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Coronavirus, «Il ritorno dalla Spagna a Trani, un’autentica odissea»

 
Lucia de mari

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Lucia de mari

Coronavirus, Bari Palese: nell'aeroporto svuotato non si viaggia più, ma si resiste senza paura

Titti Spatola, 28enne, era lì per impegni di lavoro. Dice: «Non preoccupatevi sono già in quarantena e mi autodenuncerò come prescritto»

Venerdì 20 Marzo 2020, 17:31

TRANI - «Io non lo so se questa è stata la scelta giusta, posso dirvi che le risposte arrivano col tempo. Tutto questo per dirvi: non giudicate più per favore, non fatelo mai più perché il prossimo potresti essere tu!»: e chi giudica in maniera pessima chi fa di tutto per rientrare a casa, legga pure questa storia.
Titti Spatola ha 27 anni, e da Trani era partita all’inizio di marzo per inseguire il suo sogno, quello di lavorare nel campo del turismo.

In Italia niente risposte al suo curriculum da laureata in tedesco e inglese, ma da Lanzarote (arcipelago delle Canarie), nel giro di due chiamate via Slipe, era arrivata immediatamente la possibilità di un posto di lavoro in un grande albergo 5 stelle.
Un sogno che si avvera. Titti parte il 6 marzo, rassicurata dalle informazioni dell’epoca.

E racconta: «6 marzo. Parto. Aeroporti vuoti, mascherine un po' ovunque. Ansia abbastanza. 7 marzo. Arrivo. Faccio un respiro e dico «finalmente qui». 8 marzo. Chiusa la Lombardia. Penso "ce l'ho fatta per un pelo". 10 marzo, la Spagna chiude i voli da e per l'Italia. Tutta la Spagna zona rossa , chiuso tutto. «Vabbè dai sull'isola non ci sono casi», mi dicono.
15 marzo. Primi 3 casi. Aeroporti aperti senza precauzioni. Mamma, papà, bro, amici: «Torna!».
16 marzo. «Parto o resto? Se parto metto a rischio me e gli altri. Se resto sono comunque a rischio ma in una stanza da sola, in una famiglia che non è la mia, se vai anche solo al supermercato ci sono troppi turisti irresponsabili e in più pago affitto senza lavorare. Cerco risposte. Chiamo la polizia. Chiamo l'hotel. Non sanno darmi risposte. Mi consigliano di fare la cosa migliore per me. E quale è la cosa migliore per un sognatrice come me? Qual è la cosa giusta».

Le uniche risposte arrivano dalla Farnesina, con il charter della Neos Air per un volo il giorno successivo, senza certezza di altre possibilità. Titti accetta, compra il biglietto, si organizza in qualche modo, trova un passaggio con altra gente nella stessa situazione, prende il traghetto per Fuerteventura, resta ore in attesa fino all’imbarco: «Ritardi vari, finalmente si sale e ci dividiamo. Aereo pieno, tante mascherine ma zero distanza. Tutti o quasi dai 50 anni in su. Il mio posto invece era vicino a due ragazze che avevano prenotato lo stesso hotel mio. Atterriamo all'1 a Fiumicino. Le valigie escono alle 2.30 passate! Prendiamo il taxi, check in hotel, doccia da un'ora, chissà scaccia il fatidico virus, e finalmente alle 3.30 a letto».

17 marzo. Roma, in hotel ognuno racconta la sua storia «e l'unica cosa che mi viene in mente paradossalmente sono le note di "sono un ragazzo fortunato perché mi hanno regalato il mondo". Titti riesce a prendere il treno che la riporta a Trani.
«Non preoccupatevi sono già in quarantena senza nessuno, e mi autodenuncerò. Questo è il rispetto che ho per i miei, per me e per la gente che non voglio incontrare al supermercato. Tutto questo è per dirvi una sola cosa: non giudicate, non commentate, non c'è la cosa giusta da fare. Non c'è.. ma c'è una cosa che vince su tutto è la libertà di scegliere dove vivere ma anche dove morire, per assurdo. Scegliere dove farsi curare nel caso di star male».

«Quando si ha paura si è tutti contro tutti se la cosa si vede dal di fuori, ma quando si è dentro credetemi si è uniti più che mai. È partito tutto da dei ragazzi trevigiani bloccati alle Canarie che tramite i social si sono fatti sentire, inserendomi in questo gruppo di "los perdidos". Poi preso taxi con modenesi, traghetto con padovani, aereo con ragazze siciliane ma che vivevano a Tenerife. Nella navetta c'era anche il cinese che chissà se provava a tornare a casa. Io non lo so se questa è stata la scelta giusta, posso dirvi che le risposte arrivano col tempo. Tutto questo per dirvi: non giudicate più per favore, non fatelo mai più perché il prossimo potresti essere tu! Il mio sogno per ora finisce ancor prima di iniziare, ma ho pur sempre lasciato una valigia da recuperare. Sono a casa. E sento mamma: "lavati le mani e vai in cucina».

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