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Binario unico addio. Sarà la volta buona?

 
Filippo Santigliano

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Filippo Santigliano

Binario unico addio. Sarà la volta buona?

Tra Termoli a Ripalta il tempo si è fermato all'epoca di re Vittorio Emanuele II

Giovedì 17 Settembre 2020, 17:30

Il tracciato è identico a quello percorso dal re Vittorio Emanuele II il 9 novembre del 1863 quando inaugurò la linea ferroviaria Pescara-Foggia e con quell'opera sancì l'arrivo della modernità anche in Puglia.

Da 157 anni, fatta eccezione per l’elettrificazione, quel binario unico che va da Termoli a Ripalta (vicino Lesina) per 35 chilometri di strada ferrata, ricorda più l'archeologia industriale che l'attualità delle opere pubbliche, in un esempio (negativo) unico nel suo genere per linee ferroviarie di caratura europea.

Da oltre trent’anni si è in attesa della cantierizzazione dei lavori. Così in questo Paese dalle dinamiche sempre contraddittorie si tiene bloccata una infrastruttura decisiva per il sistema dei trasporti nord sud lungo la linea Adriatica, in attesa dell'alta velocità che, per il momento, rimane più una promessa che un impegno strategico. Tuttavia almeno il raddoppio ferroviario per eliminare quest'imbuto impiantistico è possibile attuarlo ora che il ministero delle Infrastrutture ha dato il suo via libera dopo l'intesa con la Regione Molise per le opere di compensazione.

Si attende quello del ministero dell'Ambiente che ha bloccato il suo di "via libera" dopo la protesta delle organizzazioni ambientaliste contrarie al raddoppio della linea ferroviaria, così come è stata progettata, perché "importuna" la riproduzione del fratino, l’uccello trampoliere che nidifica lungo le spiagge e che per il momento - senza avere responsabilità dirette - ha deciso di contribuire a bloccare l’avanzata del progresso. La questione, sollevata un paio di mesi fa anche in sede parlamentare, potrebbe sbloccarsi (è l'auspicio) nella giornata di oggi quando in conferenza di servizi il ministero guidato dall'ex generale dei Carabinieri Forestali, Sergio Costa, dovrebbe notificare il proprio parere, a quanto pare vincolante rispetto al via libera degli appalti e quindi dei lavori. L'attesa per questo pronunciamento, soprattutto in Puglia, è enorme perché si tratta anche di tradurre in un solo linguaggio tecnico e politico la "babele" proveniente dai vari ministeri (Infrastrutture, Trasporti, Ambiente, Sud). Non è un caso che alla vigilia di quest'appuntamento, associazioni come “L’isola che non c’è”, che si batte per l’Alta Velocità sulla dorsale adriatica, abbia suggerito anche un intervento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sollecitandolo sul fatto di essere di origine foggiana e quindi interessato "moralmente" alla soluzione di un problema ultradecennale.

La beffa di questo ulteriore slittamento nell'avvio dei lavori lungo la Ripalta Lesina-Termoli è dettata anche dal fatto che in materia di investimenti eco compatibili, la stessa Unione Europea abbia raccomandato l'utilizzo delle risorse aggiuntive per il trasporto cosiddetto più pulito, quello ferroviario appunto, rispetto ad una mobilità più sporca come quella autostradale e aeroportuale.

Sta di fatto che la realtà è totalmente diversa rispetto alle aspettative. Per questo dopo anni di progettazione, di recupero delle risorse, di conferenze di servizio, di richieste compensative (tutte favorevoli al Molise, ma perché non si sa), di pareri favorevoli e contrari, veti incrociati un giorno da parte degli ambientalisti ed il giorno dopo dai cementisti, ricorsi al Tar, poi al Consiglio di Stato e chi più ne ha ne metta, l'attesa per la decisione odierna del ministero dell'Ambiente (se ci sarà) rappresenta un punto di svolta per comprendere e per davvero se ci sarà o meno una nuova "ripartenza" per le opere strategiche nel Mezzogiorno, peraltro proprio a 70 anni dalla costituzione della Cassa per il mezzogiorno che, al netto di polemiche, contraddizioni, clientele e corruzione (ma appartengono agli uomini non all'idea), ha comunque contribuito al recupero infrastrutturale, sociale ed economico di un'area depressa e arretrata come il sud che conviveva con la miseria e l'emigrazione del dopo guerra. Per questo motivo bisogna andare oltre gli interessi e la propaganda elettorale e prendere una decisione politica, quella con la P maiuscola e che si assume le responsabilità delle scelte senza nascondersi dietro il tecnicismo dei burocrati.

Inutile ricordare ai Lettori della Gazzetta i numerosi articoli frutto di una martellante campagna di sensibilizzazione dedicati da questo giornale al raddoppio del binario unico tra Puglia e Molise, un simbolo di arretratezza e anche di menefreghismo (delle classi politiche locali e nazionali). Se la Gazzetta non avesse insistito da anni sul raddoppio ferroviario, probabilmente la questione sarebbe stata archiviata e il binario unico sarebbe andato ad allungare il quaderno della rassegnazione formato da una miriade di opere pubbliche incompiute. Speriamo che, adesso, sia davvero la volta buona, anche se, non dimentichiamolo, il Belpaese rimane la serra calda dei ricorsi e dei controricorsi, degli sgambetti e dei rinvii improvvisi. Una logomachia, una litigiosità, ancora più accentuate a Mezzogiorno.

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