Un pomeriggio d’inverno, i compiti da fare, televisore acceso, merenda pronta sul tavolo, i poster di Madonna e delle Spice Girls appesi in cameretta. Poi la sigla inconfondibile di «Bim Bum Bam», con Uan, pupazzo rosa dalle lunghe orecchie pronto a conquistare grandi e piccini. Per noi bambini cresciuti negli anni ‘80 e ‘90 quella era la felicità, fatta di risate, musica e leggerezza. E dal 18 ottobre prossimo quella stessa magia torna a vivere sul palco grazie a «Bim Bum Bam Party», spettacolo teatrale che riporta in scena il mitico format televisivo. A guidare il pubblico oltre a Uan, con la voce storica di Pietro Ubaldi, ci saranno Manuela Blanchard e Marco Bellavia, tra i volti storici del programma, con la partecipazione del Maestro Enzo Draghi, autore di sigle indimenticabili. Sketch, filmati di repertorio, karaoke, il tour prodotto da Dimensione Eventi su licenza ufficiale RTI Mediaset Group, con la regia di Claudio Insegno, farà tappa anche in Puglia, sabato 14 febbraio 2026 al Teatro Politeama Greco di Lecce. Ed è proprio Manuela Blanchard a raccontare alla «Gazzetta» questo vero e proprio tuffo nell’infanzia, occasione per riscoprire la spensieratezza che quei personaggi sapevano regalare ogni pomeriggio.
Qual è stata la scintilla che ha fatto nascere questo progetto?
«L’idea è nata dal regista e da Dimensione Eventi. Gli ex bambini di ieri, che oggi sono adulti, hanno voglia in questi periodi così complicati di attingere a un periodo di vita in cui c’era più serenità, e che noi riusciamo a trasmettere nonostante le difficoltà. C’è voglia di attingere ai ricordi, al sapore dei bei tempi passati, all’infanzia».
Come sarà strutturato lo spettacolo?
«Abbiamo un canovaccio: Uan ha un juke-box ed è convinto che sia rotto perché gli adulti di oggi, oppressi dalle fatiche quotidiane, non lo ascoltano più. E allora la sua missione è riportare un po’ di quella gioia, un tuffo indietro nel tempo. Sul palco poi oltre a me e a Marco ci sarà il Maestro Draghi con una band dal vivo, anche in qualità di direttore musicale, e canteremo tutti insieme le sigle dell’epoca perché la musica non ha tempo, ti fa rivivere le sensazioni dell’epoca, come i profumi. Ogni periodo ha un suo suono, un suo timbro».
I bambini dell’epoca la fermano ancora per strada?
«Ci sono tante persone che si definiscono la “Generazione Bim Bum Bam”, il programma ha lasciato un segno... Io ho mantenuto i tratti somatici, mi riconoscono, piangono quando mi abbracciano, mi dicono “Tu sei la mia infanzia”. Devo ammettere che questo calore umano è sincero ed emozionante, mi capita di trovarmi davanti a persone che rimangono a bocca aperta, ma anche bambini, che quando partecipiamo a manifestazioni e incontri apprezzano tanto quel tipo di energia, anche se non l’hanno vissuta sulla loro pelle».
Qual è la cosa che le è rimasta maggiormente nel cuore di quel periodo?
«L’orgoglio di aver portato energia pulita e affetto vero. Dallo studio non eravamo in contatto con i bambini, poi ho cominciato ad andare in esterna, volevo incontrarli, capire quali erano le loro curiosità e i loro sogni, siamo andati in scuole di ogni tipo e in tutte le regioni, intervistammo perfino il primo “baby-sindaco”. È stato un momento in cui la televisione dedicava grande attenzione nei confronti dei bambini, uno spazio importante. Poi quel periodo finì e con Paolo (Bonolis, ndr.) tornammo a lunghi spezzoni, lenti, una cosa inconcepibile nella tv di oggi, ma che invece i bambini apprezzavano. Non sempre hanno bisogno di quel frastuono attivante».
Che effetto le fa passare dalla tv al teatro?
«Ho iniziato con l’Accademia dei Filodrammatici di Milano, e il teatro mi ha sempre spaventato, per l’idea di portare in scena chi non eri tu. Stavolta invece non interpreto un personaggio, porto me stessa, con un approfondimento perché la mia forza è entrare in contatto con l’altro in modo sincero, chiacchierare con il cuore».
Il suo partner in tv era Bonolis, qui ritrova Marco Bellavia, altro volto storico di «Bim Bum Bam»...
«Non abbiamo mai lavorato insieme, sarà una novità, sono curiosa di provare ad avere una relazione con una persona diversa, che ha tanta voglia di rimettersi in gioco. E poi non vedo l’ora di ritrovare Pietro Ubaldi, un vero fenomeno».
Insomma, se potesse dire qualcosa a uno degli «ex bambini» che verrà a teatro, cosa gli direbbe?
«Nulla. Semplicemente lo abbraccerei».