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La politica balneare tra inchieste e scandali appassiona sempre meno

 
sergio lorusso

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sergio lorusso

La politica balneare tra inchieste e scandali appassiona sempre meno

Un gossip balneare di nuova generazione, che rimpiazza sotto l’ombrellone quello più tradizionale fatto di flirt iniziati, di amori finiti, di scatti rubati e di nudità esibite

Venerdì 14 Luglio 2023, 15:21

C’erano una volta i governi balneari, ora impera invece la politica balneare che ondeggia tra sesso, gossip, inchieste e scandali giudiziari. I primi, occorre ricordarlo ai più giovani, erano quei governi nati nella stagione calda come governi «a tempo», destinati a consumarsi nell’arco di pochi mesi, per traghettare la politica e le istituzioni fino all’autunno (anch’esso spesso caldo, ma per altre ragioni) o poco più avanti, in presenza di tensioni significative nella maggioranza parlamentare, per far decantare la situazione e riprendere con rinnovato vigore e apparente armonia. Un portato della prima Repubblica, un’espressione ascrivibile a Giulio Andreotti del 1951, plasticamente rappresentato dagli esecutivi di Giovanni Leone e Mariano Rumor.

Il nostro dunque è il tempo della politica balneare, che accantona ogni residua velleità di misurarsi con i problemi reali del Paese per concentrarsi – complici i media, che naturalmente ringraziano – alla singolare tenzone su temi nascenti dagli scandali e dalle inchieste giudiziarie. Un gossip del tutto peculiare, che coinvolge e travolge anche persone del tutto estranee al mondo politico e istituzionale, legate a quest’ultimo da vincoli familiari.

Un gossip balneare di nuova generazione, che rimpiazza sotto l’ombrellone quello più tradizionale fatto di flirt iniziati, di amori finiti, di scatti rubati e di nudità esibite (non si sa mai bene se per voglia di libertà o per finire sui giornali).

E così, nell’ultimo (al momento) episodio in ordine di tempo il dibattito si polarizza sulla violenza sessuale che sarebbe stata perpetrata da Leonardo Apache (nome non proprio evocativo di brutalità, se si considera che la tribù nativa così chiamata era fondamentalmente pacifica e destinata, da perdente, a finire confinata in una riserva indiana), figlio del Presidente del Senato, in danno di un’amica, con entrambi gli schieramenti «allineati e coperti» in difesa della propria compagine all’unisono con le testate «amiche». Incuranti delle vicende umane della presunta vittima, ma anche dell’ipotizzato aggressore. E quasi che le colpe (se colpe ci sono state) dei figli ricadessero sui padri, come se non bastassero gli intuibili sensi di colpa di un genitore, in un singolare ribaltamento della concezione di Eschilo (e dell’Antico Testamento).

Così, a seconda delle convenienze, si dimentica che la seconda carica dello Stato non dovrebbe inopportunamente dichiarare di aver “interrogato” a lungo il suo rampollo e di averne tratto la certezza che «non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante» (anche se l’altro ieri Giorgia Meloni ha rotto il suo silenzio sostanzialmente sconfessando Ignazio La Russa), invadendo sfere non proprie e generando possibili condizionamenti, o, viceversa, che non esiste alcuna culpa in vigilando rispetto ai comportamenti di un figlio maggiorenne e che quindi non ha senso caratterizzare ideologicamente un episodio che, se avvenuto, più che costituire espressione di vetero-machismo (elemento pregnante di quel «fascismo eterno» disegnato da Umberto Eco) rappresenta più semplicemente la negazione dei valori minimi della convivenza sociale e del rispetto dell’altro.

Lo stivale, del resto, è aduso a vicende del genere. Un caso analogo – giudiziariamente ancora aperto – ha riguardato nel luglio 2019 il figlio del fondatore del Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo. La cui reazione, alla vigilia del rinvio a giudizio del ragazzo, fu assai scomposta. Un tempo tali avvenimenti avrebbero impegnato schiere di sociologi e di psicologi, oggi rappresentano terreno privilegiato di polemica politica, e non solo sotto il solleone.

I governi balneari avevano degli obiettivi limitati e circoscritti nel tempo, la politica balneare ha quale obiettivo esclusivo quello di polarizzare l’attenzione dell’opinione pubblica con l’effetto di distoglierla dalle urgenze del Paese: a partire dalla gestione delle risorse del Pnrr e dalle ricadute dell’inflazione, in calo ma ancora consistente.

Perché le opposizioni continuano a cavalcare certe vicende piuttosto che misurarsi in maniera decisa con le modalità di gestione governativa dei temi economici e sociali? Forse si ritiene preferibile una strategia di breve – anzi brevissimo – periodo per aumentare il consenso, ma recenti sondaggi dimostrano che non è così se è vero che FdI, il partito cui appartengono sia Ignazio La Russa che Daniela Santanché e Andrea Delmastro, è dato in crescita dello 0,5% in una sola settimana (dati Swg del 10 luglio).

Gli italiani, insomma, dimostrano di essere meno sprovveduti e manovrabili di quanto qualcuno possa pensare, seguono magari con curiosità le diatribe su scandali giudiziari e «colpe familiari» ma non in maniera differente da come ci si possa appassionare su un lettino in riva al mare al gossip che orbita intorno ad attori, attrici, cantanti e star di ogni genere. Perché se è vero che – come scriveva Ennio Flaiano – non c’è stagione migliore dell’estate, la politica è un’altra cosa.

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