«L'eco dei tuoi no», Reverendo insieme a Claver Gold per il remix prodotto da Gian Flores
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Bianca Chiriatti
28 Gennaio 2020
Atteso concerto dei Negrita domani all’Apollo di Lecce (inizio alle 21) per la tappa del nuovo tour «La Teatrale + Reset Celebration». La band, dopo due giri sui palchi di tutta Italia nel 2019, festeggia così i 20 anni dell’album «Reset», per l’occasione ristampato in vinile. La line up: Paolo «Pau» Bruni, Enrico «Drigo» Salvi, Cesare «Mac» Petricich. «L’ultimo show l’abbiamo fatto a fine agosto - racconta «Drigo», Enrico Salvi, storico chitarrista della band - e tutta questa attesa è stata una noia mortale. Il live è il momento più gratificante del nostro lavoro, siamo contentissimi di ritornare sul palco».
Cosa aspettarci da questo nuovo ciclo di concerti?
«La formula rimane più o meno la stessa: proponiamo uno show prevalentemente in chiave acustica, nei teatri, un’atmosfera molto particolare per una band come la nostra. In questo modo possiamo utilizzare sfumature che non sfruttiamo tutti i giorni, vari tipi di spessori, diversi dal concerto in elettrico. Poi festeggeremo i 20 anni di “Reset”, daremo gran risalto ad alcuni brani che hanno fatto la storia di questo disco».
Siete in giro da tanti anni: com’è cambiato il vostro pubblico?
«Probabilmente avendo fatto Sanremo nel 2019, una fetta di fan è arrivata anche da lì, ed è più recente. Siamo un po' schivi, lontani da dinamiche televisive e dal presenzialismo, ma l'esperienza del Festival abbiamo voluto farla, e oltre agli appassionati storici, ora ci seguono tanti giovani, anche grazie ai social».
Che rapporto avete con i social?
«Abbiamo cominciato a utilizzarli molto tardi, ma pian piano ci siamo accorti che non potevamo più rimanere fuori. Sono indispensabili per chi fa questo lavoro, pur conoscendone aspetti positivi e negativi».
L’impatto del teatro, rispetto a un palazzetto, come lo vivete?
«Siamo una band sempre in movimento, molti nostri dischi sono nati dopo viaggi importanti, anche all'estero. Oggi in Italia nel circuito dei concerti si suona nei palazzetti, che spesso sono costruiti in posizioni decentrate o periferiche delle città. Il teatro è il centro, il gioiello, anche storicamente e architettonicamente, nato e concepito per le performance artistiche, nasce insieme all'uomo. Ecco che allora diventa per noi quasi l'ultimo degli strumenti musicali a disposizione per lo show, per esprimere la nostra musica. Suonare in teatro è un'esperienza totalizzante, intensa, vedi il pubblico negli occhi, esplori nuove corde più intime e delicate. Una bella sintesi poetica ed espressiva».
Scelga un momento di questi lunghi anni di carriera che è rimasto intatto nella lunga storia dei Negrita...
«Quello che mi è sempre piaciuto è che siamo una band di amici, appassionati di musica, che hanno capito in fretta la loro natura un po’ nomade. Comprendere che viaggiare sarebbe stato focale nel nostro lavoro ha allargato gli orizzonti: ci è capitato di vivere il presente, il «qui ed ora», non tramite lo schermo di uno smartphone, ma in qualche posto pazzesco nel mondo. Abbiamo visto grandi metropoli e luoghi sperduti, e tutto questo come un gruppo di amici, che hanno conosciuto un'umanità curiosa e sorridente. Siamo stati ostinati, ma anche piuttosto fortunati».
Dove sarete fra vent’anni?
«Viviamo tempi un po’ particolari, oggi nessuno è abituato a pensare a lungo termine. La tecnologia ha in qualche modo facilitato la vita di tutti, ma ci sta anche schiavizzando e ipnotizzando, tanto siamo abituati a ottenere tutto con un clic. È difficile fare riferimento a corsi e ricorsi della storia e del passato: il tempo che viviamo è difficilmente prevedibile».
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