Martedì 09 Settembre 2025 | 21:38

Bari, morì a 12 anni in sala operatoria per ipotermia: ex primario assolto «perché il fatto non sussiste», cadono ultime accuse

 
Redazione online

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Bari, tra Policlinico e ospedale pediatrico fine di un matrimonio

Era accusato di falso in relazione a una cartella clinica redatta per il caso della piccola Zaraj. A marzo Milella era stato assolto «per non aver commesso il fatto» dall’accusa di omicidio colposo

Martedì 09 Settembre 2025, 16:02

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La gup di Bari Valeria Isabella Valenzi ha assolto «perché il fatto non sussiste» l’ex primario di Anestesia e rianimazione dell’ospedale pediatrico 'Giovanni XXIII' di Bari, Leonardo Milella, accusato di falso in relazione a una cartella clinica redatta per il caso della 12enne Zaraj Tatiana Coratella Gadaleta. La piccola, di origine colombiana, morì in ospedale il 21 settembre 2017 per una ipertermia maligna subito dopo un intervento di riduzione di una frattura del femore.
Per l’accusa, Milella, che era finito a processo (in abbreviato), nel compilare la cartella clinica della paziente, avrebbe falsamente attestato che il farmaco salvavita Dantrium era stato somministrato alla bimba alle 11.30 del 21 settembre, mentre in realtà (per la Procura) sarebbe stato somministrato alle 13 dello stesso giorno.

Oggi, in Tribunale, lo stesso pm Baldo Pisani ha chiesto l'assoluzione di Milella «per non aver commesso il fatto», mentre l’avvocato del medico, Angelo Loizzi, ne ha chiesto l'assoluzione con formula piena, come poi deciso dalla gup.
Lo scorso 28 marzo, Milella era stato assolto «per non aver commesso il fatto» dall’accusa di omicidio colposo in relazione alla morte della 12enne. Al primario, intervenuto ad operazione chirurgica conclusa, la pubblica accusa contestava di aver erroneamente diagnosticato una «tromboembolia polmonare» e "ritardato» di altre tre ore «la somministrazione del farmaco salvavita».

Nella vicenda era inizialmente coimputato anche l’anestesista Vito De Renzo, che ebbe in cura la 12enne prima dell’arrivo di Milella e che ha patteggiato una pena di un anno e otto mesi. Inizialmente si era costituito parte civile anche il padre della bimba che oggi ha revocato la sua richiesta.

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