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Si accelera sull’autonomia con l'assordante silenzio dell'intellighenzia del Sud

 
Onofrio Introna

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Onofrio Introna

Si accelera sull’autonomia con l'assordante silenzio dell'intellighenzia del Sud

Mezzogiorno, sollevati! Alle barricate. Politiche, ovviamente, prima che sia troppo tardi

Martedì 28 Novembre 2023, 14:12

Autonomia differenziata, si dice tutto e il contrario di tutto in questi giorni, ma soprattutto sembra stia correndo, a ben vedere, anzi, a mal vedere per il futuro del negletto Mezzogiorno. S'era appena udito, a sinistra, un flebile squillo di tromba che da destra la grancassa della riforma delle riforme leghista ha ripreso a suonare trionfalmente.

Sulle pagine di un quotidiano nazionale si leggeva nei scorsi giorni l'ipotesi di uno stop al disegno di legge sull'autonomia differenziata, imposto dal percorso parlamentare intrapreso dalla preminente iniziativa legislativa di revisione costituzionale con l'introduzione del premierato. Il sospiro di sollievo relativo, sia pure con riserva è stato però strozzato in gola dall'accavallarsi di notizie - queste certe, non ipotetiche - sui progressi concreti del progetto Calderoli, il federalismo padano 4.0, di nuova generazione, travisato, come i rapinatori. Non è altro, infatti, che il vecchio “Padania libera” di Bossi, ma con la maschera di Zorro, travestito con i panni volutamente poco appariscenti dell'autonomia regionale aumentata.

Voci con accenti del Nord-Est parlano di una “cosuccia da niente”, lo raccontano come un intervento legislativo innocuo, incapace di produrre sull'unità nazionale gli sfracelli temuti dai costituzionalisti. Se fosse così davvero, perchè allora il Governatore veneto Luca Zaia avrebbe dovuto affrettarsi, con un sorriso a quarantaquattro denti a salutare come un “appuntamento con la storia” il via libera della Commissione affari costituzionali del Senato al ddl del Carroccio sull’autonomia differenziata. Tredici voti favorevoli, sette contrari, un astenuto ed ora il testo della madre di tutte le divisioni del Paese potrà approdare in Aula, relatori i senatori Paolo Tosato (Lega) e Costanzo Della Porta (Fratelli d’Italia). Sarà la conferenza dei capigruppo a calendarizzare la discussione a palazzo Madama.

Ciliegina sulla torta dei pasticcieri della Lega è la dichiarazione di Mariastella Gelmini che ha commentato il voto a favore al passaggio dalla Commissione alla plenaria. «A titolo personale, del resto non avrei potuto smentirmi, considerata la proposta sull’autonomia regionale presentata da ministro nella passata legislatura». Chissà la gioia del leader di Azione Carlo Calenda contrario all'autonomia, per la coerenza vetero «forzista» della parlamentare bresciana, vice presidente del suo partito dopo avere abbandonato il Centrodestra.

Insomma, tanti roboanti sì all'incombente riforma leghista e se nel Sud c'è chi dice no, siamo rimasti in pochi, ben guidati dal prof. Gianfranco Viesti ed ospitati dalla Gazzetta del Mezzogiorno. Veneto e Lombardia spingono come i migliori campioni del bob, l'Emilia Romagna resta sorniona (pronta a fingere di dover adattarsi «obtorto collo» all'autonomia bella e varata), tutto cambia in meglio per i sostenitori di quel progetto spacca Italia, l'unica cosa che resta uguale è l'assordante silenzio dell'intellighenzia del Sud e delle comunità meridionali.

Lassù, le Regioni lombardo-venete, fortemente sostenute dai loro rappresentanti nel Governo Meloni e dai Parlamentari, si confezionano su misura l'autonomia che le trasforma in tanti piccoli stati e quaggiù “non importa” a nessuno. Il Mezzogiono non sembra interessato a contrastare chi gli sta mettendo il cappio al collo. Si direbbe che non si vogliano sprecare energie, che si ritenga superfluo battersi per la sopravvivenza. Perchè di quello si tratta: di una battaglia per la vita, come ha certificato la Banca d'Italia, che ha evidenziato le differenze economiche sociali, territoriali a danno del Sud.

Come si fa a non saltare sulla sedia, dal Garigliano in giù e nelle isole, nell'apprendere che la Memoria 2022 del prestigioso Istituto ha denunciato il più basso incremento del Pil, 3,4 % nel Mezzogiorno, rispetto al 3,8 del Nord Ovest e 3,7 del Nord Est e Centro? E come credete che andrà ad impattare la corsa delle Regioni ricche verso il “faso tutto mi”addosso ad un Sud ancora fermo ai Lep ante pandemia e con la tendenza a vedere aggravato il suo ritardo ogni anno di più. Il nostro Pil è ancora 10 punti sotto i livelli pre crisi globale del 2008 e pari al solo 55% di quello del resto del Paese. Nel Sud e nelle Isole il tasso di disoccupazione (pari al 14,3 %) è più che doppio rispetto al resto d'Italia (5,6 %) e quello di lunga durata resta triplo rispetto al Centro Nord.

In Puglia, il presidente della Regione, Michele Emiliano, denuncia l'impatto di questa devoluzione mascherata: "l'autonomia differenziata distrugge la sanità". Le regioni del Nord, più ricche, potranno attrarre professionisti dal Sud, potendo offrire contratti più vantaggiosi. Già la Puglia riceve dal fondo sanitario nazionale quasi 200 milioni in meno di altre regioni con popolazioni ed esigenze simili.

Accontentiamoci di questi dati negativi, perchè più se ne danno più si ottiene l'effetto opposto: anestetizzare, invece di eccitare, di provocare una reazione.

Eppure, resta il sogno di vedere un giorno i meridionali sollevare la testa e pretendere quello che serve (altro che autonomia favorevole al Nord): più Europa per l'Italia e più Italia per il Mezzogiorno. Le Regioni del Sud devono essere avvicinate infrastrutturalmente al continente, per viaggiare alla stessa velocità di crescita degli altri territori europei. Per tutto questo va cancellato e sconfitto lo scellerato e divisivo progetto leghista. Come non vedere che l'obiettivo dei Lombardo-Veneti è quello di sempre: aggravare il divario Nord-Sud, penalizzare il Meridione, condannandolo al sottosviluppo, riducendolo a mero mercato di consumo?

Mezzogiorno, SOLLEVATI! Alle barricate. Politiche, ovviamente, prima che sia troppo tardi e che la miseria non spinga a tirare su quelle di mobili e masserizie descritte da Victor Hugo e realizzate dal popolo napoletano nei vicoli del centro storico, durante le 4 Giornate, ottant'anni fa.

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