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A Taranto la Settimana santa è orfana dell’abbraccio popolare

 
Giacomo Rizzo

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Giacomo Rizzo

A Taranto la Settimana santa è orfana dell’abbraccio popolare

I perdoni a Taranto

Coronavirus, riti senza processioni. Ecco il programma delle Confraternite

Giovedì 01 Aprile 2021, 17:48

TARANTO - I Riti della Settimana Santa tarantina restano orfani, per il secondo anno consecutivo, delle processioni e dell’abbraccio popolare. L’emergenza sanitaria impone regole severe e la rinuncia a una tradizione secolare. Lo scorso anno, in pieno lockdown, a Taranto le chiese furono chiuse al pubblico da Giovedì a Sabato Santo su disposizione del prefetto. Le sole celebrazioni liturgiche avvennero a porte chiuse, diffuse in streaming, e tutte le altre ritualità furono sospese. Quest’anno, invece, c’è una parziale e limitata ripresa.

L’arcivescovo Santoro ha ufficializzato ed approvato nuove regole che tengono in considerazione l’emergenza sanitaria e i divieti emessi in proposito. «In questi tempi difficili di sofferenza e di dolore – scrive don Filippo – volgiamo commossi lo sguardo alla passione, morte e resurrezione del Signore che si offre a noi nel suo amore infinito. Celebriamo la Settimana Santa con sobrietà e ardore e, anche nelle limitazioni per l’acuirsi della pandemia, moltiplichiamo la nostra solidarietà con i più poveri». Le limitazioni alla presenza fisica imposte dalla pandemia non devono frenare i sentimenti di fede e devozione e le disposizioni affidate alle Confraternite «sono un aiuto – osserva l’arcivescovo – a vivere insieme, come Chiesa Diocesana, questo tempo di grazia che è il più prezioso di tutto l’anno».

È proibita ogni forma di pellegrinaggio, pubblica o privata, agli altari della reposizione (sepolcri), tradizionale appuntamento del Giovedì Santo. In sostanza, i confratelli del Carmine non si recheranno nelle varie Chiese secondo gli itinerari prestabiliti e non attraverseranno in coppia le strade della città con la loro caratteristica, lentissima andatura (“nazzicata”). Altra novità è che non ci saranno i «perdoni» a piedi nudi ma i confratelli dovranno indossare calze modello fantasmino color carne con soletta interna o calze e scarpe dell’abito di rito.

Salta nuovamente domani l’appuntamento con l’uscita delle ore 15 della «Prima Posta» di perdoni e delle altre coppie di confratelli dai due portoni della Chiesa del Carmine. Tutto dovrà svolgersi all’interno delle Chiese e senza percorsi pubblici.

Nella comunicazione dell’arcivescovo si stabilisce, relativamente ai Comuni dell’Arcidiocesi, che «i padri spirituali, d’intesa con i parroci delle Chiese interessate, potranno prevedere la presenza in Chiesa di alcune coppie di confratelli, in abito di rito, che garantiscano l’adorazione dinanzi al Santissimo».
Il priore della Confraternita del Carmine di Taranto, Antonello Papalia, ha poi deciso di rivedere l’organizzazione interna. Mentre nella prima stesura era previsto che «i turni di Adorazione a Gesù Sacramentato» per il «pellegrinaggio interno» avvenissero, la sera del Giovedì Santo (dalle ore 18.30 alle ore 21) e la mattina del Venerdì Santo (dalle ore 5.30 alle 9.30), «in alcune chiese della città» da parte di «coppie di perdoni» in base «alle richieste degli iscritti», ora si dispone che avvengano da parte di confratelli in abito di rito, indicati come rappresentanza della ben più vasta Comunità Confraternale, «solo nella Chiesa del Carmine, che per tale motivo non sarà accessibile a fedeli provenienti da altre Comunità». Sarà consentito, per la visita al sepolcro, l’accesso contingentato ai fedeli appartenenti alla Parrocchia, ammessi con pass e secondo gli orari stabiliti dal padre spirituale don Marco Gerardo «a piccoli gruppi che entreranno da un accesso ad essi dedicato».
Anche nella chiesa di San Domenico sarà consentita l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione in sei turni (dalle 18.15 alle 21.30) e in gruppi scaglionati, ai quali si partecipa su prenotazione (chiamando il 371-4821730).

Come nel 2020, non ci saranno nemmeno quest’anno la processione dell’Addolorata e quella dei Misteri. Ma «negli orari imposti dal decreto governativo, i sodalizi – puntualizza la disposizione dell’arcivescovo - che per veneranda tradizione organizzano la processione dell’Addolorata e/o dei Misteri, potranno esporre in chiesa o il simulacro dell’Addolorata o quelli di Gesù Morto e dell’Addolorata» (e non, quindi, le altre statue dei Misteri, ndr).
Alle 23.30 di domani (Giovedì Santo), nella Chiesa di San Domenico Maggiore, si terrà la preghiera, accompagnata dalle marce funebri, dinanzi all’Effigie della Vergine Addolorata con l’arcivescovo Filippo Santoro, il padre spirituale don Emanuele Ferro e il commissario della Confraternita Giancarlo Roberti. Il rito durerà fino alle 2 di notte. La Chiesa sarà poi aperta per la venerazione personale del simulacro dell’Addolorata dalle 5.30 alle 13.45 del Venerdì Santo. Si accederà in maniera contingentata. «I confratelli che presteranno servizio in abito di rito - precisa il commissario arcivescovile Roberti - e i collaboratori addetti alla Chiesa e all’Oratorio si atterranno rigorosamente al protocollo anti-Covid. È un momento di grande prova per tutti ma il Signore e la Vergine Santa ci sono accanto».

Per quanto riguarda la Chiesa del Carmine di Taranto, Venerdì Santo (dalle ore 17 alle ore 21) e la mattina di Sabato Santo (dalle ore 5.30 alle 12), i confratelli in abito di rito si alterneranno, secondo turni stabiliti, attorno alle statue di Gesù morto e dell’Addolorata. Alle 17, al suono della troccola, verrà aperto il portone della Chiesa del Carmine per la venerazione dei due simulacri. Il priore Papalia ha precisato che la Parrocchia, dopo la visita e la preghiera dell’arcivescovo Santoro, rimarrà aperta, «per la visita e la preghiera dei fedeli che lo desidereranno». Papalia fa rilevare che «se ognuno infatti potrà adorare Gesù Eucaristia nella propria Parrocchia, la venerazione di quelle Effigi può avvenire solo nella Chiesa del Carmine e non vogliamo privare chi lo desidera di questa possibilità». Il priore rivolge infine un pensiero ai confratelli e alle consorelle «per quello che ognuno sta vivendo nella tristezza del nostro cuore oppresso dall’impossibilità di poter portare i nostri Simboli e le nostre Sacre immagini tra il popolo della nostra bella città di cui tanto avrebbe bisogno». 

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