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Quei morti in mare e noi che scivoliamo nell’indifferenza

 
Gino Dato

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Gino Dato

Quei morti in mare e noi che scivoliamo nell’indifferenza

La sorte si diverte. Per alcuni si ferma a un soffio dalla meta, come è accaduto per l’ultimo barcone partito dalla Turchia. Il Mediterraneo diventa così un vero e proprio cimitero che inghiotte i corpi senza più restituirli per la sepoltura o l’identificazione

Martedì 28 Febbraio 2023, 13:30

Quel che resta di un naufragio. Quel che resta di una civiltà. Quel che resta della battaglia che l’umanità ha perso. Ai morti morti si aggiungono i morti superstiti, che vagolano sulla spiaggia terrorizzati, fiaccati dalla traversata infame. Portano i segni della paura ma soprattutto le parole della disperazione: Dove sono i nostri figli? Siamo venuti fin qui per vederli morire. Non si può resistere a un dolore così intenso. Dappertutto, insieme a ombre, le poche cose di un’avventura, soprattutto vestiti fradici, scarpe.

Perché è di questo che parleranno i libri di storia. Oltre che dare il numero delle vittime, che continua a salire in questo risveglio invernale e ha toccato quota 26mila in dieci anni. Nel 2023, finora, più di 200, inserendo nel computo quelli del naufragio davanti alle coste crotonesi. Non è stato avaro il 2022, con circa 2400 vittime dei viaggi della speranza. Sono migranti partiti dall’Africa e dall’Asia accarezzando il sogno di raggiungere l’Europa. Ma annegati durante la traversata, prima di toccare terra.

La sorte si diverte. Per alcuni si ferma a un soffio dalla meta, come è accaduto per l’ultimo barcone partito dalla Turchia. Il Mediterraneo diventa così un vero e proprio cimitero che inghiotte i corpi senza più restituirli per la sepoltura o l’identificazione.

Ma soprattutto si presta a laboratorio dei sentimenti di una nuova epoca.

Su questi dobbiamo interrogarci e non solo sulle responsabilità che ci investono un po’ tutti, ai diversi livelli: mondo, Europa, Stati, città, come ai diversi gradi di responsabilità: persone, società, istituzioni.

E quali sono i sentimenti che ci assalgono dopo l’ennesima puntata del serial «Morti di mare»? Ogni età nutre le sue passioni e sentimenti. Chi ha avuto la ventura di attraversarne molte, le può scandire ed enumerare.

C’è stato il tempo della ricostruzione, la seconda metà del Novecento, quando, forti della razionalità prevalsa sulle macerie, si poteva ricorrere all’eterno principio di speranza, con il quale leccavamo le nostre ferite e le risanavamo. Dalla nostra erano schierate le belle ideologie e il principio di responsabilità.

Il secondo dopoguerra forse è stato il periodo più fecondo dell’Occidente. Appunto, le ideologie ci scortavano e ci sorreggevano e poi, quando abbiamo visto sfiorire anche queste, ci siano aggrappati alla speranza, che sembrava doverci non abbandonare mai. Alla speranza dobbiamo tutto quanto abbiamo messo in piedi e accarezzato, la parte migliore di noi.

Quanto è durata questa temperie? Ci ha condotto all’incirca sino alla fine del secolo.

Quando tuttavia s’è avviato un pericoloso declino, segnato soprattutto da terrorismo.

Inquietudine e incredulità, i due sentimenti emergenti dell’epoca a cavallo dei due secoli, si sono impastate di sangue e orrorismi, inaugurati dalla tragedia delle Twin Towers (11 settembre 2001), infine hanno preso il sopravvento negli strumenti di analisi e critica dei cittadini. Insieme alle ingiustizie sono cresciute le disuguaglianze, spegnendo sogni e illusioni di un mondo più giusto.

Infine, negli ultimi tre-quattro anni stiamo scivolando nell’età della malinconia e della indifferenza. Le conoscete? Due stati d’animo, due sentimenti assai tristi e letali, che stendono la loro coltre di immobilismo sulle coscienze. All’etica dell’agire subentra così l’etica del guardare e stare, che sono le vere compagne della nostra esistenza.

I viaggi della disperazione sono il film dell’immobilismo dell’Occidente, che assiste pensoso e ripiegato alle sue metamorfosi. Forse il punto finale è proprio quello della malinconia, uno stato di immobilismo nel quale non ti riprendi più e rimani indifferente sul bordo della strada. Non sai dove ti porterà.

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