La panchina
La panchina
Ortigia, un sogno di pietre bianche
La panchina
Se la bora innesca la rivolta del vento
Una reazione alle ingiustizie che un po’ ovunque dilagano sulla superficie della Terra e che mietono vittime
La panchina
Un cuore che batte tra le onde del mattino
Come una percussione che si avvicina e si allontana e che nasce e si trasforma e torna all’origine pompando sangue
La panchina
Il fascino luccicante dello «Stagnone»
L’uomo del sale pur commerciando in cristalli bianchi, non era mai stato nel luogo dal quale provengono
La panchina
Quel tempio di mezzo tra le fronde e le radici
La panchina
Le amicizie mute nella Palermo salata
Eppure questo centimetro quadro di mondo suggerisce una variazione continua, una sorta di fuga musicale
La panchina
L’universo acquatico è culla di emozioni
Un viaggio immaginario tra silenzi e masse umide. Mentre si smarrisce il senso della realtà «terrena»
La panchina
Con gli occhi chiusi sull'inverno alle porte
«Non devi guardare, non devi guardare, dice a se stesso il signor Acciuga; gli occhi nuovi che ti sono infilati nelle orbite rimaste vuote soffrono di astenia; sbriciolano il visibile; si ubriacano di lacrime»
La panchina
Lisbona a «cavallo» nel mare dei sussulti
In quelle creature nell’acquario vede dei minuscoli moniti a star bene facendo di sé un’opera sempre incompiuta
La panchina
Coppie male assortite che ballano il tango
Quando le immagini del mondo si deteriorano, fanno falò, s’infilano negli occhi come saette dolorose, diventando mine che mirano alla cecità e all’immobilità funebre della morte, il signor Acciuga cerca riparo come può e a volte gli capita per virtù d’improvvisa casualità di trovare una panchina simile a una scialuppa di salvataggio
La panchina
Quanto vale la firma di un «patto ignoto»
La panchina ha la forma di un divanetto; è al centro di una stanza illuminata da un sole tardo mattutino; dalla finestre si fa visibile una piazza irregolare, schiacciata da un lato, svettante di un edificio d’epoca fascista dal lato opposto
La Panchina