Quanto durerà il governo? E’ la domanda che accompagna caffè, aperitivo, pranzo e cena nei Palazzi romani del Potere. La storia – recente e non solo – ci ha insegnato che il fascino della politica sta nella sua assoluta imprevedibilità. La risposta più frequente è: almeno fino alle elezioni europee del 26 maggio 2019. Il sondaggio dei sondaggi, visto che il sistema proporzionale puro consentirà a ciascun partito di guardarsi allo specchio. Soltanto allora si vedrà se il fantastico 30 per cento accreditato oggi alla Lega sarà reale e se il M5S sarà riuscito a tenere botta. Per arrivare indenne alla prossima primavera , il governo dovrà tuttavia superare prove durissime. Nei primi due mesi di governo Salvini e Di Maio hanno avuto una intesa perfetta. Il M5s non ha battuto ciglio dinanzi alla dura politica sull’immigrazione di Salvini, anche perché in campagna elettorale i grillini non s’erano mai sbracciati in favore dei migranti.La Lega si era invece molto esposta sul tema delle Grandi
Opere e ieri sono arrivati puntualmente al pettine i primi nodi. Per i Cinque Stelle rinunciare al blocco del gasdotto pugliese Tap è stato un grosso sacrificio che li espone a forti contraccolpi nella regione in cui hanno avuto più voti. Dinanzi alla crisi nei rapporti internazionali e agli abnormi oneri finanziari che avrebbe prodotto la sospensione dei lavori, essi hanno dovuto smentire tutto quanto avevano detto in campagna elettorale. Era perciò prevedibile che nella sua instancabile opera di mediazione, il premier Conte avrebbe tentato di bloccare la Tav in Piemonte, ma anche qui si avrebbe un costo sufficiente a dare gli asili nido gratis a tutti i bambini italiani per un anno e tre mesi, oltre a perdere una bella fetta di credibilità internazionale.
Va bene che gli italiani finiscono le guerre sempre con un alleato diverso da quello con cui le avevano cominciate, ma come si fa a fare un contratto con un governo senza la garanzia che il successivo non lo smentisca? Per questo un duro monito di Salvini ha riportato ieri il tema al tavolo delle trattative. Il ministro dell’Interno finora è stato fortunato perché la sua politica sui migranti non solo non costa, ma fa perfino risparmiare un po’ di soldi. Sia la flat tax che il reddito di cittadinanza costano invece un patrimonio. Quando il ministro dell’Economia dice che questi provvedimenti verranno approvati soltanto quando ci saranno i soldi, vuol dire che nella legge di bilancio per il 2019 ce ne sarà forse soltanto una pallida traccia.
E’ invece scontato che entro quest’anno sarà riformata la legge Fornero, mandando in pensione chi totalizzi 100 tra anni di contributi e di età. Altra vittoria della Lega. Potrà il M5S accontentarsi del solo “decreto dignità” che pure è stato un colpo nello stomaco per Salvini? Forse no. Ma si teme che appena aprirà bocca i cecchini dei mercati, già appostati sui tetti di Londra, New York e Francoforte, faranno fuoco a volontà. E nessun governo potrebbe reggere a uno spread di 500 punti. Ci serve perciò molta pazienza e molta fantasia italiana per spillare tanto vino lasciando intatto il livello della botte…