“Siamo l’aria che respiriamo: la cura dell’ambiente è la cura del respiro”. È lo slogan lanciato dalla società italiana di pneumologia che, dal congresso nazionale di Catania, ricorda quanto importanti siano i polmoni: “essenziale capire che bisogna salvaguardarli per evitare che si ammalino, proteggendosi dall’inquinamento atmosferico, evitando fattori di rischio come il fumo di sigaretta o esposizioni a sostanze chimiche irritanti al lavoro e a casa. Senza aria pulita le malattie respiratorie cresceranno”.
Gli fa eco, da Firenze, il summit di cardiologi organizzato e presieduto dal prof. Francesco Prati “Conoscere e curare il cuore” che, a loro volta, avvertono: “L’inquinamento è un big killer anche per il cuore” (lo hanno segnalato anche le società di patologia respiratoria americana ed europea). “Possiamo stare – dice il prof. Luca Richeldi, past president Soc. It. Pneumologia - 1 giorno senza bere, 3 senza dormire e 4 o più senza mangiare, ma non possiamo vivere che pochissimi minuti senza ossigeno. Il Covid-19 ha riportato l’attenzione sui polmoni: organi discreti dei quali è troppo facile dimenticarsi… la diagnosi tardiva può pregiudicare la capacità del polmone a guarire”.
“I polmoni – dice il prof. Carlo Vancheri (univ. Catania e presidente della Società) - sono costantemente esposti al mondo esterno… inquinanti atmosferici, virus, batteri, allergeni, muffe, polveri sottili e altre particelle estranee. Il progetto “Un albero per respirare, per prevenire e contrastare le malattie respiratorie” prevede la messa a dimora di un totale di 300 alberi a Catania e Bari con l’obiettivo di: riqualificare l’ambiente e valorizzare il territorio; trasformare luoghi abbandonati o inutilizzati in aree riqualificate, destinate a diventare polmoni verdi e spazi di aggregazione a disposizione della collettività… un solo albero può compensare la produzione di 700 kg di CO2”.
Aumento paventato anche delle malattie cardiocircolatorie. “Esposizione prolungata a particolato fine (PM 2,5) – è stato detto al Congresso di Firenze – si associa a sviluppo di aterosclerosi, ipertensione arteriosa, e diabete mellito; quella breve (ore o giorni) è un trigger per gli eventi coronarici acuti (infarto, ecc). Lo studio presentato a Firenze dimostra “aumenti del 13% e 12% di eventi coronarici acuti non fatali in rapporto alla concentrazione del PM
(PM 10 o PM10). A maggior rischio le persone già cardiopatiche. “L’esposizione cumulativa per lunghi periodi al particolato – ha comunicato, al congresso presieduto dal prof. Prati – il prof. F. Muscente e coll. (univ. Pisa) - promuove lo sviluppo di stato di vulnerabilità con iper-rischio cardiovascolare”