tra migliaia di piattaforme e di rete come trascorrere due ore sul divano, scegliamo la bellezza e l’intelligenza della Tv della nostra Storia.