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Coprifuoco finito, riecco tutti i mali del sabato sera

 
Fulvio Colucci

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Fulvio Colucci

ambulanza 118 notte

Tempi nuovi (?) e vecchi mali. Per esempio i giovani e l'abuso di alcol. Le cronache dal Salento sembrano riportarci all'era pre-Covid

Mercoledì 16 Giugno 2021, 15:19

Tempi nuovi (?) e vecchi mali. Per esempio i giovani e l'abuso di alcol. Le cronache dal Salento sembrano riportarci all'era pre-Covid: storie di ordinario sballo in uno scenario da precoce movida estiva. Il coprifuoco ci aveva disabituati; non se ne sentiva la mancanza.

La Puglia era ancora in «zona gialla» e soggetta a restrizioni orarie quando – nella notte tra sabato e domenica - alcuni ragazzi intossicati dall'alcol sono stati soccorsi dal personale del 118 nei Comuni salentini di Ugento, Monteroni e Gallipoli. In un caso è stato necessario il ricovero in ospedale.

Chissà se i medici leccesi, mentre prestavano le cure, avranno ricordato lo slogan-tormentone dei mesi più bui della pandemia: «Ne usciremo migliori». Se già c'erano dubbi, gli episodi dello scorso fine settimana – i malori durante le feste o davanti ai locali, le richieste di aiuto – li hanno dissipati.

Un anno e mezzo di (forzata) sobrietà da confinamento sembrava aver invertito la tendenza dello sballo, anche se sappiamo che - al netto dell'inabissarsi del fenomeno: tra feste private e rave party clandestini - altri fronti del malessere adolescenziale si sono aperti (pensiamo ai tristi numeri delle depressioni e dei suicidi).

Dal coma etilico agli incidenti mortali (spesso conseguenza dell'alcol e, per soprammercato, dell'abuso di droghe) parevano ridimensionati dopo aver impresso il loro marchio funesto alle stagioni estive, nel Salento in particolare e in particolare negli ultimi anni.

Il coprifuoco, le restrizioni, la necessità di evitare l'ennesimo dilagare dei contagi da coronavirus, attraverso il rispetto delle regole, sembravano il «salvacondotto» per un «mondo nuovo» nel quale almeno fronteggiare il problema della «movida sballata» con efficaci armi preventive.

Invece sfogliando le pagine di cronaca, leggendo l'intervista rilasciata alla Gazzetta dal direttore della centrale operativa del 118 di Lecce Maurizio Scardia, sembra di essere ripiombati nell'incubo: l'abuso di alcol da parte dei giovanissimi con gravi episodi di intossicazione, la necessità di vietare la vendita di bevande nei supermarket, i pericoli della guida in stato d'ebrezza, le campagne di sensibilizzazione nelle scuole, l'impegno di famiglie e istituzioni perché il fenomeno sia compreso ed eliminato con interventi a monte e non quando il danno è irrimediabile.

A sfogliare il giornale, ascoltare le parole del dottor Scardia, pare di trovarsi nel 2019 e non nel 2021. Distanziamento, coprifuoco, confinamento, sembrano non essere mai esistiti e non aver prodotto la benché minima maturazione di una diversa consapevolezza della parola libertà. Anzi, la libertà appare compressa e compromessa, perciò ora bisogna riappropriarsene, ma in realtà di ripiomba in antichi vizi.

Perché la libertà, ce lo ha insegnato la pandemia, è bellissima se rispettiamo noi stessi, il nostro corpo, la nostra salute rispettando le regole e, quindi, rispettando gli altri. Siamo ancora in tempo perché l'estate, nel Salento come in tutta la Puglia, non sia la stagione dell'osceno ritorno allo sballo ma quella nella quale la sfida da raccogliere, soprattutto da parte dei giovani, sia quella di rispettare le regole per non perdere la libertà.

Proprio loro, i ragazzi, hanno vissuto un anno e mezzo di coprifuoco, confinamenti, scuole chiuse. Proprio loro ora sanno, sulla propria pelle, come la libertà è facilissimo perderla e difficilissimo riconquistarla.

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