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Non fate scherzi sui nostri risparmi

 
Gianfranco Summo

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Gianfranco Summo

Non fate scherzi sui nostri risparmi

Aumenta lo spread? E Salvini commenta: colpa della speculazione alla Soros

Martedì 09 Ottobre 2018, 16:35

Prevedibile come la pioggia in autunno, è arrivato il commento del vicepremier Matteo Salvini all’aumento dello spread: colpa della speculazione alla Soros (un noto finanziere internazionale). Salvini e Di Maio sono gli stessi che irridono le inchieste sulle manipolazioni russe in Occidente ma spacciano come autorevoli le tesi sui complotti plutocratici di non meglio identificati Poteri Forti impegnati in cospirazioni speculative contro il governo gialloverde. Ma a forza di trattare gli italiani come eterni adolescenti per carpirne la benevolenza e il consenso (a seconda delle esigenze), la coalizione di maggioranza sta ottenendo l’effetto indesiderato di far percepire alla comunità internazionale l’intero Paese come uno Stato in perenne fermento, privo di equilibrio e incerto sul proprio futuro. Esattamente come un ragazzino dalle grandi potenzialità inesplorate ma ancora incapace di dosare le proprie energie. E voi prestereste ingenti cifre a un adolescente che dichiara di voler utilizzare i vostri soldi in maniera incomprensibile? Perché a questo siamo. Questo c’è dietro lo spread, non altro.

Un governo stabilisce che cosa vuole fare per i propri cittadini e se non ha in cassa i danari per realizzare gli obiettivi deve chiederli in prestito: più i prestiti saranno percepiti come rischiosi, più gli interessi per ricompensare questo rischio saranno alti.

Adesso stiamo tornando a vivere la singolare tesi - già sperimentata - in base alla quale chi ci presta i capitali lo debba fare alle nostre condizioni e secondo i nostri comodi. E chi non è d’accordo, peste lo colga. Se qualcuno ha capito che cos’è il reddito di cittadinanza, in base a quali criteri sarà assegnato e tolto, quante persone ne beneficeranno, quanto costerà, beato lui; perché non è chiaro neanche a chi dovrebbe prestarci i soldi per realizzarlo. Ci è stato solo spiegato come non possiamo usarlo, prima ancora di mettercelo in tasca: per spese immorali. Roba da ayatollah.
Altro che complotto. L’Italia ogni anno impiega per la spesa pubblica più soldi di quanti gliene arrivino in tasse (questo è il deficit), e quel che manca lo reperisce aumentando il debito emettendo i famosi Btp, i Buoni del Tesoro sui quali riconosce degli interessi come accade in qualunque prestito. Lo spread (parola inglese traducibile in questo caso con «differenza») è lo scarto tra il tasso sul debito della Germania e quello italiano. La Germania è considerato l’elemento di paragone perché prestare soldi ai tedeschi appare come un investimento sicuro: gli interessi sono bassi, è vero, ma i capitali impiegati vanno in mani ritenute affidabili, tornano indietro e anche con una remunerazione, minima ma certa. Per l’Italia invece più rischio, più interessi. In una spirale negativa che fa lievitare la spesa pubblica all’infinito. Siamo un debitore che chiede altri prestiti per onorare gli impegni precedenti.

Voi vi fidereste di un vicino di casa che vive in questo modo? Tutto il resto è cortina fumogena. Più comodo invocare i complotti, le forze oscure, la Finanza Internazionale, il Nemico, l’Europa cattiva.

Il linguaggio stesso è funzionale a consolidare il clima dello schema Amico-Nemico. «Noi» siamo i buoni, quelli che pensano ai poveri, ai giovani, ai pensionati, ai disoccupati: parole che evocano debolezza e suscitano senso di protezione e dunque bontà. «Loro» sono le banche (cattive per definizione), i potenti, i ricchi (che quando sono «loro» vanno combattuti), i burocrati (c’è niente di più detestabile della burocrazia?). Travolti dalla propaganda non ragioniamo sui contenuti.
Ma così non si arriva da nessuna parte. Neppure verso il baratro o contro un muro. Semplicemente si viaggia incontro al nulla, senza rotta e senza meta. Bruciando benzina. Il carburante sono i nostri risparmi, l’ultimo bene che ci è rimasto.

L’Italia è indebitata ma gli italiani sono ancora relativamente ricchi. A fronte di un debito pubblico di 2.300 miliardi di euro, gli italiani hanno accantonato risparmi per 4.300 miliardi. Molti di questi soldi sono liquidi sui conti correnti di banche e Poste, altri ancora impiegati in maniera diversa proprio grazie agli odiati investitori internazionali che hanno il dovere di amministrare oculatamente i denari che vengono loro affidati.
A meno che l’obiettivo sia proprio questo: sorpassare i mercati finanziari obbligando gli italiani a investire in debito pubblico italiano, senza poter scegliere liberamente che fare dei propri soldi. Dalle spese immorali al Risparmio alla Patria il passo ideologico è brevissimo, ma è bene essere consapevoli che una strategia del genere porterebbe a picco l’intera Italia. Oro alla Patria? Neanche per scherzo dovremmo evocare un’epoca triste di censure, come quelle vagheggiate da Di Maio, di «me ne frego» come quelli pronunciati da Toninelli e di «tanti nemici molto onore» alla Salvini. Anche perché perfino la tragedia della Storia ha una sua statura. Non paragonabile con la farsa.

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