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Com’è dolce ascoltare il suono della voce e amarlo ancora di più

 
Erica Mou

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Erica Mou

Com’è dolce ascoltare il suono della  voce e amarlo ancora di più

Ho infranto il divieto del dottore una sola volta per dire a me stessa «che bella giornata», ascoltandomi incredula. Una frase inutile ma era così necessaria

Domenica 16 Aprile 2023, 15:06

Per un mese non ho parlato. Mai. Nessun buongiorno, buonasera, nessun pronto? nella cornetta, nessun piacere stringendo una mano. Niente. Me l’ha prescritto il dottore, riposo assoluto se volevamo provare ad evitare la chirurgia.

All’inizio ho pianto tanto, il pianto non si blocca neppure davanti a un parere medico. Il fatto è che io mi sono sempre definita attraverso la voce, ho iniziato a parlare prima di camminare, a studiare canto prima della prima elementare, la mia voce mi rende ciò che sono, senza di lei io non esisto. Poi però i giorni nel silenzio passavano normali. Comunicavo. Bastavano gli occhi, una risata (che è una vibrazione delle corde vocali inarrestabile come il pianto), un abbraccio, le braccia conserte di rabbia, le mani giunte a dire grazie. In quel mese ascoltavo tutto il tempo le storie degli altri, la pioggia, il cane, le canzoni alla radio mordendomi le labbra perché avrei voluto cantare a squarciagola solo che pensavo a quanto è inutile farneticare, le mie amiche che mai come in quel momento sentivano il bisogno di confidarsi con me perché mai come in quel mese capivo, c’ero. Le persone attorno a me continuavano a volermi bene, potevo fare a meno della voce.

È stata questa consapevolezza a spingermi ad amarla ancora di più, in seguito. Perché si ama davvero ciò che non serve ma che proprio per questo è necessario, indispensabile. Che bellezza che è la voce quando vola leggera e prende la forma dello spazio in cui vibra, allungandosi nelle chiese, arrotondandosi nei teatri, accarezzando in una ninna nanna, spiegandosi verso l’altro. Spiegare la voce, un volo senza pedanteria. La voce non mente mai. Mentono le parole ma la voce no, la voce è l’impronta digitale dell’animo, tiene dentro tutte le preoccupazioni, la gioia, la storia, lo slancio futuro, le sigarette, il vino, le notti insonni, tutto.

La voce cresce e cambia con noi eppure resta sempre unica, memoria delle orme che compongono il nostro percorso.
Che hai? Niente. E in quel niente, a seconda della voce, ci sta dentro tutto. Il mio mese di silenzio mi ha fatta sentire connessa alla vita, mia e degli altri, proiettandomi verso il momento in cui ci saremmo ritrovate, io e lei, ciò che più amo, la mia fondamentale, come si dice nella musica. L’ho infranto una sola volta, il divieto del dottore, per tre parole. Ero sola, era Ottobre, il sole caldo senza bruciare, il mare una tavola, la spiaggia deserta, «che bella giornata», l’ho detto a me stessa ascoltandomi incredula: che bella giornata. Una frase inutile ma così necessaria.

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