Sarà disponibile da venerdì 25 novembre in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming «Orsetti Blu», il nuovo singolo del pugliese Filippo Ferrante, di cui vi mostriamo da oggi il video in anteprima. Un racconto in musica di un sogno di cui si ricorda solo qualche frammento, un orsetto blu, appunto, e il brano tenta di dare un significato a quel sogno: forse è il nostro bambino interiore che si affaccia e chiede di tornare a vivere i nostri desideri dimenticati. Il video è diretto da Emanuele Formica e termina con un «fine prima parte», che lascia intendere che il percorso non si ferma qui.
Un'atmosfera che ispira un ritorno all'infanzia: qual è il tuo ricordo più bello da bambino, magari legato alla musica?
«Non mi riferisco ad un periodo di cui avere nostalgia ma ad un Universo da cui attingere per rinnovarsi: evolvere e diventare esseri completi, ricordando e riprendendo ciò che nell’infanzia ci caratterizzava e che spesso facevamo con estrema naturalezza. Il mio ricordo più bello d’infanzia è legato al gioco: spesso fantasticavo delle storie con i miei personaggi preferiti (Pegasus dei Cavalieri dello Zodiaco, per citarne uno) come un vero regista, inventando sceneggiature e dialoghi. Forse proprio quello è stato, senza volerlo, il gioco/esercizio utile ad allenare a poco a poco la mia creatività che poi ho messo al servizio della musica».
Il video lascia intendere che ci sarà un proseguimento della storia.. puoi anticiparci qualcosa?
«È un’idea che ho maturato con il regista Emanuele Formica parlando del progetto e dell’uscita del mio nuovo album. Si tratta, infatti, di videoclip-serie a due puntate. La seconda puntata potrebbe essere l’uscita di un nuovo singolo oppure una continuazione del singolo “Orsetti blu”, o ancora entrambe le cose o nessuna delle due. Ma qualcosa ci sarà».
Hai un passato in una band che ha avuto un bel successo: che strascico ha lasciato in te quell'esperienza e invece quali sono le cose che hai sperimentato maggiormente nel tuo percorso da solista?
«L’esperienza del palco di Battiti Live mi ha permesso di avvicinarmi al Mondo della musica mainstream e di esserne coinvolto in prima persona. Mi ha dato la possibilità, da lì in poi, di mettermi alla prova cercando di migliorare la qualità delle mie produzioni. È stato un acceleratore di crescita professionale. Nel mio percorso da solista, invece, ho avuto la necessità di ricercare una mia personale centratura musicale, ù uno stile riconoscibile dove anche altre persone avrebbero potuto ritrovarsi. Un po' come voler creare un proprio linguaggio e scoprire che altri lo decodificano e hanno poi voglia di continuare a fare esperienza di questo viaggio. Diventa quasi un gioco e una continua scoperta di sé».
Attivo nel panorama musicale da diversi anni, che opinione hai oggi della musica, in particolare italiana, dal momento che i mezzi per farsi strada sono molti di più rispetto al passato?
«Sono rimasto sempre dell’idea che il “fare” porti a crearsi pian piano uno spazio in questo mondo. Il “fare” per me è l’azione che trasforma in maniera rapida un’idea in qualcosa di concreto. Quindi è tutto ciò che c’è dietro allo scrivere nuove canzoni, sperimentare e - perché no - anche al “cannare” qualche brano o produzione. Molte carriere dei cantautori più affermati oggi in Italia e nel mondo hanno vissuto un’esperienza simile, che dal basso li ha portati sempre più su con un alternarsi di discese, risalite e poi ancora nuove discese, hit di successo e qua e là anche dei flop. È un po' come la vita. Credo che un artista non possa affermarsi solo con una buona dose di popolarità, senza sporcarsi le mani. Anche se i mezzi per farsi strada oggi sono molti di più rispetto al passato, non si deve mai perdere il focus su ciò che conta e che è alla base per affermarsi (forse un domani): cioè fare arte con un senso di responsabilità, mettendosi al servizio degli altri, rispettando la nostra natura e la nostra verità più autentica, senza cercare necessariamente applausi, anzi al contrario rischiando di perdere anche qualche like».
Tornando al «bambino interiore», cosa diresti al «te» bambino che per la prima volta si affaccia alla musica, e quali sono invece i sogni e i progetti per il futuro?
«Forse non direi nulla perché sapeva già lui cosa fare. Il mio approccio alla musica da bambino è stato di pura curiosità e sperimentazione: all’inizio mi incantavo semplicemente ad ascoltare un pezzo di musica classica e cercavo di replicarlo: non c’erano altri fini se non quello di godere dell’estasi che la connessione a questo linguaggio misterioso mi dava. I progetti per il futuro riguardano l’uscita di un nuovo album in primavera 2023. Quest’ultimo anno, infatti, è stato per me molto prolifico: sono arrivate molte canzoni alcune anche attraverso dei sogni. Saranno legate tra loro da un concept che in qualche modo le accomuna in una sorta di puzzle. In questi giorni siamo a lavoro in studio di registrazione proprio per finalizzare questo nuovo progetto discografico».