Testi inediti che incontrano una selezione di brani tra i più belli e rappresentativi del cantautorato italiano: è il cuore del progetto «Io che amo solo te. Le Voci di Genova», spettacolo-concerto ideato dalla cantante Serena Spedicato e dallo scrittore Osvaldo Piliego, salentini, e visibile in anteprima su YouTube (qui il link) da oggi al 28 maggio, grazie a Puglia Sounds Producers.
Prodotto da Dodicilune e Coolclub, lo spettacolo è un omaggio alla Scuola di Genova, e i capolavori di Luigi Tenco, Fabrizio De André, Gino Paoli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi e Bruno Lauzi incontrano gli arrangiamenti originali del fisarmonicista Vince Abbracciante, insieme al contrabbasso di Giorgio Vendola e alla chitarra classica di Nando Di Modugno. La regia è del siciliano Riccardo Lanzarone, e il video del concerto, allestito nella Sala Cavallerizza del Castello Volante di Corigliano d'Otranto, è diretto da Davide Faggiano. «Avevo in testa questo progetto da molti anni – racconta Serena Spedicato – perché la storia di Genova riguarda tutti: non è solo il mare, il luogo d’affari, il porto da cui passava tutto, dalla letteratura al jazz, è proprio il celebrare il desiderio di questi cantautori di “essere visti”. Volevo dare un luogo vivo a questa memoria, dire: “vi abbiamo compreso, vi seguiamo, vi raccontiamo”».
«Poche strade, un gruppo di amici e una manciata di anni consegnati all’eternità»: con queste parole Piliego descrive il movimento, nato da un incrocio di fortuna e di ideali, dove gli incontri felici avvenivano intorno al tavolino di un bar. «Osvaldo ci ha messo un po’ ad accettare il mio invito a descrivere Genova – prosegue Serena – poi dopo un concerto al Fondo Verri si commosse così tanto che cominciò a inviarmi i testi, parole materiche che hanno tracciato la strada, anche perché avendo vissuto fra quei caruggi conosce bene il territorio. E l’altra sinergia felice è stata quella con Vince Abbracciante, che mi chiamava commosso dopo ogni prova perché si rivedeva nel dolore e nella sofferenza di questi artisti, oltre a essere un grande conoscitore della musica degli anni ‘60. È come se i suoi arrangiamenti avessero preso vita».
Uno spettacolo reso anche scenicamente: il palco diventa una specie di stanza dei ricordi in cui Serena ha una valigia con un diario di segreti e racconti dei cantautori genovesi. «È una valigia che abbiamo trovato per caso durante le prove, sempre al Fondo Verri – continua – che contiene tante cose, e altrettante ne porta via con sé. Il lavoro con il regista Riccardo Lanzarone mi ha formato molto, ho scoperto col teatro nuove risorse del mio corpo, che da interprete non conoscevo, ho tirato fuori una parte di me che aveva bisogno di emergere. L’intento è forte, abbiamo cercato di essere tutti sinceri, e siamo arrivati alla “fermata giusta”». Dopo l’anteprima video, lo spettacolo verrà portato in giro nelle prossime settimane, e l’augurio è che oltre a vederlo sul palco di un teatro, suo luogo naturale, possa essere un progetto anche divulgativo: «Parliamo di persone al margine che raccontavano gli ultimi, ma con storie intrise di vita. Osvaldo è stato molto bravo a far emergere solo la loro poetica, la bellezza. Sarebbe stato facile parlare di caducità e mal di vivere, dalle sfortune di Lauzi, a Bindi che è morto di stenti, passando per la pallottola nel pericardio di Gino Paoli. Le storie raccontate qui sono tutte ridenti, nonostante i vissuti forti di ognuno dei cantautori, celebrano l’esistenza». E mai come in questo periodo ne abbiamo un gran bisogno.