Entro il 31 ottobre il fascicolo «fantasma» sull'inquinamento provocato dalla Marina militare nel Mar Piccolo di Taranto dovrà essere consegnato al giudice Francesco Valente che sta celebrando, nel tribunale di Potenza, l'udienza preliminare per gli imputati coinvolti nell’inchiesta “Ambiente svenduto” sulle emissioni velenose dell'ex Ilva di Taranto. È stato lo stesso magistrato a ordinare alla procura lucana di trovare le carte di quell'inchiesta ritenuta «insabbiata» secondo quanto spiegato in aula nella precedente udienza dall'avvocato Pasquale Annicchiarico, difensore dell’ex patron dell’Ilva Nicola Riva. Il legale, infatti, ha ricordato le dichiarazioni fatte durante il processo tarantino – poi annullato dalla Corte d'assise d'appello – da un ex ispettore del lavoro, ora in pensione, che il 12 febbraio 2020 svelò l'esistenza di un’inchiesta sull'inquinamento causato dalla forza armata e dalle ditte private che operavano nell'Arsenale militare di Taranto a causa dello sversamento di piombo, mercurio e Pcb, oli altamente cancerogeni nello specchio acqueo del Mar Piccolo. Fatti avvenuti negli anni 2000 e su cui l'allora pubblico ministero Vincenzo Petrocelli era intenzionato a chiedere l'arresto dei vertici della Marina, ma fu bloccato dai suoi superiori del tempo. Fatti che, secondo l'avvocato Annicchiarico, possono offrire una lettura alternativa dell'avvelenamento delle acque al punto da scagionare la fabbrica. Qualche giorno fa, l'avvocato Annicchiarico ha tuonato in aula dicendo che all'epoca la procura ionica «con la mano destra archiviò le accuse per i militari e con la sinistra accusò i Riva di aver avvelenato il mare e i mitili perché intrisi di Pcb»...
L’indagine del 2005 sulla Marina militare per l’inquinamento di Mar Piccolo dovrà arrivare sui banchi del processo «Ambiente svenduto» a Potenza
Sabato 25 Ottobre 2025, 05:34
















