Tre partite prima della sosta natalizia. Il Bari prova a dare un senso alla propria disastrosa stagione ripartendo da una trasferta da brividi, sabato a Bolzano contro il Sudtitol, appena un punto più indietro in classifica. È uno scontro diretto per la salvezza, sarà bene chiamare le cose col proprio nome. Non la partita della vita, certo. Ma solo perché non siamo ancora a metà stagione e la serie B, è noto, comincia la lunga volata solo nel mese di marzo. Però è un piccolo snodo, su questo non possono esserci dubbi. Con la possibilità che una sconfitta possa squarciare ulteriormente il momento biancorosso. C’è già aria di tempesta, figurarsi dopo un mesto ritorno dall’Alto Adige.
Il problema, uno dei tanti evidentemente, è che il Bari finora ha numeri disastrosi lontano dal «San Nicola» dove ha raccolto appena tre dei quindici punti complessivi. Tre pareggi e cinque sconfitte lo score dei Galletti, peggio hanno fatto solo Sampdoria ed Entella con due punti in sette partite). Un dato che si arricchisce di altri particolari, non meno inquietanti: 5 reti realizzate (davanti a Entella, 4, e Mantova, 2) e ben 18 al passivo (la peggior difesa del campionato in trasferta). Certo, numeri e statistiche sono fatti per essere smentiti. Ma si fa fatica, oggettivamente, a trovare motivi di ottimismo guardando le partite del Bari. E, ovviamente, non è solo una questione di giocare in casa o meno. Le tre vittorie interne non hanno mostrato sostanza, anzi. «Rondini» che non hanno fatto primavera. Com’era ampiamente prevedibile.
La parte mentale sta diventando la questione più «calda». Fragilità conclamata, fin qui non s’è mai vista una squadra con spessore caratteriale e in grado di interpretare al meglio un campionato complicato come quello di serie B. Nel frattempo l’aria, allo stadio, si è fatta irrespirabile. Lo sciopero del tifo, i tifosi che scendono in piazza chiedendo aiuto alla politica. Distacco siderale tra città e squadra. Rabbia e delusione che lasciano spazio alla rassegnazione. I baresi non hanno più forza nè voglia di indignarsi di fronte a questo andazzo. Calciatori abbandonati a se stessi, società letteralmente ignorata come se none esistesse. Domandina semplice semplice: ma questo andazzo a chi giova?
Dicevamo della parte mentale. Situazione sempre più ingarbugliata con lo stesso Vivarini che si è già reso conto delle enormi problematiche da affrontare. Nel dopo partita il tecnico abruzzese è stato gelido nella sua chiarezza espositiva: «Ho capito tanto altro della squadra. Qui c’è da lottare per la salvezza». In precedenza, d’altronde, aveva parlato di calciatori che hanno paura a essere aggressivi in avanti e che sembrano giocare a... nascondino quando invece ci sarebbe da proporsi nella fase di costruzione del gioco. Tradotto, questo gruppo deve rivedere gli obiettivi. Ne resta solo uno: la difesa strenua della categoria. Tristemente.
Sarebbe curioso conoscere il punto di vista dei direttori sportivi, Magalini e Di Cesare. Certo loro hanno scelto Vivarini nella convinzione che Caserta fosse la causa dello scarso rendimento della squadra. E, quindi, che con un’altra guida tecnica il Bari sarebbe stato in grado di puntare alla zona playoff. Il calcio, per carità, è materia mutevole. E l’ottavo posto non fa certo rima con ambizioni reali. Però... Servirebbe una lucida presa di coscienza se davvero si vuole evitare il peggio. La serie C, giusto fare nomi e cognomi dei rischi. Solo con la certezza di una rosa scarsa, risultati e prestazioni alla mano, sarà possibile organizzare un programma in grado di cambiare il corso delle cose. Soprattutto alla voce mercato. C’è un gruppo da rinforzare in modo «poderoso», tanto per usare un’espressione cara al patron del Bari. Cinque-sei rinforzi, pronti e di categoria. Altrimenti la salvezza diventerà una lotteria. O una roulette russa.
Il Sudtirol all’orizzonte, intanto. Vivarini e Meroni squalificati, in difesa probabile il rilancio di Pucino, fuori dall’undici titolare nelle ultime due partite (Juve Stabia e Pescara). E c’è un problema Vicari, come se non ce ne fossero già abbastanza. Il capitano è in piena crisi emotiva. Dopo un campionato molto negativo, quello scorso, non è ancora riuscito a esprimersi come sa e potrebbe. Complice qualche noto problema fisico, probabilmente. Nell’intervallo di Bari-Pescara sarebbe stato lui a suggerire la sostituzione all’allenatore. Non sentendosi in grado di poter affrontare un clima così pesante. Un grido d’allarme bello e buono. Oltre che un segnale pericolosissimo. Come se ne esce da una situazione così? Non perdere a Bolzano sarebbe già qualcosa.
















