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Quelle vittime in nome del sogno europeo

 
Giuseppe Dimiccoli

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Giuseppe Dimiccoli

Quelle vittime in nome del sogno europeo

Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e gli studenti Erasmus della mattanza in Spagna avevano in comune due cose: la morte e l'Europa

Domenica 16 Dicembre 2018, 17:01

Che cosa hanno in comune Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e gli studenti Erasmus della «mattanza in Spagna»? Certamente due cose: la morte e l'Europa.
Proviamo a ragionare, con sentimenti di profonda ammirazione e gratitudine, partendo proprio dalla morte del giovane collega stroncato a Strasburgo dalla mano assassina del terrorista Cherif Chekatt. Antonio, giovane e brillante giornalista radiofonico con le idee ben chiare a tal punto da voler in maniera ostinata raccontare il sogno europeo con il microfono di Europhonica, non ha avuto dubbi nell’affermare che l’Europa è necessaria perché «lo dice la Storia. Le alternative sono inimmaginabili ed essenzialmente tragiche».


Affermazione che trova ispirazione dal suo Dna dove era scolpito il suo status di indomito appartenente alla «generazione Erasmus». Già questo, non solo nell’attuale momento storico, lo annovera tra i padri nobili e fondatori dell’Unione europea avendo avuto il coraggio di rafforzare il sogno europeo.
Un progetto che, al netto dei correttivi necessari da apportare, continua ad assicurare la pace nel Vecchio continente da oltre 70 anni. Il Premio Nobel conferito nel 2012 ai cittadini europei è un faro da non spegnere.
Lo stesso presidente Sergio Mattarella, europeista credibile e convinto, ha fatto sapere che: «Il sogno di Antonio Megalizzi è il sogno di molti di noi. Per un’Europa libera, unita, pacifica e aperta. La sua morte insensata ci colpisce tutti. Onoreremo la sua memoria con un impegno ancora maggiore per realizzarlo».


Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo da Assisi capitale mondiale della Pace, ha precisato: «L’omicidio di Antonio Megalizzi e di altre vittime innocenti a Strasburgo deve farci riflettere: è un odio forte contro l'Europa, contro la convivenza civile, contro la nostra democrazia». E allora non si vanifichi il sacrificio di questo ragazzo dell'Europa con il sorriso contagioso e l'entusiasmo di chi crede nel valore del giornalismo. Quello al servizio dell'Altro. La missione di Antonio di fondare una radio europea composta di giovani e di studenti di ogni Paese, con sede a Bruxelles, va alimentata per poter rendere attori principali proprio i ragazzi primi verificatori e narratori delle palpitazioni degli stati aderenti al progetto europeo.
Quel progetto che tanto Valeria Solesin - la ricercatrice veneziana uccisa il 13 novembre del 2015 durante l’attentato al Bataclan di Parigi - quanto i tredici studenti Erasmus (sette erano italiani e morirono nell'incidente del pullman su cui viaggiavano il 20 marzo 2016 in Spagna) hanno onorato grazie alle coordinate della ricerca e dello studio. Forme di cultura che profumano di Pace.

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