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Ruvo, il Talos Festival vince la sfida dell'edizione distanziata

 
Ugo Sbisà

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Ugo Sbisà

Ruvo, il Talos Festival vince la sfida dell'edizione distanziata

Musica e danza: un legame da sfruttare più intensamente

Lunedì 12 Ottobre 2020, 10:22

L’immagine di Piazzetta Le Monache, a Ruvo, con i posti a sedere distanziati e il palcoscenico messo al contrario rispetto al passato resterà probabilmente impressa nella memoria degli aficionados del Talos festival. Così come gli scatti che i numerosi fotografi al seguito della manifestazione hanno realizzato quest’anno potrebbero diventare dei pezzi rari, come dei piccoli «Gronchi rosa» della memoria per il loro ritrarre pubblico e musicisti muniti di mascherine, a testimonianza dell’«edizione del Covid», di un anno nel quale, una volta di più, il festival, i suoi ideatori Pino e Livio Minafra con Margherita Porfido, la civica amministrazione, gli stessi spettatori sono riusciti a opporre una singolare resistenza umana per non fermare una manifestazione che ormai appartiene a una comunità e che è finalmente riuscita a fare identità intorno a sé.
Ecco allora che le tre fredde (solo meteorologicamente) serate di questa edizione d’ottobre assumono un significato che va ben oltre la semplice fruizione della musica per diventare un punto fermo nella già abbastanza tribolata storia di un appuntamento senza il quale la Puglia della musica creativa sarebbe decisamente più povera.
E che per questi concerti ci fosse attesa lo hanno dimostrato i tre «esauriti» serali, forse favoriti anche dalle restrizioni imposte dalle norme sanitarie, ma non per questo meno significativi.

Le non poche difficoltà non hanno permesso ai Minafra di sbizzarrirsi come in passato, eppure i tre appuntamenti - Paolo Angeli, il duo Salis - Zanchini e il trio Servillo, Girotto, Mangalavite - hanno rimarcato un’attenzione a quella ricerca, a quella libertà improvvisativa che però non si allontana mai dalla cura della melodia, dal legame con un passato che può essere ancora gravido di suggestioni anche per i linguaggi contemporanei. In questo senso non c’è dubbio che il recital «Liberi» portato in scena da Antonello Salis e da Simone Zanchini abbia incarnato alla perfezione lo spirito del Talos e soprattutto lo slogan coniato ormai diversi anni fa da Pino Minafra: la melodia, la ricerca, la follia.

Nell’arco di circa un’ora e mezzo, Salis a pianoforte e fisarmonica e Zanchini a fisarmonica e live electronics hanno proposto un set vivace, fantasioso e persino imprevedibile, sfociato in un estemporaneo omaggio a Ennio Morricone, con le rivisitazioni a loro modo energiche e intense di temi da film quali Il buono, il brutto, il cattivo, Giù la testa, Nuovo Cinema Paradiso e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Riletture creative, beninteso, ma sempre musicalissime, nelle quali il pianoforte di Salis si è acceso di bagliori tayloriani, con clusters e improvvise raffiche di note, mentre nei momenti in cui entrambi i solisti hanno imbracciato le fisarmoniche la musica si è fatta rapsodica, frenetica nel suo continuo smontare e rimontare i temi cucendoli persino a citazioni del Bolero di Ravel o di standard del jazz.
Ci sarebbe poi da dire della danza, del bel filone che il coreografo Giulio De Leo ha sviluppato accanto a quello musicale. Per ora ci limitiamo a suggerire che, nel Talos del futuro, danza e musica potrebbero e dovrebbero interagire creativamente in maniera molto più stretta anche negli appuntamenti serali. La provocazione è lanciata...

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