Avete mai sentito parlare della teoria dei giochi? Nulla di fanciullesco, ma qualcosa di serio che ha a che fare con la matematica e riguarda l’analisi delle molteplici interazioni che si possono instaurare tra gli individui chiamati ad assumere decisioni, per cui ciò che sceglie di fare X coinvolge inevitabilmente il destino di Y eccetera. I giochi come gli scacchi, lo scopone o la briscola, sono esempi concreti del come si realizza la reciproca implicazione delle scelte. La teoria è adottata nelle dinamiche finanziarie, che hanno in partenza un che di volatile ed aleatorio.
Come una partita a poker. Guardando i titoloni di questi giorni con protagonisti Elon Musk e Mark Zuckerberg, è stato difficile distogliere la mente dall’idea del gioco. Ma non nel senso della teoria matematica, che pure ha nutrito e nutre l’attività finanziaria dei due colossi digitali capitanati dagli ex giovanotti, nossignore. Il pensiero è andato proprio al gioco nella sua accezione principale, come fatto ludico, addirittura legato alla parte fanciullesca di tutti gli esseri umani e non solo.
Musk ha di suo un visus fanciullesco, una prossemica da bambino alla recita scolastica, una manifestazione insistita di puerilità (intesa nel suo etimo più austero, nessuna offesa, s’intende) che somiglia a quei film americani, tipo Richie Rich, il bambino più ricco del mondo (1994),dove il virgulto capriccioso con tanti soldi ne impiega vagonate per togliersi gli sfizi più improbabili- nel caso di Elon andare sulla luna col suo missile personale. D’altronde il digitale è prodotto di giovani nerd, non di accademici barbosi, di ragazzi spesso solitari e dunque in rapporto solipsistico con il computer, strumento di sollazzo, in primis, poi anche di altro.
Geni in età da teenager, reclusi per giorni interi in cameretta o nel garage di papà col loro gioco preferito, come poteva accadere anni prima alle generazioni del piccolo chimico, solo che, mentre in passato i Fleming e le Marie Curie da cameretta dei giochi erano abbastanza rari, l’avvento del digitale ha segnato il miracolo della traslazione dal luogo del sollazzo giovanile alle quotazioni in borsa del suo prodotto. Dunque la dimensione ludica e, per così dire, giovanile, è in sè dell’economia digitale. E infatti se date un’occhiata alle foto che ornavano gli articoli sulla mitica sfida di ferragosto, sgonfiatasi come un soufflé, di Elon a Mark (parliamo del secondo - 180 miliardi di dollari - e dell’undicesimo - «solo» 100 miliardi - tra i più ricchi del mondo nel 2023, secondo Forbes), li vedrete l’uno in abito da supereroe con sguardo sornione e postura da Nembo Kid in colloquio d’amore con Lois Lane, e l’altro con guantoni da boxeur alle prese con un sacco da allenamento.
Il baluginio negli occhi di entrambi è quello di chi si appresta al ludus magnus. Il ludico, dunque, si addice ai campioni del digitale. Il comico, qualche volta, alla politica. Che dire del sussiegoso riserbo, grondante di ammiccamenti, del Ministro, riserbo che si addice ai grandi sacerdoti dei ludi epici, quando la stampa chiedeva qualche scampolo di notizia sulla sfida del secolo che l’Italia avrebbe avuto l’onore di ospitare all’arena di Verona o a Pompei, luoghi appena degni per l’accoglienza di cotanti ospiti?
Una sfida nell’aurea disciplina del mixed martial arts che si sarebbe svolta in una gabbia (cage fighting), per la gioia del mondo virtuale ma anche per i fortunati, lautamente paganti, ammessi alla visione in presenza dell’evento del secolo. Elon, che è ormai di casa a palazzo Chigi e dintorni, aveva dichiarato le sue preferenze alle autorità italiane. Mark aveva fatto sapere che c’era nessuna intesa sul match e che il suo competitor era, come si dice pure oggi nella Roma dei gladiatori, un pallonista.
E che dire della gara di sindaci e governatori, - italiani e non- alla candidatura per l’ospitata (Firenze, Taormina, Parigi, la Calabria) e del dibattito pubblico sull’evento putativo? L’unica cosa reale è stata tutta l’ offa nelle casse dei due tycoon del digitale, l’uno (Elon) nella complicata rimonta di Twitter rinominato X, e l’altro (Mark), impegnato a lanciare il suo Threads. Il teatrino di ferragosto il suo risultato l’ha fatto: un guadagno, per così dire, ioci causa di due nerd stagionati, in vetta al mondo reale, che continuano a spalare soldi giocando.