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Il «tempo vero» di Ingrid a Napoli

 
Silvio Perrella

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Silvio Perrella

Il «tempo vero» di Ingrid a Napoli

Roberto Rossellini, l’italiano che l’ha spinta a far di sé rivoluzione Indifferente al vocio critico ai pettegolezzi, alle asprezze

Giovedì 22 Dicembre 2022, 10:47

Dici Ingrid e sai che è lei, i capelli chiari, gli occhi cerulei, le labbra da bimba che ride nella malinconia, il naso leggermente pronunciato, l’andatura di una donna alta che deve saper collocare il baricentro tra il seno e l’ombelico.

La vedi avventurarsi tra strade che sono film e hanno titoli da cineteche storiche: Casablanca, Notorius, Viaggio in Italia, Sinfonia d’autunno.

La vedi che ride mentre il collo si piega all’indietro; la vedi coprirsi con foulard discreti; la vedi salire e scendere da limousine nere; la vedi che cambia rotta all’improvviso e da Hollywood approda alle isole Eolie.

Ingrid Bergman, lei, bellissima da levarti il fiato, inavvicinabile e vicinissima, enigmatica nella sua trasparenza d’acqua quieta, pronta a tormentarsi le mani per idee di fuga, mamma lieta e plurima, donna solissima.

È a Casablanca con Humphrey; è a Rio con Cary; è a Napoli con George; soprattutto, fuori dal set, è a Maiori con Roberto.

Lui, sì, Roberto Rossellini, l’italiano che l’ha spinta a far di sé rivoluzione, indifferente al vocio critico, ai pettegolezzi, alle asprezze ciniche di chi non capisce perché fuori dal regno dei sentimenti.

Ingrid vede due suoi film sull’Italia martoriata dalla guerra e dice di essere ignara della sua lingua, ma di conoscere almeno una parola che nomina il sentimento più alto e misterioso: l’amore.

Per lui lascia ogni cosa, scende dalle limousine, prende un aereo per l’ignoto, atterra su un’isola scabra, scura, vulcanica, respingente, sacralmente mediterranea.

Stromboli vive in un silenzio interrotto dagli starnuti violacei del vulcano.

Ingrid vive d’improvviso una doppia vita: è la donna di un pescatore taciturno e spesso mutangolo; è la compagna di un regista che ama improvvisare sul set e ama ancora di più che i set scompaiano e ci siano paesaggi da mettere in pellicola, movimenti d’accostare a movimenti, rotazioni dello sguardo nello spazio.

Ingrid è la straniera, l’ignota, la bellezza chiara che corteggia la bellezza scura; è la scopritrice di labirinti petrosi, di vie che curvano raggomitolandosi, di mari invitanti e infidi, solcati da famiglie di tonni in amore.

In agguato c’è lo strazio di domande inesplose, di silenzi appesantiti dai dubbi, di condizioni strette e soffocanti, il Mediterraneo è scurore antico che nasconde nella fodera il brillio dei colori; lei, Ingrid, porta nei suoi gesti eleganti le acque lontane dai maremoti di Stoccolma.

Sa compara si perde riacquista fiducia scala in un turbinio di nuvolaglia intricata il vulcano, lo sfida, gli chiede quel che non potrà mai rispondergli, lo scambia per quel dio che non è.

È una prima prova, ce ne saranno altre, forse ancora più ardue, da lei sostenute con il piglio dell’allieva che vuol imparare, anche se in ogni suo gesto c’è visibilissima l’ampiezza di esperienze ad arcobaleno.

Ingrid adesso è a Napoli, cocciutamente la esplora, se ne imbeve, è una donna «cucita» che si confronta con un popolo «drappeggiato», così la vuole il regista che sta dietro alla macchina da presa alla ricerca di pensieri chiari.

Il Museo Nazionale, il Cimitero delle Fontanelle, l’Antro della Sibilla, Pompei, ogni tappa è una screziatura del sentimento.

Ingrid cammina, accompagnata da una drappeggiata che la introduce, che condivide con lei un desiderio di maternità oscurato nell’impossibile, che le dice senza parole con occhi ardenti.

Napoli le si rivela antica, quasi ignota a se stessa, un satellite scappato alle regole del tempo.

Tra Ingrid e Napoli si stabilisce una partitura di possibilità, si scambiano le ore incerte di entrambe, le si potrebbe intendere come due donne che temporeggiano di fronte all’accadere dei momenti, allo stillicidio dei minuti, allo strapiombo del tempo vero indicato dalle meridiane.

Ingrid, per una volta non da sola, è invitata allo scoprimento di alcuni calchi pompeiani. L’accompagna un marito sino allora distratto e fedigrafo. Un archeologo pennella sulla polvere fino a rivelare le forme di una coppia che ha abbandonato la vita dandosi la mano.

Ingrid non può trattenere il pianto; scappa; il marito la segue; noi siamo dietro di loro, di lei.

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Silvio Perrella

La Panchina

Biografia:

La meridiana, detta anche, impropriamente, orologio solare o quadrante solare, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. Attraverso le parole di Silvio Perrella facciamo un viaggio nel tempo nei luoghi del cuore che profumano di Meridione e Sud.

Silvio Perrella

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