Martedì 09 Settembre 2025 | 17:02

Malika Ayane al Piano City Lecce: «Bellissimo Salento, il posto migliore dove fare musica»

 
Luisa Ruggio

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Luisa Ruggio

Malika Ayane al Piano City Lecce: «Bellissimo Salento, il posto migliore dove fare musica»

«L'intelligenza artificiale non mi fa paura: non può esistere tecnologia utile senza la ricchezza umana». Il festival diffuso dal 12 al 14 settembre

Martedì 09 Settembre 2025, 10:41

Tutto pronto per «Piano City Lecce 2025», il festival diffuso dedicato alla magia degli 88 tasti che dal 12 al 14 settembre propone tanti concerti a ingresso gratuito. Nato da un’idea del pianista berlinese Andreas Kern, il format è un’occasione per riscoprire, attraverso la musica, i luoghi più belli di Lecce, selezionati dall’architetto Giorgia Rizzo per la direzione artistica di Gloria Campaner e Andrea Mariano.

Fra gli ospiti di questa edizione: Leszek Mozdzer, Malika Ayane, Eva Gevorgyan, Giuseppe Magagnino e Scipione Sangiovanni. Grande attesa per Malika Ayane in programma il 13 settembre alle 21.30 al Chiostro del Rettorato.

Nel panorama musicale odierno la sua voce è sinonimo di qualità. Perché la buona musica italiana scarseggia?

«Credo che il vero problema di questo tempo non sia l’assenza di proposte valide quanto questa dimensione che trasforma il comparto musicale in un enorme supermercato, gli strumenti con cui reperiamo la musica rendono paradossalmente più difficile il modo di orientarsi. Vent’anni fa era tutto diverso, c’erano le riviste musicali e Internet non era così invasivo. Per questo le rassegne offrono la possibilità di vivere l’esperienza della musica spogliata di ogni orpello e sono felice di essere in grado di poter sostenere un concerto solo con il pianoforte, sento di poter dire qualche cosa anche sussurrando».

I concerti sono ancora riti collettivi. Questa dimensione di palco che crea comunità nel Salento è più forte rispetto alle altre geografie che tocca con il suo tour?

«Il Salento è il posto migliore per suonare, la ritualità e la varietà di possibilità che offre denota attenzione per tanti artisti e una ricerca che intreccia diverse tipologie di creatività musicale, è veramente raro. Penso che la musica sia un bene necessario come il cibo, ci nutre, ascolto tanta musica ogni giorno, è fondamentale per la sopravvivenza e non soltanto come estensione della proiezione dei nostri sentimenti. Tante volte è un sesto senso, la percezione non verbale esente da tutti gli altri cinque sensi della vita. Aver investito sulla carriera concertistica è aver scelto il rapporto con le persone. Anche se vivo praticamente in aeroporto, è bello poter viaggiare e guardare in faccia le proprie frustrazioni al risveglio».

Nessuna paura dell’IA?

«Ieri mentre ero in aereo guardavo un documentario sulla realizzazione delle tecniche di animazione che negli anni ‘90 iniziavano a essere all’avanguardia, non può esistere tecnologia utile senza la ricchezza umana perché il fatto di utilizzare l’intelligenza artificiale - a parte che si fanno delle canzoni orrende anche con l’intelligenza naturale - può aiutare gli esseri umani a facilitarsi un poco il lavoro senza lasciarsi sostituire, preferisco una tecnologia che svolge mansioni pratiche al posto mio mentre creo, ora è molto di moda e non si parla d’altro però le persone più sveglie nutriranno questi grandi archivi dell’intelligenza artificiale con dati utili affinché non sia come Wikipedia che riporta informazioni superficiali, tante volte le informazioni sono limitate perché chi ha fornito i dati è stato pigro e quindi se facciamo lo stesso con l’IA saremmo condannati allo smarrimento».

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