Martedì 09 Settembre 2025 | 16:10

Vendita ex Ilva: spunta l’ipotesi Jindal tra i potenziali nuovi acquirenti

 
Maristella Massari

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Maristella Massari

Vendita ex Ilva: spunta l’ipotesi Jindal tra i potenziali nuovi acquirenti

«Mi aspetto progetti competitivi e sfidanti» ha ribadito Urso, sottolineando che il bando aggiornato richiede un impegno concreto sulla decarbonizzazione

Martedì 09 Settembre 2025, 09:22

Il futuro dell’ex Ilva continua a intrecciarsi con i destini industriali e sociali di Taranto. Al Forum Thea di Cernobbio, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha messo un punto fermo: «La Carta Costituzionale non prevede la possibilità di nazionalizzare le imprese siderurgiche che operano in regime di concorrenza». Una precisazione che archivia ogni ipotesi di ritorno pieno dello Stato alla guida dell’impianto siderurgico, aprendo invece la strada a un coinvolgimento come socio di minoranza, a garanzia della transizione ecologica.

Sul tavolo ci sono le manifestazioni di interesse, ancora in corso, e tra i protagonisti spunta anche il nome di Jindal, colosso indiano dell’acciaio. «Mi aspetto progetti competitivi e sfidanti» ha ribadito Urso, sottolineando che il bando aggiornato richiede un impegno concreto sulla decarbonizzazione, con la realizzazione di almeno tre forni elettrici a Taranto per garantire continuità produttiva.

Cauto ma realista il giudizio di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai: «Lo Stato può accompagnare la transizione, ma servono idee chiare sul piano industriale e sugli attori coinvolti. A dispetto dei santi, è difficile andare in Paradiso», ha commentato, richiamando la necessità di visione e concretezza. Intanto il ministro la scorsa settimana ha risposto al sindaco di Taranto, Piero Bitetti, che aveva sollecitato un confronto sul processo di decarbonizzazione. Urso ha accolto l’invito, precisando che il tavolo potrà tenersi solo dopo la chiusura delle manifestazioni di interesse, per discutere nel merito delle proposte. Nella sua lettera al primo cittadino ha preso atto anche della contrarietà espressa sul rigassificatore, ricordando però che questa posizione «limita le potenzialità delle offerte». Le associazioni imprenditoriali locali non nascondono la loro preoccupazione. Fabio Greco, presidente di Confapi Taranto, boccia l’ipotesi di una vendita “a spezzatino” tra Nord e Sud: «Una scelta che penalizzerebbe ancora una volta Taranto e comprometterebbe il futuro industriale e occupazionale del territorio ionico».

Lo scenario si allarga fino a Genova, dove l’impianto di Cornigliano resta in bilico. La sindaca Silvia Salis invita a valutare con pragmatismo il progetto di un forno elettrico: «Non abbiamo detto sì incondizionato, ma neppure un no per preconcetto. Aspettiamo un piano industriale serio, con garanzie per ambiente, occupazione e salari».

Il futuro dell’ex Ilva resta appeso ai prossimi passaggi: la chiusura delle manifestazioni di interesse, le proposte che emergeranno dalla data room, le scelte del Governo e dei soggetti industriali. Taranto osserva e attende, sospesa tra la speranza di un rilancio e il timore che le incertezze si traducano in nuove penalizzazioni. La più grande acciaieria d’Europa cerca ancora la sua strada, tra transizione ecologica, tutela del lavoro e competitività internazionale.

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