Ci sono incontri che ti cambiano la vita. A volte sono incontri tragici, terribili, irrimediabili. Quando pensiamo a Michele Fazio e alla drammatica sera in cui ha perso la vita, siamo portati a credere che sia rimasto vittima di una tragica fatalità, per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Se fosse arrivato un minuto prima, o un minuto dopo, forse non avrebbe incontrato sulla sua strada il commando armato a caccia di un boss rivale e ora festeggerebbe il suo compleanno. Ma non è così. Michele era nel posto giusto al momento giusto, di ritorno dal lavoro. Era a casa sua. Nel posto sbagliato erano i suoi assassini.
A Bari Vecchia, allora, imperversavano i clan criminali e la guerra di mafia non risparmiava nessuno, neanche, come si dice, i «ragazzi buoni», estranei alla malavita e al malaffare. Vittime innocenti, come Michele. Altre volte gli incontri, anche nelle occasioni più difficili, sono invece una rivelazione e l’inizio di un nuovo, straordinario cammino. Così è stato, per me, l’incontro con Pinuccio e Lella Fazio, ormai più di vent’anni fa. Non ci conoscevamo, di persona. Io avevo visto le immagini televisive, la disperazione e lo strazio di questi due genitori di fronte all’evento peggiore che possa capitare a un padre e a una madre: la morte improvvisa e violenta di un figlio, ancora ragazzo. Loro sapevano solo il mio nome. Eppure, dal primo momento ci siamo trovati in totale sintonia. Mai venuta meno, neppure nei momenti più bui, quando l’indagine, finita su un binario morto, fu archiviata. Alla fine, Michele ha avuto giustizia e noi siamo diventati più che amici. Per me è stata una fortuna, oltre che un onore.
Oggi Michele non può festeggiare il suo compleanno, ma il suo sacrificio ha cambiato la storia, persino la sorte di chi aveva preso parte al suo omicidio. Oggi siamo tutti più liberi, grazie all’impegno costante dei suoi genitori, Pinuccio e Lella, contro le mafie, l’omertà, la rassegnazione. Oggi Michele è vivo, più che mai.