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L’amore? È scomparso dalle relazioni ma muove l’incanto

 
Alessandra Peluso

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Alessandra Peluso

L’amore? È scomparso  dalle relazioni ma muove l’incanto

Che meravigliosa parola scomparsa dai social, dai giornali, forse è ancora presente nei romanzi

Lunedì 14 Novembre 2022, 17:11

Pensando a una società abituata a definire e a inchiodare nel definito tutto ciò che non lo è, hanno inizio le mie osservazioni, riflessioni, considerazioni o … chiamatele come vi pare, su ciò che non è l’amore. Che meravigliosa parola scomparsa dai social, dai giornali, forse è ancora presente nei romanzi. Forse. Soprattutto è assente nelle relazioni. Ma l’amore non è una questione rosa da smaltire nel tempo di una sigaretta, né di un cicchetto, ma è qualcosa di esageratamente grande, che genera stupore, bellezza, unione, talvolta però può trasformarsi in tragedia. Amare ed essere amati, quando è amore e non degenera in forme di possessione, ossessione, ecc., è toccare il cielo con un dito, vero è che basta un niente per inciampare, cadere e farsi male. L’amore assume la tragicità quando non si vogliono superare le contraddizioni e si vede l’altro come qualcosa che va al di fuori della sua individualità. Non è un caso che Georg Simmel dia l’abbrivio al suo Frammento sull’amore con queste parole: «Il primo conflitto e la prima ricomposizione che la coscienza umana deve affrontare sono quelli che nascono dal rapporto fra l’io e il tu».

L’amore nasce da un’individualità conflittuale, contraddittoria. In altre parole, l’amore e l’odio risiedono entrambi nel labirinto di ogni personalità. Equilibrare questa difficilissima e affascinante reciprocità è il compito di chi ama. Detto ciò, la mia non vuole essere una lezione, semmai un’opportunità di offrire al pensiero la possibilità di un riscatto. Attraverso una scelta di analogie, studi per comprendere cosa non è l’amore e innanzitutto portare a termine lo scopo delle mie parole: far rientrare in «classifica» l’amore, magari sperare in una top ten, scriverne, soffermarsi e costellare di luce l’umanità che ormai da troppo tempo sembra al buio. E non per via del rincaro bollette! Il genere umano, le comunità, le famiglie, la società, appaiono ai giri di boa: momenti decisivi di non ritorno in virtù di assenza di mete da perseguire, di progetti da realizzare, di non comprensione dell’amore che è ciò che muove il mondo, genera e rigenera. Evitando ipocrisie, moralismi, differenze vacue, il sentimento dell’amore è ciò che unifica.

È presenza, non assenza, è totalità non solipsismo. Non è vuoto. È totalità. È ricchezza. È comprensione. Di amore ne hanno discusso poeti, filosofi, studiosi, ciascuno a suo modo ha tentato di chiarire la posizione dell’amore che non è di comodo, come qualcuno potrebbe pensare, affatto, è scomoda; talvolta significa vivere sulle spine eppur vedendo il sangue che cola per le ferite non si ha il tempo di lamentarsi. L’amore è anche sofferenza, non lamento. Né colpa. Ma responsabilità. Se Platone ha parlato di tale sentimento come qualcosa che manca, Aristotele che muove, Simmel che unisce e divide, in Bauman diventa «incontro» e «cultura». O almeno in principio è stato così. Le relazioni muovono da qui, ma non vi stazionano a lungo. Alle volte generano conflitti, spesso insanabili. Ma amarsi vuol dire finanche scommettere, crederci, legarsi senza troppi nodi che contraddistinguono solo le fragilità dell’individuo. Aver fede. L’amore è perfino una questione di fede. Che bello l’amore! Quant’è meraviglioso amare.

È uno scenario scintillante in cui uno si perde, l’altro si ritrova e viceversa fino a ritrovarsi e unirsi incondizionatamente in un solo attimo che rimane in eterno. Perché amare è sfiorare l’eternità, non conoscere il tempo, vivere in una magia che non dura per sempre. È noto. In una policromia di colori l’amore nasce nell’incontro. Successivamente diventa qualcosa di più solido. Ma quante volte ci si incontra nella società odierna? È più semplice scontrarsi, aggredire, ignorarsi, fingere di amare che amare autenticamente. Significa non essere codardi. Vivere l’altro come una realtà da scoprire, da conoscere, e tutto questo richiede impegno, attenzione, cura. Non avevo detto che l’amore è meraviglioso? Che amare è bello quanto osservare il sorriso di un bambino, il cinguettio di un uccello, la felicità di guardare il sorgere o il tramontare del sole: così scriveva anche Wystan Hugh Auden nei suoi versi Ditemi la verità, vi prego sull’amore.

In un siffatto presente l’homo oeconomicus e l’homo consumens hanno sostituito l’homo faber: uomini e donne privi di legami sociali e L’uomo senza qualità di Musil sembra essere diventato «l’uomo senza relazioni». E dunque, cosa non è l’amore se non energia vitale che anima costellazioni di destini. L’amore è un sentimento che fa poca audience. È ciò che permette la reciprocità, il dispiegarsi della comunicazione, quindi la possibilità di non creare dissidi. L’amore è parola. È desiderio. Il mondo ha avuto inizio proprio in tal modo: con un atto di desiderio che oggi sembra essersi spento, non si intravede il desiderio di crescere, migliorarsi, comprendere. Il desiderio di vita è stato soppiantato dal consumo, che via via condurrà a usare e consumare anche sé stessi. Peraltro l’amore è ciò che ha mosso l’esistenza del Sommo vate: dall’amore per la donna a quello per la filosofia, la conoscenza. La sua meta. Dante ha vissuto per raccontare l’amore in tutte le sue forme e contribuire così alla possibilità di garantire la pace mondiale. Egli è uomo, filosofo, poeta, teologo. È autentico. Non si può ridicolizzare magari mettendo a nudo la sua persona, il suo essere corpo. Dante è corpo sì, è un guerriero, ed è anima e ha vissuto la sua esistenza coerente con entrambi per raggiungere il suo scopo: essere un uomo di cultura e ricordato per sempre. In eterno. Ha detto «sì» alla vita, ha realizzato il suo amor fati. Perfino con la scrittura ha tentato di guidare il suo popolo, l’umanità verso la pace. Un esempio inascoltato. Le relazioni, il dialogo, la parola che è «legge» son venute meno e gli scenari nazionale e mondiale di un tempo come di questo tempo non sono affatto rassicuranti. Se in Dante «l’amor che move il sole e l’altre e stelle», è guida, nell’oggi è diventato un epiteto che si attribuisce a chi conosciamo da soli pochi giorni. In sostanza, è diventata una parola trendy che fa cool.

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