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Quel tempio di mezzo tra le fronde e le radici

 
Silvio Perrella

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Silvio Perrella

Sedersi a guardare tra passi e soprabiti

Giovedì 23 Novembre 2023, 08:12

L'albero, flessuosamente sen- suale, è fatto a quote: dalle fronde alte che suonano mu- sica in combutta con il vento ai rami che ondeggiano nell’aria fino a certe proboscidi di legno che atterranno sul terreno e si fanno da rami che erano nuove radici, nuovi ricominciamenti. Il signor Acciuga non ha bisogno di guardarlo, perché lo sente; ne avverte la sua duplice natura sia di ficus sia di magnolia; ne contempla il suo stare nel tempo dandogli una forma polifonica dove l’intrico esiste certo, ma sa sciogliersi in figura aerea e pie- namente leggibile; e soprattutto ne ammira la sua stanzialità che non significa che l’al - bero sia immobile, al contrario ha fremiti e linfe e scorrimenti di energia continui seb- bene mai del tutto a vista. La Villa che gli è cresciuta vicino lo ri- spetta: architettura fatta di geometrie li- berty si accosta ad ar- chitettura arborescente e insieme di- segnano una città nella città, una Pa- lermo solitaria e raminga, che tiene lontano da sé per quanto può gli abusi cementizi e gli strepiti e le vastaserie. È stato l’uomo del sale a dar fiducia ad Acciuga; davanti al cancello che sembrava chiuso e inaffrontabile gli ha fatto un cenno alzando il mento e facendo degli occhi due fessure, men- tre con una mano spingeva un’anta cigolante che permetteva alle squame d’infilarsi nel breve spazio e con l’altra mano disegnare un ciao nell’aria. È raro che il normanno di Palermo si sposti dal suo luogo; e quando lo fa, come in questo caso, lo fa solo per il tempo necessario a compiere una ben determinata azione. Quando è a Palermo è al cospetto dell’albero che il signor Acciuga ama passare le sue notti. Sceglie sempre un ramo a metà quota che sa accoglierlo facendogli da panchina-giaciglio; dopo aver sistema- to sul prato le parti del corpo non necessarie al sonno, fa un piccolo salto e si assesta in quel regno di mezzo dal quale può puntare gli occhi verso l’alto delle fronde o verso il basso delle radici, ben sapendo che l’albero sa ribaltare le prospet- tive a seconda degli stati d’animo e delle stagioni e delle neces- sità del momento. Mettere pelle e squame a contatto con la sostanza legnosa dell’albero è per Acciuga insieme un rito ma anche uno scambio d’infor - mazioni mute. Lui porta ai rami e alle foglie e ai fiori la notizia del mare, del suo mu- tevole e metamorfico prendere forma e perderla e di nuovo riacquistarla, sem- pre alla ricerca di una chiarezza e di una trasparenza che sebbene di con- tinuo messa a repentaglio non viene mai dismessa; l’albero porta a lui la notizia di cosa sia la linfa che sa scorrere anche dove sembra non ci sia spazio e che sa vedere anche nella cecità assoluta e che ha la pazienza del sostare e dello stare così tanto in silenzio da fare del silenzio un tem- pio. Se il signor Acciuga dovesse dire quel che la presenza dell’albero gli suggerisce, direbbe: ecco un tempio che non ha avuto bisogno di mani per costruirsi; un tempio nato per gem- mazione e per diramazioni impreve- dibili e insospettate. Un tempio vuoto di religioni e di dei, ma pieno di saggezze e di capacità regale d’accogliere. Ogni volta che il signor Acciuga si assesta sul ramo leggermente oscil- lante nel buio della notte è questo che avverte; lui si sente accolto e come abbracciato; la sua panchina-giaciglio prende una morbidezza che il legno non farebbe sospettare; e il sonno viene in soccorso come un mondo che sta dietro le palpebre e che aspetta solo di essere richiamato in vita dalla quiete stormente dell’albero. E anche il cadere di una foglia, lo strisciare di un serpente, lo zampettare di paparella, lo scendere lento di una goccia, invece d’interrompere il si- lenzio lo intensificano; diventano sti- moli perché sia nella mente di Acciuga sia in quella dell’albero si producano immagini, velari di solito incompresi che invece si schiudono come fiori nuovi e fosforescenti. Il signore del sale, non lontano, sistema i suoi sacchetti sulla carroz- zina e sembra quasi che li culli come pargolini che hanno bisogno di esser incoraggiati a splendere, come segreti nella notte.

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Silvio Perrella

La Panchina

Biografia:

La meridiana, detta anche, impropriamente, orologio solare o quadrante solare, è uno strumento di misurazione del tempo basato sul rilevamento della posizione del Sole. Attraverso le parole di Silvio Perrella facciamo un viaggio nel tempo nei luoghi del cuore che profumano di Meridione e Sud.

Silvio Perrella

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