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Tra giustizia e politica l’ora dei veleni

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

Tra giustizia e politica l’ora dei veleni

L'ex gip De Benedictis

La storia venuta a galla nel 2021 con l'arresto di De Benedictis e Chiariello riserverà ulteriori colpi di scena

Giovedì 31 Marzo 2022, 15:27

15:28

Un episodio di malagiustizia dal perimetro ben definito, l'epifenomeno insomma di un sistema che invece funziona egregiamente in nome del popolo italiano e che ha all'interno gli anticorpi e gli strumenti per eliminare situazioni patologiche, o, invece, la spia di un malessere più diffuso? Probabilmente occorrerà attendere due mesi, il tempo che il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Lecce Laura Liguori si è autoassegnata per depositare le motivazioni della sentenza con la quale l'altro ieri ha condannato per il reato di corruzione in atti giudiziari con l'aggravante mafiosa l’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis e l’ex avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello alla pena di 9 anni e 8 mesi di reclusione, per capirne di più.

Ma già da ora si può dire che la storia, venuta a galla nell’aprile 2021 con l'arresto di De Benedictis e Chiariello, riserverà ulteriori colpi di scena. Non solo, e non tanto, perché i difensori dei due imputati hanno già annunciato ricorso in appello ma in quanto nel frattempo De Benedictis ha iniziato un percorso di collaborazione con l'autorità giudiziaria – o di avvelenamento dei pozzi della magistratura barese secondo taluni – lungo il quale potrebbero essere profanati alcuni santuari, attorno ai quali d'altronde si discetta da una decina di giorni, da quando cioè sono stati depositato agli atti dei procedimenti penali dinanzi al tribunale di Torino che vedono imputati il presidente della Regione Michele Emiliano, il suo capo di gabinetto Claudio Stefanazzi e gli imprenditori Vito Ladisa e Giacomo Mescia per il presunto finanziamento illecito ai partiti in relazione alle primarie Pd del 2007, le dichiarazioni rese da De Benedictis il 23 giugno, proprio nell’ambito del procedimento per il quale è stato condannato l'altro giorno a Lecce.

I pm salentini hanno inviato a Torino sia il verbale (in cui sono leggibili quattro pagine della parte riassuntiva e circa 70 della trascrizione stenografica), sia una parte del memoriale dell’ex magistrato (da pagina 5 a pagina 9, sono diventati leggibili due capitoli intitolati «Fatti appresi da terzi» e «Altre indagini bloccate»). Il memoriale era stato indrizzato da De Benedictis alla Procura di Potenza salvo poi cancellare l'originario destinatario e sostituirlo con la Procura di Lecce. Lo scorso 18 marzo, nell’ambito dell’udienza di Torino (conclusa con un rinvio al 10 giugno), la Procura sabauda si sarebbe espressa informalmente nel senso di non considerare attendibili le propalazioni contenute nel verbale di De Benedictis e di essere orientata a non procedere all’interrogatorio chiesto dall’ex gip, pur se lo stesso De Benedictis chiudendo l'interrogatorio del 23 giugno scorso scolpisce a verbale: «Voglio aggiungere che sono pronto a ripetere le mie dichiarazioni in sede di incidente probatorio. ove necessario, nonché, per quanto ritenga di avere detto tutto quanto a mia conoscenza, a essere nuovamente interrogato dagli inquirenti su qualsiasi tema».

Ma la lunga teoria di omissis, la volontà di De Benedictis di collaborare con la giustizia anche per ottenerne i benefici – stante la sua difficile situazione processuale e la prospettiva tutt'altro che remota di dover lasciare i domiciliari per far ritorno in carcere – rendono il clima assai pesante. Lo dimostrano la lunga teoria di telefonate, incontri, cene e rapporti di alcuni protagonisti citati dall'ex gip del tribunale di Bari. Un meticoloso lavorio di posa in opera di barriere protettive, in alcuni casi compiuto senza badare a mezzi e però pure senza scegliere con cura gli incaricati.

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