Venerdì 05 Settembre 2025 | 23:38

Discoverland, il viaggio senza confini di Pier Cortese e Roberto Angelini

 
Bianca Chiriatti

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Bianca Chiriatti

Discoverland, il viaggio senza confini di Pier Cortese e Roberto Angelini

Domani a Lecce per il Narin Fest a Tagliatelle, e domenica a Trani: «La nostra identità è non avere confini rigidi, ma un cuore saldo che ci permette di esplorare senza paura»

Venerdì 05 Settembre 2025, 06:00

Un universo di suoni elettronici e voci capaci di reinventare ogni brano: è la magia di Discoverland, il progetto di Pier Cortese e Roberto Angelini, che torna dal vivo in Puglia domani, sabato 6 settembre, a Lecce per la decima edizione del Narin Fest, la rassegna organizzata da Terra del Fuoco Mediterranea (appuntamento a Tagliatelle – Stazione Ninfeo, ore 20:30), e domenica 7 settembre nella Corte Davide Santorsola di Palazzo delle Arti Beltrani a Trani nell'ambito della rassegna Musica a Corte.

Nato nel 2011 dall’incontro tra i due cantautori, produttori e polistrumentisti tra i più raffinati della scena italiana, Discoverland ha saputo imporsi come un laboratorio sonoro visionario. L'ultimo disco, «Ero», è stato portato in tour anche con Niccolò Fabi, accolto con entusiasmo da pubblico e critica.

Che rapporto avete con questo territorio e con il pubblico pugliese?

«La Puglia per noi è sempre stata terra di accoglienza, calore umano e ascolto profondo. Ogni volta che torniamo riconosciamo un’energia speciale. Il pubblico ha spesso grande sensibilità ed empatia da queste parti. Partecipa, si emoziona, restituisce intensità. Questo rende ogni concerto un’esperienza unica, mai uguale alla precedente».

Il giro di palchi con Fabi vi ha dato un respiro diverso, che eredità vi portate dietro?

«Abbiamo condiviso molto più che un palco: è stato un percorso di ascolto reciproco, di scambio continuo. Abbiamo suonato per lui, ci siamo messi nei panni della sua musica e Discoverland è stata l’occasione per scambiarci le parti. Ci portiamo dietro un pubblico attento, aperto, rispettoso, che abbiamo costruito negli anni e che anche grazie alla presenza di Niccolò ha soffiato sulle nostre vele».
Discoverland nasce proprio dall’idea di sperimentare e mischiare linguaggi: oggi, dopo più di dieci anni, come definireste l’identità del duo?
«All’inizio eravamo una sorta di laboratorio a cielo aperto: volevamo vedere cosa succedeva mettendo insieme mondi diversi. Oggi ci riconosciamo come un progetto che ha trovato una sua voce precisa, ma che continua a cambiare pelle. L’identità di Discoverland è proprio questo: non avere confini rigidi, ma un cuore saldo che ci permette di esplorare senza paura».

In molti parlano della dimensione mistica e quasi spirituale dei vostri live: è qualcosa che curate consapevolmente o nasce in modo naturale?
«Arriva da una necessità autentica. Non costruiamo a tavolino, ma ci lasciamo attraversare dalla musica e dalle vibrazioni del momento. Forse la spiritualità di cui si parla è semplicemente l’effetto della sincerità: quando suoniamo cerchiamo di spogliarci di tutto e stare davvero lì, con chi ascolta».

Nell’album si percepisce un equilibrio tra strumenti acustici e ricerca elettronica: quanto tempo avete dedicato alla costruzione di questo sound?
«Tanto, ma non in modo “tecnico”. È stato un tempo di ascolto, di prove, di errori. Abbiamo cercato un suono che non fosse un compromesso, ma un incontro naturale tra legno e digitale, tra corde e pulsazioni elettroniche. Non volevamo che una parte prevalesse sull’altra: ci interessava l’alchimia, il punto in cui i due mondi respirano insieme».

In un’epoca in cui i numeri e le tendenze spesso guidano le scelte artistiche, cosa significa per voi continuare a portare avanti un progetto così personale e libero?
«È una forma di resistenza e libertà. Non ci interessano le classifiche, ci interessa la verità di quello che facciamo. Discoverland è il nostro spazio di ricerca, e custodirlo senza piegarlo alle logiche di mercato è il modo migliore che conosciamo per restare fedeli a noi stessi. In fondo, crediamo che la libertà artistica sia anche il regalo più grande che possiamo fare a chi ci ascolta».

Guardando avanti: pensate già a nuove collaborazioni o a un’evoluzione futura, magari verso un linguaggio ancora diverso?

«Immaginiamo Discoverland come un organismo vivo, in continua trasformazione. Ci piace l’idea di aprirci a nuove collaborazioni, perché ogni incontro porta una luce diversa sul nostro percorso. Non sappiamo ancora se sarà con altri musicisti, con artisti visivi o con il mondo del teatro e del cinema, ma di certo ci interessa spingerci oltre. L’evoluzione naturale di Discoverland è proprio questa: cercare sempre un linguaggio nuovo, senza perdere la nostra essenza».

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