BARI - Crisi. Momento di flessione. Fisiologica regressione sul piano dei risultati. Il problema, in casa Bari, non è certo l’affannosa ricerca della definizione giusta. Chissenefrega dell’etichetta, chiamatelo come volete questo dicembre asfittico e anche un po’ triste. La cosa più importante è raccontarsi tutta la verità. Capire cosa succede. Circoscrivere le cause e gli effetti. Provare a fare valutazioni corrette a mezza via tra il passato (la nascita del nuovo corso, a luglio) e un presente che racconta di ventiquattro punti in saccoccia (non l’apoteosi, ma nemmeno... l’inferno alla luce di tutto quello che ruota attorno al mondo biancorosso).
Quando programmi una stagione con l’obiettivo di essere tra le prime otto, ovvero un centroclassifica ambizioso, diventa complicato sorprendersi di fronte a un periodo di vacche magre, pur se frustrante. Tre sconfitte consecutive sono una bella botta, soprattutto se ti chiami Bari e giochi in serie B. Però ci sta, fa male a dirlo e a pensarlo ma è così. Ci sta perché quando ti sei appena messo alle spalle una serie positiva da quattordici giornate (ancora complimenti a tutti, non è cosa di poco conto) devi mettere in conto che la ruota giri. È una questione che attiene alla logica oltre che a un gioco di percentuali. Diventa difficile spiegarlo a una tifoseria in continua fibrillazione, questo sì. Pensare che la gente si rassegni a stagioni quasi... senza arte nè parte è acrobazia dialettica, allo stato puro. Ma tant’è. Il Bari è lì dove merita di essere. In un gruppone folto e scivoloso. Tra presunte grandi quasi in panne (Sampdoria e Palermo), qualcuna in lieve ripresa (Cremonese) e matricole che giocano a fare le protagoniste (Juve Stabia, Cesena e Carrarese). Lì in mezzo può accadere di tutto. Fantasmi e trabocchetti in ogni angolo. A ricordarti, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, cosa significa la serie B.
Parlare di programmi qui a Bari è operazione abbastanza ardita. Ma i programmi, quelli dettati dalla società e della parte tecnica, parlano di «obiettivo playoff». E anche la divagazione di Longo («prima la salvezza») non sposta di una virgola la sostanza delle cose visto che tra salvezza tranquilla (almeno quella, che diamine) e l’ultimo posto valido per i giochi promozione... quasi si sta dicendo la stessa cosa. Il Bari, insomma, è in linea con tutto questo chiacchericcio che fa imbestialire i tifosi. Non saranno queste tre brutte sconfitte a togliere alla squadra la possibilità di arrivare al traguardo. Certo, guardandosi alle spalle l’occhio casca sull’ultima stagione biancorossa ed è normale che ci scappi qualche brivido lungo e intenso. L’idea di rivivere mesi (tragicomici, evidentemente a salvezza ottenuta in modo che più rocambolesco non si sarebbe potuto) come quelli culminati con la doppia finale playout contro la Ternana prende direttamente allo stomaco. Far finta di nulla sarebbe un errore gravissimo. E non è certo il caso di uomini di calcio credibili e navigati come Magalini e Di Cesare.
Nel mercato di gennaio bisogna guardare all’obiettivo minimo. Rafforzare la squadra per evitare complicazioni. E poi, chissà. In quella giungla che è la classifica attuale basta pochissimo per «spacchettare». Nessuno si aspetta fuochi d’artificio. Qui a Bari i tifosi non hanno l’anello al naso. La politica dei De Laurentiis non cambierà. Quello che è stato in estate, a maggior ragione, sarà nella sessione invernale. Perché dovrebbe essere cambiato qualcosa? La missione è semplice. Reperire calciatori affidabili, soprattutto utili. Gente che aiuti Longo a sentirsi meno «solo». Al mister torinese la panchina attuale non va proprio a genio. Utilizzata e sfruttata pochissimo. Tutti scarsi? Possibile. Bocciati troppo in fretta? Forse sì... Poco coinvolti? Bè, qui è il classico cane che si morde la coda. Se giochi troppo poco difficile immaginare di poter essere al top nel momento del bisogno. Ma se giochi poco, probabilmente, è giusto così. O almeno, diventa complicato aggiungere altro. Questo è lo stato delle cose. E non deve essere materia per tifosi o giornalisti. Se la sbrighino i diretti interessati (De Laurentiis, Magalini, Di Cesare e Longo). Presto, prestissimo. Il tempo vola, inesorabile. E la pazienza... traballa già da tempo.